ENZO ARCURI/ Dal ristorante alla stazione ferroviaria: ecco come si rovina il turismo in Calabria

ARCURIdi ENZO ARCURI/

Ecco la Calabria che nel terzo millennio non vorresti più raccontare, la Calabria che non va, la Calabria che pensavi o immaginavi non esistesse più, insomma la Calabria incapace di migliorare, di essere al passo con i tempi, di crescere, di provare ad organizzare il proprio futuro. Questa Calabria che non vorresti più raccontare la incontri purtroppo ancora oggi quando meno te lo aspetti, ci sbatti il muso a dispetto di tutte le speranze e del castello dei buoni propositi, ti fai molto male ma non sai che cosa fare per modificarla, per farla crescere e progredire. La incontri, ti indigna, ne sei mortificato ma devi subirla.

Ti capita per esempio di andare con la tua famiglia al ristorante un sabato sera di questa caldissima estate calabrese, un ristorante-pizzeria di lungo corso, in una località di mare della costa tirrenica, a Fuscaldo Marina tanto per non fare nomi, ottima pizza e buona cucina, il servizio, nonostante la gran folla del sabato sera, è veloce e ben organizzato; ma, ecco la sorpresa, il problema sorge quando si tratta di pagare il conto, una somma scritta su un foglio di notes, non è quello che si deve fare. Ma tant’è, abbozzi e presenti la carta di credito, e no, non si può pagare né con carte di credito né con bancomat, si accetta solo denaro contante. Alla cassiera fai presente che una legge impone il pagamento virtuale, non più in contanti, la signora ammette candidamente che non hanno il Pos, sorride e chiede scusa.

C’è poco di cui scusarsi, non si può sperare di fare turismo, turismo di qualità, se non si cammina al passo con i tempi, se per esempio non si rispetta l’obbligo di pagare con moneta virtuale, è un fatto di civiltà che non risponde soltanto all’esigenza del fisco di combattere elusione ed evasione, ma che evita di muoversi, specialmente in vacanza, con le tasche piene di denaro contante con tutti i rischi che questo comporta. Insomma così si fa in tutto il mondo, così si fa ovunque, perché così non si deve fare in Calabria a Fuscaldo Marina, anche se purtroppo la legge che obbliga l’uso del Pos non ha previsto alcuna sanzion? Dovrebbe esserci qualcuno da una delle stanze che contano a fare almeno opera di persuasione presso ristoratori ed operatori turistici anche per evitare che capiti quello che a una signora non calabrese è capitato quella sera a Fuscaldo: aveva degli ospiti e per pagare il conto ha dovuto fare una colletta, una figuraccia. Non per la signora, naturalmente, ma per il buon nome della Calabria.

Così come per il buon nome della Calabria e soprattutto per le sue ambizioni di diventare regione di vacanze non è assolutamente tollerabile la condizione del trasporto ferroviario. In questo campo si può dire che si stava meglio quando si stava peggio. In Calabria l’alta velocità è una chimera e tale purtroppo resterà chissà per quanto tempo. In una recente conferenza stampa un giornalista aveva pensato di chiedere al presidente del consiglio i programmi per fare arrivare l’alta velocità a Reggio Calabria. Con l’abilità che lo contraddistingue Renzi ha bypassato la domanda, ha ignorato Reggio e la Calabria ed ha parlato della Napoli – Bari. Dunque l’alta velocità è destinata per ora a fermarsi a Salerno, quasi una condanna del Cristo che si è fermato ad Eboli, nella felice intuizione letteraria di Carlo Levi. Intanto però potrebbe migliorare il servizio ordinario, intensificando le frecce bianche e d’argento (che in pratica hanno sostituito gli Eurostar), migliorando le corse regionali (non è tollerabile che da Paola, per esempio, nei mesi estivi, dopo le 21, non ci siano treni regionali per il nord e per il sud della regione, in coincidenza peraltro con i treni a lunga percorrenza), predisponendo presidi temporanei durante l’estate nelle stazioni delle principali località di soggiorno che sono da tempo incustodite e dove centinaia di passeggeri sono abbandonati a se stessi, curando la manutenzione delle linee e del materiale rotabile per evitare gli ormai troppo frequenti guasti tecnici, croce e delizia in questi giorni dei passeggeri diretti o in partenza dalla Calabria.

Domenica scorsa, uno dei casi più recenti e purtroppo non l’ultimo: un intercity proveniente da Roma e diretto a Reggio carico di turisti, ha tranciato, nei pressi di Praia a Mare, i fili della linea elettrica che le alte temperature di questi giorni avevano alterato. Conseguenza: treno fermo in campagna per tre ore senza alcuna assistenza e traffico bloccato sull’intera tratta. Mi è capitato proprio domenica di accompagnare alla stazione di Diamante mia figlia in partenza per Roma con l’Intercity delle 17,30, insieme con diverse decine di pendolari del fine settimana. A parte il ritardo di un’ora della partenza del treno, è accaduto l’inverosimile. L’unico contatto in stazione con Trenitalia è affidato ad un monitor che quel pomeriggio ha funzionato, nessun avviso con l’altoparlante, ad un certo punto, pochi minuti prima dell’orario previsto, si è fermato in stazione un convoglio su un binario diverso da quello usato per i treni diretti a nord. Non si sapeva se fosse un regionale o l’Intercity per Roma, in giro neppure l’ombra di un ferroviere, momenti di forte agitazione naturalmente fra passeggeri ed accompagnatori, fermi su un altro binario; finalmente si è scoperto che quello era il treno per Roma, che la linea era bloccata, che sul posto c’erano i tecnici del pronto intervento. La gente si è tranquillizzata, ha messo nel conto almeno un’ora di ritardo (e così alla fine è stato) e ha bivaccato nelle vetture dove per fortuna funzionava l’aria condizionata.

Ma si può andare avanti così? Sono queste le condizioni migliori per fare decollare il turismo in una regione come la Calabria che, pur avendone le potenzialità, da decenni fa fatica ad imporsi nel mercato delle vacanze? Per piacere qualcuno non risponda perché di risposte ne abbiamo piene le tasche, ma batta un colpo. Seriamente.

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