Mattarella (come Napolitano) dice che tra 8 mesi lascerà il Quirinale, ma forse (come Napolitano) dovrà farsi rieleggere per consentire a Draghi di succedergli un anno dopo

«Quando mi hanno eletto al Quirinale mi sono preoccupato perché sapevo quanto era impegnativo il compito. Ma due cose mi hanno aiutato: ho ottimi collaboratori, ma soprattutto il fatto che in Italia, in base alla Costituzione, non c’è un solo organo che decide ma le decisioni sono distribuite tra tanti organi. Il presidente della Repubblica deve conoscere tutti, seguire tutti per poter intervenire con suggerimenti. Ma tra otto mesi il mio mandato di presidente termina. Io sono vecchio: tra qualche mese potrò riposarmi», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando con degli alunni di una scuola primaria di Roma.

Da questo discorso, fatto da Mattarella ai ragazzi di quella scuola, immediatamente i commentatori politici hanno tratto le possibili conseguenze sul futuro politico dell’Italia, perché se davvero mantenesse fermo questo proposito, potrebbe accadere tra 8 mesi che il parlamento debba procedere alla elezione del successore. E se davvero la scelta del parlamento dovesse cadere su Mario Draghi, il governo da lui presieduto decadrebbe un anno prima della scadenza della legislatura e si dovrebbe quindi andare ad elezioni politiche anticipate: questo  piacerebbe a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che i sondaggi danno in vantaggio su un eventuale schieramento di centrosinistra, ma significherebbe eleggere un nuovo parlamento senza che si attui la riforma  che taglia il numero dei deputati e dei senatori rispetto a quello in carica.

Siccome, però, il governo in carica Mattarella lo ha voluto e di fatto lo ha imposto, è difficile che ora lo faccia cadere. Ecco perché molti osservatori politici già ipotizzano che si comporterà come fece Napolitano (il quale, pur avendo annunciato il ritiro allo scadere del settennato, accettò la rielezione al Quirinale per poi dimettersi) in modo da consentire a Draghi di continuare a guidare il governo fino alla scadenza della legislatura, cioè il 1923, per poi farsi eleggere presidente della Repubblica.

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