Nuovi scenari nella gestione dell’epatite C: workshop a Padova

Si è tenuto oggi presso l’Azienda Ospedaliera di Padova, un workshop dedicato all’epatite C con focus sulla Regione Veneto, che ha riunito un parterre di esperti.  Luciano Flor, Direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, ha spiegato che l’innovazione impone al sistema una riflessione: è vero che le novità sono sempre dietro l’angolo, ma come affronteremo tutto questo con i fondi che si hanno a disposizione? “Il tema della sostenibilità è quindi uno dei temi su cui è importante confrontarsi, individuando però ciò che è realmente efficace. Oggi bisogna pensare a un miglior utilizzo delle risorse”- ha concluso.

Andrea Mariano, dirigente medico UOC Malattie Infettive ad Elevata Intensità di Cura e Altamente Contagiose, Istituto Nazionale Malattie Infettive IRCCS “L. Spallanzani” di Roma,  ha definito l’epatite C un problema di sanità pubblica mondiale con grosso impatto. L’incidenza nel mondo è di circa 3-4 milioni di infezioni l’anno, con decessi che variano tra i 500 e i 700 mila all’anno. L’80% dell’HCV mondiale si concentra in 30 paesi dove l’Italia si classifica al 19° posto. Nel nostro paese, sono circa 1.500 le infezioni nuove l’anno dove il Sud è più colpito del Nord.

Claudio Zanon, direttore scientifico Motore Sanità,  è partito da una considerazione di Ivan Gardini, presidente EpaC Onlus, in un’intervista di due settimane fa nel quale si faceva riferimento al costo reale per trattamento con Sofosbuvir che è di 15.000 euro. Sofosbuvir è il primo farmaco che guarisce più del 90% dei pazienti. Recentemente si sono trattati 700 pazienti a settimana, mentre in febbraio/marzo se ne trattavano 900. Quindi è un problema di capacity o delle Regioni, istituzioni che non hanno saputo organizzarsi? A differenza di altre patologie croniche, sull’epatite C si è trovata una cura definitiva.

Saverio Mennini ha stimato che, a partire dal 2018, ci sarà un risparmio di circa 12.000 euro di costi diretti per ogni paziente curato con epatite C e altri 4.000 euro di costi indiretti. Regione Veneto ha impostato una filiera applicativa di controllo di Sofosbuvir con la valutazione della terapia tramite HTA, la programmazione e il monitoraggio dei casi. Quest’ultimo avviene utilizzando il cruscotto AIFA coadiuvato da un osservatorio regionale.

Alfredo Alberti, epatologo Azienda Ospedaliero Universitaria di Padova, ha spiegato che negli ultimi due anni la terapia della epatite C, che rappresenta la principale causa di cirrosi, di tumore del fegato e di trapianto epatico in Italia e nel Veneto, è stata rivoluzionata dalla introduzione dei nuovi antivirali orali, di altissima efficacia e tollerabilità. “In Veneto, da gennaio 2015 ad oggi, sono stati trattati con questi farmaci oltre 3.500 pazienti con malattia avanzata , in vari casi già scompensata, ottenendo l’eradicazione definitiva del virus in oltre il 90%, con importanti benefici clinici, come anche documentato da una piattaforma Regionale: la piattaforma Navigatore, che registra tutti i trattamenti nella rete dei Centri Clinici del Veneto. L’obiettivo è ora quello di estendere le cure anche a pazienti meno gravi, che sono in attesa di queste terapie innovative, in un programma che preveda il riconoscimento precoce della malattia e allarghi progressivamente il diritto di accesso per un numero di pazienti che in Veneto è stimato essere di almeno 10.000 per i casi già diagnosticati e verosimilmente altrettanti da identificare. Questi nuovi scenari prevedono un coinvolgimento attivo e una task force con MMG, clinici e altri attori del sistema. Per avere una prospettiva temporale, si prevedrà che: il trattamento dei casi già registrati a dicembre 2016 di 3.000-4.000 pazienti nel 2017, un censimento sistematico dell’infezione da HCV nei gruppi e nelle aggregazioni a rischio dal 2017 al 2020, il trattamento dei nuovi casi identificati e registrati (3000-4000 all’anno) dal 2018 al 2022 per un’efficace eliminazione del virus di HCV dalla popolazione per il 2023” – ha concluso Alberti.

Silvia Adami, Unità Organizzativa Farmaceutico Protesica Dispositivi Medici Regione del Veneto, ha dichiarato che in linea con quanto previsto dal Piano socio-sanitario delle Regione Veneto, “i centri della regione autorizzati alla prescrizione dei farmaci per l’epatite C sono stati organizzati a rete secondo Hub & Spoke. I centri Hub cui compete la prescrizione, la distribuzione e il monitoraggio della terapia con i DAAs e i centri Spoke che interagiscono con il centro Hub della propria area riferendo a questo i casi eleggibili alla terapia con i DAAs”. Questa rete consente da un lato la massima facilità di accesso ai servizi da parte dei cittadini e dall’altro la prevenzione e l’attento monitoraggio di gravi complicazioni derivanti dall’utilizzo dei nuovi farmaci. Attivare la rete di collegamento con i centri spoke e i MMG per attivare un percorso che consenta di intercettare i pazienti che necessitano di cure.

 Alfio Capizzi, Coordinatore Nucleo Regionale di Controllo Regione Veneto, ha spiegato che la spesa sanitaria pro capite rispetto al PIL è del 25%. Nonostante il nostro sia un sistema sobrio a livello finanziario, l’Italia si presenta come un sistema soggetto a razionamenti. La composizione della spesa è stata sostenuta dalla farmaceutica per circa il 50%. È necessario ripensare agli strumenti sia per la domanda che per l’offerta misurando l’appropriatezza organizzativa valutando la domanda, l’efficienza, l’appropriatezza chirurgica e medica e la qualità clinica per cercare di misurare la reale spesa sostenuta.

Mauro Bonin, direttore Sezione Programmazione Risorse Finanziarie SSR, Regione Veneto,  ha parlato nel suo intervento di innovazione tecnologica: l’introduzione dei farmaci innovativi per l’epatite C in Veneto vale 80 milioni di euro. “Dove possiamo intervenire? – si interroga Bonin – focalizzandoci sull’obiettivo dell’equilibrio dei conti, sulla parità finanziaria, e sulla prospettiva di medio periodo”. La riforma sanitaria veneta, con l’implementazione dell’azienda “zero”, riparte dai bisogni dei cittadini per ridefinire il sistema di programmazione” – ha concluso il Direttore.

 Massimiliano Conforti, vice presidente EpaC Onlus,  ha spiegato la lunga ricerca sul numero di pazienti diagnosticati ed eleggibili a un trattamento antivirale, basandoci sulle esenzioni 016 per patologie epatite C cronica ed altri calcoli basati su sondaggi e bibliografia corrente. Ne risulta un quadro ridimensionato ad una popolazione di 160 mila pazienti, che rappresentano il 72%, che non significa tutti, ma solo quelli che attualmente sono eleggibili a un trattamento con i nuovi farmaci. Esistono quindi tutti i presupposti per eliminare completamente i criteri di accesso e sostituirli con linee guida basate sull’urgenza clinica e sociale. Con un piano di eradicazione ben definito, nell’arco di 4 anni, si potrebbe curare l’80% dei pazienti noti.

Chiara Gallocchio 
ufficio stampa di Motore Sanità

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