Maria Elena Boschi interrogata per 2 ore a Palazzo Chigi dai magistrati di Potenza sull’emendamento petrolifero “ad fidanzatum”

Boschi e Guididi ROMANO LUSI – I magistrati della Procura di Potenza hanno interrogato per circa due ore, in qualità di persona informata sui fatti, il ministro per le riforme Maria Elena Boschi (nella foto a lato mentre abbraccia la Guidi) sul ruolo avuto nell’inserimento nella Legge di stabilità dell’emendamento che mette a disposizione delle società petrolifere strutture per il trasporto dalla in Puglia del grezzo estratto in Basilicata. Il procuratore Luigi Gay non ha voluto commentare le parole del premier Renzi, che – riprendendo una considerazione del sindaco di Napoli, l’ex pm De Magistris – ha affermato che le inchieste della Procura potentina non arrivano mai a sentenza. Invece ha ribadito, rispondendo alle domande dei giornalisti sul motivo della trasferta romana per interrogare la Boschi – che “era necessario farlo”.

Non è stata invece ancora calendarizzata l’audizione della ministra dimissionaria dello Sviluppo Econonico Federica Guidi, che dell’inserimento di quell’emendamento nella Legge di stabilità informò in una telefonata il suo compagno Giancarlo Gemelli, che lo aveva sollecitato e se ne era poi vantato con i dirigenti della Total ottenendone vantaggi.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse Roma 27-05-2015 Politica Firma del Protocollo d'intesa sullo stabilimento di Sant'Agata Bolognese tra Audi e Lamborghini. Nella foto Matteo Renzi, Federica Guidi Photo Fabio Cimaglia / LaPresse Rome 27-05-2015 Politic Signing of the Memorandum of Understanding on the establishment of Sant'Agata Bolognese between Audi and Lamborghini In the photo Matteo Renzi, Federica Guidi
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Intervenendo alla riunione della Direzione del Pd, il segretario (e presidente del Consiglio) Matteo Renzi ha ripetuto, sulla vicenda, ciò che ha detto ieri a Lucia Annunziata nella trasmissione “In mezz’ora” su Rai3 e cioè che sull’impianto di Tempa Rossa “il governo ha fatto attività di sblocco di un’opera privata che era stata individuata nel 1989” e ha insistito che la magistratura ha il dovere non solo di indagare il più velocemente possibile ma di arrivare a sentenza”. Non ha nemmeno perso l’occasione per sbeffeggiare i giudici lucani affermando che “ci sono indagini della magistratura a Potenza con la cadenza delle Olimpiadi”, ogni quattro anni, “e non si è mai arrivati a sentenza”, concludendo che “un Paese civile è un Paese che va a sentenza”.

Ironia anche sugli avversari politici: “E’ uno spasso vedere la Santa Alleanza di chi non la pensa come noi: Berlusconi, Salvini e Di Maio che pensano a mozioni insieme, se le scrivono, le votano e perdono”. Poi una mancia di consolazione alla sinistra del suo partito definendo “una scelta di serietà e rigore quella di  rifiutare la richiesta del M5S di presentare insieme la mozione di sfiducia al governo sul caso Tempa Rossa”.

Dall’opposizione sulla vicenda petrolifera è arrivata una sfida per bocca di Alessandro Di Battista del M5s, che sul blog di Beppe Grillo attacca il ministro Maria Elena Boschi e la sfida in tv con queste parole:Il padre vicepresidente di Banca Etruria. Il fratello appena laureato immediatamente assunto dalla Cmc (un colosso tra le cooperative rosse). Lei che firma leggi che sbloccano pozzi petroliferi per una multinazionale francese la quale poi affida alcuni lavori al fidanzato della sua collega ministro. Sempre lei che fa la riforma costituzionale con Verdini, uomo di Berlusconi, condannato per corruzione, sotto processo per bancarotta fraudolenta (stesso reato contestato al babbo) e vicino agli ambienti della massoneria toscana. La Boschi e i poteri forti #BoschiFacceRide. Succede tutto questo, ma Maria Etruria Boschi dice che attaccano il governo perché loro sono contro i poteri forti. Altissima comicità da parte del ministro. Io ho chiesto alla Boschi un confronto Tv. Magari a Ballarò domani sera. Vediamo se avrà il coraggio di dire queste scemenze in diretta davanti agli italiani”.

EX VERTICI DI TOTAL CONDANNATI A POTENZA – Intanto al termine di una camera di consiglio durata circa quattro ore, il Tribunale di Potenza ha condannato a pena comprese fra due e sette anni di reclusione gli ex vertici della Total e alcuni imprenditori e amministratori. La vicenda si riferisce ai lavori per la costruzione del Centro Oli di “Tempa rossa”, fra Corleto Perticara (Potenza) e Gorgoglione (Matera). L’inchiesta, coordinata dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock, risale al 2008.

L’indagine della Procura di Potenza sul Centro Oli di Viggiano fa indignare l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi che, a margine di una presentazione in Borsa a Milano, se la prende con “chi dice senza sapere quello che facciamo, che siamo degli avvelenatori”. “E’ la cosa che mi fa indignare di più – afferma alzando il tono di voce – perché non avveleniamo nessuno, lo fa invece chi racconta cose senza capire e approfondire, avvelenando il sistema industriale e l’ambiente sociale”.

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