ITALIA ALLA ROVESCIA/ Rimosso il direttore di Qs per il “cicciottelle” alle arciere azzurre: una decisione assurda chiesta da soloni di turno e social network

camillaccidi FABIO CAMILLACCI-

L’editore Andrea Riffeser Monti ha deciso di rimuovere “con effetto immediato” Giuseppe Tassi, direttore del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate che definiva “trio delle cicciottelle” le arciere azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, che hanno concluso la gara a squadre ai Giochi Olimpici di Rio ai piedi del podiol. E perchè questo provvedimento? Ma cosa ha fatto di male il direttore Tassi? Come ha già spiegato, scusandosi, il diretto interessato, con quel titolo “c’era soltanto l’intenzione di essere affettuosi, non offensivi”. D’altronde, “cicciotto”, “cicciottello”, “cicciottella”, “cicciottelle” non sono forse termini affettuosi che usiamo anche per i nostri figli o nipoti, per le nostre fidanzate o mogli un po’ in carne? E’ da sempre così. E poi basta consultare il dizionario italiano e si capisce che trattasi di un termine affettuoso rivolto in genere ai bambini o alle persone alle quali si vuole bene: “Cicciottello: che è un po’ grasso. Sinonimi sono: paffutello, rotondetto e grassoccio”. Tutto ciò secondo voi è offensivo? Mah! A questo punto allora non si può più dire nemmeno “secco”, “flaco” in spagnolo, “secco come un chiodo”; anche i magri rischiano di scendere sul piede di guerra.

Il problema cari signori è un altro. E’ che in Italia da un po’ di anni si è rivoltato il mondo e le forme corrette da utilizzare, quelle usate per anni, ci vengono imposte dall’alto, dai moralisti o presunti tali, da chi si sveglia la mattina e decide che è “sessista” chiamare “ministro” un ministro donna, o “assessore” o addirittura “sindaco”. No, bisogna usare termini come “la ministra”, “l’assessora”, “la sindaca” (termine quest’ultimo di una cacofonia orribile). Termini che in verità a me personalmente ricordano film anni ’70 con protagonisti Lando Buzzanca, Alvaro Vitali o Lino Banfi. Quindi sono più sessisti dei termini normali. E potremmo proseguire a lungo tirando in ballo i mestieri: oggi sono tutti “operatori”, guai a parlare di “spazzini” o “bidelli”. Oppure chi soffre di patologie gravi. Stravolgimenti che irritano persino i diretti interessati. Ad esempio, lo sapevate che i “sordi” odiano essere definiti “non udenti”? E che “diversamente abile” è un termine che i portatori di handicap detestano? Preferiscono “disabile”. Difficile spiegarlo ai tanti soloni di turno. Su tutti: il presidente della Federazione Italiana Tiro con l’Arco, Mario Scarzella, che ha scritto una lettera indignata all’ormai ex direttore del Resto del Carlino.  “Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostegno della stampa italiana per un’impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione” aveva scritto Scarzella. Ma mi faccia il piacere! Avrebbe risposto il grande Totò.

Un’altra scienziata della “grammatica paritaria” italiana sgrammaticata. Stiamo parlando di Roberta Mori, presidente della commissione per la parità e i diritti delle persone dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna nonché coordinatrice nazionale dei presidenti donne degli organismi di Parità regionali, che si è già attivata con gli Ordini dei Giornalisti nazionale e regionale e col Corecom Emilia-Romagna, per denunciare un fatto che a suo dire “è lesivo della dignità e del valore di queste straordinarie atlete, di tutte le donne che praticano sport, di tutte le donne che sulla stampa e sui media continuano ad essere rappresentate non in virtù del loro ruolo e dei loro meriti, ma per il loro aspetto fisico. Il sessismo colpisce ovunque, anche dove non te l’aspetti, quindi serve un’assunzione di responsabilità da parte dei media per estirpare del tutto le discriminazioni e le violenze di genere”. Poi sul direttore Tassi che anche grazie a quelle come lei ha perso il posto di lavoro, la Mori ha dichiarato: “La rimozione dall’incarico del responsabile del titolo è una decisione positiva non tanto perché sanziona il direttore responsabile, ma per il suo valore di precedente, educativo e deontologico”. Ma mi faccia il piacere! Sempre scomodando il grande “Principe della risata”.

Sposiamo in pieno quando detto e scritto dai vertici dell’Ordine dei giornalisti. “Mi costituisco, ho la pancia. Vietare di scrivere occhiali goffi, fisico da mannequin, tatuaggio da seduttore? Sfugge il senso del ridicolo”, ha cinguettato su Twitter il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino. “Prendo atto che ‘cicciottelle’ è una gravissima offesa, costata il posto di lavoro al direttore di QS. A coloro i quali chiedono la radiazione del collega, rivolgo un quesito: quali sanzioni applicare ai giornalisti che si rendono responsabili di gravi violazioni del codice deontologico? Tagliamo loro la mano destra?”. Questo quanto ha scritto su Facebook il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Paolo Pirovano. “Ora dai sacerdoti della verità – prosegue – dai censori dell’hashtag e dalle maestrine dal click facile (la penna rossa non è più politically correct) mi aspetto, per coerenza, una petizione alla ‘Giochi Preziosi’ per cambiare nome al bambolotto Cicciobello con cui dal 1962 hanno giocato, giocano, sono cresciute e crescono intere generazioni. È offensivo e anti educativo. Si accettano, come al solito- conclude Pirovano- suggerimenti”.

Un direttore cacciato anche per colpa dei social. Questo poi è l’aspetto più ridicolo dell’intera vicenda. I social media? Più che seguire ciò che viene scritto sui vari Facebook, Twitter e Instagram, andrebbero chiusi per colpa dei tanti fenomeni da tastiera pronti a massacrare tutto e tutti in modo becero, violento e volgare. Quindi è follia prendere una decisione del genere per le proteste sui social. A proposito, in chiusura di questo articolo sulle “cicciottelle” sapete che vi dico? Grasso è bello! Alla faccia del politically correct o presunto tale. Così è se vi pare.

 

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