GOVERNO E FIDUCIA. Ancora malcontento nel M5s per la soluzione Draghi voluta da Grillo. E il fondatore replica a modo suo

Il Movimento 5 Stelle si avvia al voto di fiducia al governo Draghi (in programma la prossima settimana) tormentato da dubbi e malcontento per lo sbocco in questo tipo di governo Draghi che ha avuto la crisi creata da Renzi e dalla sua pattuglia di parlamentari fuorusciti dal Pd. Dopo l’ex Alessandro Di Battista, si sono fatti sentire i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi (foto), che sarebbero orientati per il No al nuovo governo, soprattutto per come è stato formulato il quesito, posto sulla piattaforma Rousseau, puntato esclusivamente sul  “super-ministero alla Transizione ecologica” chiesto da Grillo e in realtà vagamente attribuito a Colao.  Ma il timore di alcuni “governisti” del M5s è che gli scontenti mirerebbero a “prendersi il Movimento”. Se la prendono in particolare con il capogruppo del M5s in Senato, Ettore Licheri.

Malcontento anche per l’attribuzione del ministero del Sud finito nelle mani della berlusconiana Mara Carfagna. Ma anche il fisico Roberto Cingolani, che, secondo i vertici del M5S, è stato voluto proprio da Beppe Grillo, finisce sotto accusa. Mora dice: “Non posso accettare di poter avere fiducia in un governo che mi sembra essere Jurassic Park, con il recupero di mostri che hanno popolato il passato. Il M5S deve tornare ad essere una forza a difesa dei valori per cui è nato. Altrimenti sfiorirà”. E Barbara Lezzi guida una sorta di class action di decine di attivisti per chiedere, in una mail inviata a Grillo, a Vito Crimi e al Comitato di Garanzia, che si voti di muovo su Rousseau per il sì o il no al governo Draghi.

Ma anche a Montecitorio il malumore è tangibile. Giuseppe D’Ambrosio, deputato alla seconda legislatura, annuncia di lasciare il Movimento: “Io non dimentico chi sono”, è il suo messaggio d’addio. Anche un esponente vicino a Roberto Fico come Giuseppe Brescia, non nasconde i suoi dubbi sul nuovo esecutivo. Senza contare i “dibattistiani” alla Camera, da Alvise Maniero a Pino Cabras, con un piede già fuori dal gruppo. I vertici, per ora, tengono il punto. E, soprattutto, tiene il punto Grillo. Il quale replica così: «13 febbraio 2021. Vi ricorderete questa data. Perché da oggi si deve scegliere. O di qua, o di là. Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099. Se il 2099 è un’astrazione, allora prova così. Metti lo smartphone in modalità aereo e vola con la fantasia. Chiudi gli occhi. Visualizza il tuo nipotino. Visualizzalo nonno. Coi capelli bianchi, la prostata così così. Commuoviti.  Se hai capito questo, è perché hai sentito. Perché per capire col cervello bisogna prima sentire col cuore. E’ di una transizione cerebrale di cui abbiamo bisogno. Ecco, se sei capace di commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del ’99 o una ragazza del ’99. Del 2099”. Ma se non riesci a spegnere lo smartphone, non riesci a volare, non riesci a commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del 1999”. Forse sei studente alla Bocconi. Puoi essere giovane negli anni. Ma potresti essere vecchio nei pensieri. I “ragazzi del 1999”, infatti, credono ancora che spostare avanti e indietro sempre più soldi crei più prosperità. Pensano che tutta la ricchezza creata e quella distrutta vadano sommate insieme. E chiamano questo Pil. E chiamano il Pil benessere. Se invece riesci a commuoverti per il futuro, allora sei un “ragazzo del 2099”. Allora credi che il benessere non voglia dire produrre di più, ma vivere meglio. Credi che le persone contino più delle cose, nel cielo vuoi più rondini e meno satelliti, nei parchi vuoi più lucciole e meno display».

Riuscirà Grillo a convincere i riluttanti?

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