Forniture di camici e mascherine alla Regione Lombardia: quei messaggi sospetti nei cellulari della moglie e del cognato del presidente Fontana

C’è “il diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda relativa alle mascherine e ai camici accompagnato dalla parimenti evidente volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti”. Lo si legge nella richiesta di consegna dei cellulari ai principali protagonisti del ‘caso camici’, firmata dalla Procura di Milano, e nella quale viene riportato anche un testo del 16 aprile in cui Andrea Dini, cognato del presidente della Lombardia, sua sorella, nonché moglie del presidente lombardo, Roberta Dini, in questo modo: “Ordine camici arrivato. Ho preferito non scriverlo ad Atti”. Lei risponde: “Giusto bene così”.

Per i pm di Milano ci sarebbe “la piena consapevolezza” di Andrea e Roberta Dini (appunto: rispettivamente cognato e moglie di Fontana), riguardo alla “situazione di conflitto di interessi” nel caso della fornitura di camici e altri dpi da parte di Dama. Lo si legge nella richiesta di consegna dei cellulari dei principali protagonisti della vicenda. Secondo i pm, Andrea e Roberta Dini avrebbero predisposto “strumentali donazioni di mascherine” per “precostituirsi una prova da utilizzare per replicare alle presumibili polemiche” sul conflitto di interessi sulla “commessa di camici”. In un messaggio tra Andrea Dini e un responsabile di Dama il primo scrive: “Dobbiamo donare molte più mascherine (…) se ci rompono per le forniture di camici, causa cognato, noi rispondiamo così”. (Ansa)

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