FOLLIA BELLICA/ Usa, Francia e Inghilterra bombardano la Siria. L’arroganza dei “gendarmi del mondo”

Un atto di autentica follia bellica è stato compiuto nella notte da Stati Uniti, Francia e Inghilterra in spregio di ogni regola del diritto internazionale. Trump, Macron e Theresa May si sono attribuiti il ruolo di “gendarmi”  del mondo come ai tempi della divisione in “blocchi” contrapposti.  Gendarmi a senso unico, attribuendosi – senza alcuna delega dell’ONU e persino senza neppure una informativa al Congresso americano per quanto riguarda Trump – il compiuto di colpire uno stato come la Siria con la motivazione (non dimostrata)  che abbia usato armi chimiche sul proprio territorio. I tre si sono sentiti autorizzati ad assegnarsi un ruolo che a loro non spetta e che gli altri paesi – come la Germania –  si sono giustamente rifiutati di assumersi.

Si sta ripetendo, insomma, ciò che nel più recente passato è accaduto in Iraq, in Afghanistan e in Libia con le conseguenze disastrose che stiano vivendo in questi anni.

Dunque, a una settimana dal presunto attacco chimico alla regione siriana di Duma che loro affermano essere stato ordinato e attuato dal governo di Damasco per ordine di Bashar Assad, oggi Trump, Macron e May hanno attuato la “rappresaglia“. Il presidente statunitense lo ha fatto in diretta tv in un drammatico discorso alla nazione, in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo. E, come raccontano alcuni testimoni, i primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio mentre il presidente americano stava ancora parlando, intorno alle 22 ora di Washington, le tre del mattino in Italia.

Per ora si è trattato di una ‘one night operation‘, un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo. I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso.

“Questo è un chiaro messaggio per Assad”, ha affermato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa e come sia stato compiuto… ogni sforzo per evitare vittime civili. Del resto, ha sottolineato ancora il numero uno del Pentagono, si è trattato di un attacco mirato che ha avuto come “obiettivo solo siti legati alla produzione o allo stoccaggio di armi chimiche”.

“Lo scorso anno il regime di Assad non ha compreso bene il messaggio”, ha aggiunto quindi Mattis, riferendosi al precedente attacco militare Usa in Siria dell’aprile 2017: “Così questa volta abbiamo colpito in maniera più dura insieme ai nostri alleati. E se Assad e i suoi generali assassini dovessero perpetrare un altro attacco con armi chimiche, dovranno rispondere ancora di più alle loro responsabilità”.

La prima risposta di Mosca, che è alleata di Damasco, è arrivata dopo l’annuncio della fine della prima ondata di raid e di bombardamenti: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze”, ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov. Taluni osservatori però sostengono, o meglio ipotizzano, che gli obiettivi da colpire siano stati segnalati  al governo russo, non fosse altro che per evitare incidenti e per non colpire personale o postazioni russe in Siria.

Invece la prima reazione di Damasco tende a sminuire i risultati dell’operazione degli Usa e dei suoi alleati: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Damasco, i danni sono limitati.

“Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno prove sull’attacco chimico in Siria e sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco deciso senza aspettare di prendere a conoscenza l’esito delle ispezioni dell’Opac”,  ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Bahram Ghasemi, citato da alcuni media americani.

Poche ore prima il ministero della Difesa russo aveva affermato di avere la prova di un coinvolgimento diretto della Gran Bretagna nell’organizzazione della “provocazione” del presunto attacco chimico nella Ghuta. E il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov aveva dichiarato: “Abbiamo dati inconfutabili” sul fatto che l’attacco chimico di Duma, in Siria, è stato organizzato. “I servizi speciali di un paese, che ora sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba, sono stati coinvolti in questa messa in scena”, ha aggiunto il reponsabile della diplomazia del Cremlino.

Prima che la incursione aerea sulla Siria avvenisse il presidente russo Vladimir Putin e Emmanuel Macron avevano avuto ieri una telefonata. Alla domanda se i due leader avessero discusso della situazione in Siria, Lavrov ha detto: “Sì, la conversazione ha toccato questo argomento”. Putin e Macron nel corso della telefonata avevano deciso di dare mandato ai rispettivi ministri della Difesa e degli Esteri di mantenere uno “stretto contatto” per una “de-escalation” della situazione in Siria e avevano espresso “soddisfazione” per l’arrivo degli esperti dell’Opac a Damasco. Ma poi questi esperti sono stati ignorati.  Putin aveva sottolineato che serve un’indagine “oggettiva” per evitare “accuse infondate” contro “chiunque”.

Ma Macron aveva insistito: “Abbiamo la prova che la settimana scorsa sono state utilizzate armi chimiche in Siria da parte del regime”. Tuttavia  Angela Merkel ha escluso una partecipazione tedesca ad un intervento militare in Siria. Stessa posizione è stata assunta dal capo del governo italiano ancora in carica, Paolo Gentiloni.

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