La “ri-scossa dei terremotati” del Centro Italia per chiedere: “Basta promesse, ora i fatti!”

“La ri-scossa dei terremotati”: con questo slogan si sono svolte in contemporanea a Roma e in 10 località  colpite dal sisma le manifestazioni dei terremotati del centro Italia indette per chiedere che alle promesse che vennero fatte dal governo subito dopo il sisma seguano i fatti. Bloccata dai manifestanti la statale Salaria a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, dove si sono radunate diverse centinaia di  persone: oltre ai terremotati del luogo e di Acquasanta Terme c’erano delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo. “Rispettate il nostro dolore e le vostre promesse”, “Non molliamo”, “Arquata vive”, “Arquata non muore”: queste alcune delle scritte su striscioni e cartelli. I manifestanti hanno portato un trattore, ma qualcuno ha collocato lungo la strada anche un tavolo con delle sedie. Sul luogo polizia, carabinieri e polizia municipale. Un gruppo di terremotati ha manifestato a Torrita, una delle frazioni di Amatrice colpite dal sisma della scorsa estate. E’ di qui il gruppo che ha bloccato la Salaria all’altezza dell’abitato.

Foto di Gabriele Santoro per l’Ansa

“Oggi confermo, e si vedrà con l’approvazione del Def (Documento di economia e finanza), che l’impegno per il terremoto è una priorità assoluta e l’affronteremo con l’impegno e le risorse necessarie”, ha detto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

“Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l’Italia: basta parole, vogliamo dei fatti”. E’ il messaggio lanciato nel corso di un presidio davanti a Montecitorio da alcuni comitati delle zone terremotate del centro Italia, tra cui ‘Quelli che il terremoto’ e ‘La terra trema noi no‘. Arrivati con fischietti e striscioni dalle 4 regioni colpite in rappresentanza di 131 comuni, i portavoce del presidio lamentano scarsa concretezza nella macchina della ricostruzione: “Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c’è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi – spiegano – manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l’anno nel decreto non c’è. Siamo stanchi di parole: se non otterremo risultati concreti bloccheremo il Paese”.

La manifestazione (dal titolo ‘La ri-scossa dei terremotati’), riferiscono i portavoce, si è svolta in contemporanea in 10 Comuni del cratere: “Tutta Italia è solidale con noi, vogliamo un cronoprogramma ufficiale – dicono ancora al microfono – Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi”. Tra le felpe di Amatrice e Accumoli e le magliette ‘Daje Marche’, si vedono striscioni contro la rivista Charlie Hebdo (che pubblicò una discussa vignetta sul terremoto), o ‘Abbandonati da 37 mesi senza casa, lavoro e soldi‘. In piazza anche dei figuranti in abiti dell’antica Roma: “Noi – si legge nel loro cartello – abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?”. Alle 12  i manifestanti si sono spostati verso il Senato, mentre negli altri Comuni che hanno aderito alla mobilitazione sono stati organizzati degli attraversamenti stradali.

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