Il rottamatore in fuori gioco

ORA di puntadi ENNIO SIMEONE/

Dal pomeriggio di domenica, sui canali tv, e dalla mattina di lunedì anche sui giornali, opinionisti, analisti e commentatori sono alle prese con le pagelle da assegnare ai protagonisti del proscenio europeo dopo il risultato del referendum greco, clamoroso soprattutto per la dimensione del distacco tra i No e i Sì alle imposizioni dell’Unione alla politica finanziaria del governo di Atene.

Le valutazioni sono ovviamente diverse, ma quasi tutte convengono – con l’eccezione dei suoi fedelissimi e degli estimatori interessati – sulla figura piuttosto meschina fatta dal capo del nostro governo, il pie’ veloce Matteo Renzi. Il quale, con le acrobazie che gli sono congeniali nel cercar di cogliere la palla al balzo per trarne profitto propagandistico, aveva, alla vigilia del voto greco, calcolato come opportuna la mossa di denigrare il ricorso di Tsipras al referendum popolare e di andare ad ossequiare la Cancelliera tedesca ottenendone in segno di gratitudine sperticati elogi alle “straordinarie riforme” (chissà quali!…) realizzate dal governo italiano in carica.

Il celebre rottamatore, insomma, aveva velocemente rottamato le sparate da galletto con cui si era presentato a Bruxelles e a Strasburgo (anche se le aveva messe in sonno durante il semestre di presidenza italiana) e che aveva di nuovo preannunciato in una recentissima seduta del parlamento italiano.

Ha sbagliato i tempi e si è fatto cogliere in fuori gioco. La Merkel e Hollande lo hanno spiazzato. E lo hanno lasciato a bordo campo.

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