Il coronavirus ha ucciso Luis Sepulveda. Il grande scrittore cileno aveva 70 anni

Luis Sepulveda con la moglie Carmen Yanez in un’immagine d’archivio del 2006. (foto Ansa di Luca Castellani)

Il coronavirus ha stroncato la vita di Luis Sepulveda. Il grande scrittore cileno aveva compiuto 70 anni a ottobre, un evento che era stato festeggiato a Milano per iniziativa della casa editrice Guanda, che ha pubblicato i suoi libri più celebri.  L’autore de ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore‘ (pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale) e di ‘Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare‘ (diventata un film d’animazione per la regia Enzo D’Alo’, che lo ha consacrato come scrittore per tutte le età) era ricoverato da alcune settimane ad Oviedo in Spagna dopo essere risultato positivo al contagio del virus.

Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017. Ha lottato contro l’aggressione del virus fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie, dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita.

Si spegne con lui la voce di uno scrittore che aveva scelto la letteratura per ”dar voce a chi non ha voce” e che  ci ha messo di fronte alle grandezze e alle miserie della storia del Novecento, l’uomo dalle formidabili passioni, l’autore che si sentiva “cittadino prima che scrittore”.

A marzo era atteso in Italia per parlare di ‘Coraggio‘ al festival dei piccoli e medi editori ‘Più libri più liberi‘, un evento che era stato cancellato per le limitazioni imposte dalla lotta alla pandemia.

 

 

 

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