L’addio a Veronesi con le musiche eseguite dal figlio Alberto

Veronesi UmbertoL’addio a Umberto Veronesi, spentosi nella notte tra martedì e mercoledì, si è concluso con la cerimonia laica svoltasi a Palazzo Marino.  Il feretro dell’oncologo ha lanciato la sarde del Comune di Milano tra gli applausi delle centinaia di persone che nella piazza e nel cortile del palazzo hanno assistito alla cerimonia, anche dai maxischermi. La cerimonia era iniziata sulle note dei brani ‘Il chiaro di luna’ di Beethoven e ‘Tu che di gel sei cinta’ dalla Turandot, eseguiti dal figlio di Veronesi, Alberto, musicista e direttore d’orchestra. Attorno al feretro, i figli, i nipoti e la moglie dell’oncologo, Sultana Razon.

Funerali VeronesiIl sindaco Giuseppe Sala ha aperto la cerimonia con un discorso segnato dalla commozione fino alle lacrime, ricordando la sua esperienza come paziente di Veronesi. “È stato il mio medico, mi ha aiutato a guarire – ha spiegato – e mi ha lasciato un insegnamento. Quello che la malattia farà sempre parte della tua vita ma non la devi considerare come altro da te, anzi devi pensare che noi e le nostre malattie siamo la stessa cosa. Ma che ci si cura sempre“. “Grazie per tutte le volte che hai compreso”, ha concluso il sindaco.

Anche i ministri Maria Elena Boschi e Maurizio Martina hanno partecipato ai funerali, oltre a al vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, agli ex sindaci di Milano Carlo Tognoli e Gabriele Albertini, all’ex sindaco di Torino Piero Fassino. Tra i rappresentanti delle imprese Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef.

“In Italia ci sono ormai molti medici e professori che hanno imparato il tuo metodo, che non guardano più solo l’organo malato ma la persona, con i suoi sogni, le sue debolezze e suoi punti di forza. Questo metodo, che si sta espandendo, è la tua eredità – ha detto Emma Bonino, che è stata sua paziente – Tu hai già vinto. La medicina e la scienza in questo Paese stanno cambiando troppo lentamente per i tuoi e per i miei gusti. Però sta cambiando. E questo anche grazie al metodo introdotto da te,  di un equilibrio straordinario, che ti sostiene, ti capisce, che non ti fa sentire un malato e quindi un reietto”.

Alla camera ardente ieri sono arrivati anche personaggi del mondo dello spettacolo e rappresentanti delle istituzioni, come il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni o Rita Pavone che è stata anche lei paziente dell’oncologo e lo ha ricordato così: “A qualunque ora lo chiamassi lui c’era sempre, c’era sempre per tutti. Era una persona di una tale cortesia e disponibilità, per me ha fatto molto, ma preferisco tenerlo per me”. Infine la grande ballerina Carla Fracci, arrivata alla camera ardente insieme al marito: “Veronesi ha creato e lascia molto – ha spiegato – ha aiutato l’umanità. È stato così vicino a tutti e sempre sorridente. Questa è la cosa straordinaria di quest’uomo, la sua intelligenza, il suo genio. È una grande perdita”.

 Ieri il figlio Alberto, ricordando le ultime ore di vita del padre, aveva detto:  “In fondo lui che ha sempre predicato l’eutanasia, cioè il diritto di non soffrire, in qualche modo non ha voluto essere curato alla fine. Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n’è andato in maniera naturale. Nessuno pensava che ci sarebbe stato un decorso così rapido, pensavamo addirittura di festeggiare i suoi 91 anni il 28 novembre. Invece, adesso, ricordiamo l’ultimo compleanno in cui ha raccontato tutta la sua vita”.   “Si è schierato per la liberalizzazione della droga e per tutte le battaglie, dall’eutanasia alla fecondazione eterologa, oltre alle unioni civili, il divorzio e l’aborto – ha spiegato ancora il musicista – Ultimamente anche per il referendum costituzionale. Quello che vediamo fuori di qui è l’affetto enorme di tante persone che sono state salvate da papà. Spesso ce lo dimentichiamo perché era un grande uomo di cultura, di scienza e di idee, ma è stato un grande oncologo. Penso che siano oltre 50 mila le persone che ha salvato, quindi c’è una riconoscenza profonda delle persone. Noi siamo affranti perché manca una persona che dava forza, che dava coraggio”.

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