ITALIA-GERMANIA, THE DAY AFTER/ Applausi a Conte e ai suoi ragazzi per il brillante Europeo, ma, contro la Germania si poteva fare di più e meglio

azzurridi RAFFAELE CICCARELLI*/

Torna a casa la Nazionale italiana, eliminata, per la prima volta in un torneo ufficiale, dalla Germania, con la magra soddisfazione di essere riusciti a giocare alla pari con i campioni del mondo, e sostanzialmente di non aver perso “sul campo”, ma di essere usciti solo ai rigori. La qual cosa accresce il rammarico, naturalmente, e certifica una volta di più di come siamo refrattari a questo tipo di soluzione, anche se negli ultimi tempi sembravamo essere riusciti a superare questo tabù. Esce una nazionale trasformata, partita sotto gli auspici più cupi, che ha saputo trasfigurarsi non in Cenerentola, ma in un gruppo compatto, motivato, squadra vera, soprattutto evoluta, forse la più evoluta dal punto di vista tattico, inteso non tanto come qualità di gioco quanto come capacità di lettura e preparazione della partita. Qui, è chiaro, un plauso va al lavoro di Antonio Conte, nonostante tutte le limitazioni e restrizioni cui è sottoposto il lavoro del CT, almeno fin quando il sistema calcistico italiano sarà questo.

La Nazionle di Antonio Conte. Conte ha saputo plasmare un gruppo compatto e motivato, che in campo è andato con poche idee di gioco ma tutte ben definite e ottimamente applicate, affrontando a viso aperto e senza remore qualsiasi avversario, adattandosi ad esso e colpendolo al momento giusto. Si è basato sul blocco difensivo della Juventus, più Emanuele Giaccherini, Daniele De Rossi e Antonio Candreva, le loro conoscenze hanno permesso di fare squadra là dove non era stato possibile farlo con un ritiro più lungo, cosa che può spiegare qualche scelta in sede di convocazione apparsa discutibile. Dopo il CT, poi, c’è stata l’abnegazione di tutto il gruppo, sceso in campo sempre determinato e attento a seguire le direttive che, come detto, non erano poi tante: difesa compatta, lancio lungo per l’attaccante centrale, inserimento degli interni o esterni, cambi di gioco. Tutto qui, nessuna alchimia né possibilità di sfruttare un tasso qualitativo che, con questo gruppo, non poteva essere maggiore.

Appunti critici. Tessuti gli elogi, giusti e doverosi, a quanto fatto dagli Azzurri a questo Europeo, non possiamo esimerci, però, dall’analizzare quello che, a nostro avviso, poteva essere gestito in maniera diversa.  Gli infortuni di Claudio Marchisio e Marco Verratti hanno fatto venire meno buona parte della qualità che il CT si auspicava a centrocampo, opinabile la sua scelta, a quel punto, di rinunciare totalmente a quel tipo di giocatore puntando esclusivamente sulla quantità. Fermo restando De Rossi, piuttosto che Thiago Motta poteva andare tranquillamente Andea Pirlo o, in subordine, quel Jorginho che bene ha fatto in campionato tra le fila del Napoli. La scelta di affidarsi al solo Leonardo Bonucci come regista difensivo, saltando nel gioco completamente la parte nevralgica del campo è apparsa limitante per il gioco azzurro che, da quel punto di vista, ha mostrato scarse alternative.

Qualche rimpianto di troppo. Questo in linea generale, ma non ci è piaciuta molto nemmeno la gestione della partita con la Germania, contro la quale, forse, si poteva osare qualcosa in più, almeno da un certo punto in poi del match. I tedeschi avevano evidentemente timore degli azzurri, tanto che Joachim Low ha commesso l’errore di snaturare  il suo modulo tattico e venire a giocare sulle nostre posizioni. Non abbiamo mai insistito, però, con i duelli lì dove potevamo vincerli, dalla parte di Joshua Kimmich, un po’ spaesato in posizione avanzata, e in quella di Bastian Schweinsteiger, apparso non al meglio della condizione e gettato in mischia a causa dell’infortunio di Sami Khedira. Da tutto questo è scaturita una gara ricca di tensioni ma povera di emozioni, con i soli sussulti della rete di Mario Gomez e del pareggio, su rigore, di Bonucci. Forse poteva entrare prima Lorenzo Insigne che, con la sua freschezza e rapidità, poteva mettere in difficoltà gli stanchi difensori tedeschi; anche Graziano Pellè poteva uscire per Ciro Immobile o Simone Zaza, discutibile l’ingresso di quest’ultimo solo per calciare il tiro di rigore, poi puntualmente sbagliato. Le precedenti elencate, comunque, rappresentano una serie di negatività che fanno accrescere il rimpianto per un’occasione perduta, ma non vogliono assolutamente togliere nulla a quanto Conte e i nostri ragazzi hanno mostrato durante la competizione, restituendoci una Nazionale che è squadra vera, pronta da seguire nel nuovo corso che va ad iniziare con il nuovo CT, Giampiero Ventura.

*Storico dello sport

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