La cerimonia in chiesa per Dj Fabo. L’avvocato di Englaro: «Cappato non perseguibile»

«”Mi bastate tu e la mamma” mi dicevi sempre, ma non era vero e ci soffrivi. Ne soffrivi tanto ma in quella sofferenza hai trovato la forza di tornare libero, il Fabo che eri prima». Così la fidanzata di dj Fabo, Valeria Imbrogna, lo ha ricordato nel corso del momento di preghiera a lui dedicato nella chiesta di Sant’Ildefonso a Milano, la parrocchia della zona dove è cresciuto. Valeria, che gli è stata vicino anche nella disabilità, ha ricordato come Fabo soffriva perché alcuni amici si erano allontanati dopo l’incidente che lo aveva reso cieco e tetraplegico. «Abbiamo parlato tanto e più volte, mi hai detto di leggere queste parole e di spiegare a tutti l’amicizia – ha aggiunto -, quella vera che nasce da un sentimento profondo, un accordo di sentimenti che non provoca contrasti. Di spiegare quella scelta di odio e amore verso le persone che ci sono state e sono state ma poi si sono allontanate. Alla fine mi hai chiesto di mettere una canzone. Di sorridere e brindare e di non essere triste “perché io sono libero di ballare. Invece io ti dico, anche se ti arrabbierai, ciao cucciolo di cane”».

«L’idea al centro di questa serata è quella che Dio sta vicino alla nostra vita e ci accompagna anche nelle nostre sofferenze e ci dà la forza di camminare», ha detto il parroco della chiesa di Sant’Ildefonso, don Antonio Suighi, parlando con i giornalisti della preghiera che si svolge in ricordo di dj Fabo, diventato cieco e tetraplegico a 40 anni in seguito a un incidente stradale e che ha scelto di morire in Svizzera, in una clinica dove si pratica il suicidio assistito. “Quello di oggi può essere anche un momento per riscoprire la nostra esistenza – ha aggiunto – chi siamo e dove vogliamo andare”.

«Questa volta la Chiesa fa espressamente un atto pubblico di accoglienza, anche di consolazione. A quei tempi lo ha fatto silenziosamente, privatamente», ha commentato Mina Welby, moglie di Piergiorgio, arrivando alla parrocchia San Ildefonso quando la  chiesa si è già riempita di amici, parenti e cittadini per ricordare dj Fabo che la settimana scorsa ha scelto di porre termine alla sua vita volontariamente in Svizzera. Molti i cronisti e le telecamere. «Siamo qui questa sera per pregare insieme un momento di preghiera chiesto dalla madre e dalla sorella»,  ha detto il parroco Don Antonio Suighi ai giornalisti prima di entrare in chiesa. Il parroco ha poi spiegato che durante il momento di preghiera avrebbe letto alcuni passi del vangelo, tra cui la cena di Emmaus.

L’arrivo di Marco Cappato e della madre di Fabiano Antoniani al momento di preghiera dedicato alla memoria di DJ Fabo (Foto Ansa di Flavio Lo Scalzo) 

 L’avvocato Giuseppe Campeis, legale della famiglia Englaro, commentando la vicenda di Fabiano Antoniani a LexFest, il festival nazionale della giustizia e degli operatori del diritto e dell’informazione in corso a Cividale del Friuli fino al 12 marzo, ha detto: «Sono convinto che l’indagine nei confronti di Marco Cappato per la morte di Dj Fabo verrà archiviata dai magistrati con tre righe. Il nostro ordinamento, infatti, prevede due reati: l’istigazione al suicidio e il concorso in omicidio. Ma in questo caso, Cappato non ha contribuito né a formare la volontà di Dj Fabo né a determinare materialmente la sua morte. Quindi non c’è alcun reato. Oltretutto l’attività di Cappato è stata svolta non in Italia, ma all’estero, e quindi lui dovrebbe rispondere alla legge svizzera, che non prevede reati in questa fattispecie».

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