Elezioni: Renzi non twitta e impone il silenzio ai candidati, poi parla solo lui…per raccontare balle

Renzi-Verdinidi ENNIO SIMEONE-

Il più loquace e tempestivo frequentatore di Twitter, Matteo Renzi, ha taciuto per ore e ore dopo che si sono chiuse le urne delle elezioni amministrative. E ha imposto il silenzio a tutti i suoi candidati fino alle 15 di lunedì: gli serviva tempo per studiare il modo di addomesticare i risultati, quasi ovunque disastrosi per il Pd, di questa tornata elettorale. Unica eccezione per Piero Fassino, che ha trasgredito per una breve dichiarazione notturna nella quale ha scaricato sulla crisi economica il fallimento del suo obiettivo di farsi rieleggere sindaco di Torino  al primo scrutinio. Intanto ha lasciato ai sue due vice segretari (Debora Serracchiani e Lorenzo Guerrini) il compito di metterci una pezza aggrappandosi  alla soddisfazione perché  a Roma Giachetti è riuscito ad arrivare al ballottaggio contro la cinquestelle Raggi superando la Meloni, la quale paga, con Salvini, la scellerata (per loro) decisione di “fare le scarpe” a Berlusconi compiendo uno squallido voltafaccia proponendo la candidatura alternativa della presidente di Fratelli d’Italia tre giorni dopo dopo aver detto di sì alla candidatura di Bertolaso e inducendo l’ex cavaliere  ripiegare su Marchini.

Poi quasi all’ora di pranzo il twittatore decide di fare una conferenza stampa per manipolare il più possibile la verità: «Non dico che il risultato è negativo perché non lo penso. Ma una squadra che vuol vincere sempre, quando vince ma non dappertutto, non è contenta». Poi snocciola cifre assolutamente inventate: «Sono affamato di vittoria e penso che il Pd è la più grande comunità politica europea, sta intorno al 35% a livello nazionale, in molti comuni sopra il 40% che è la cifra magica per l’Italicum: quindi il risultato non è una debacle ma non ci basta perché vogliamo di più».
Dopo aver buttato un po’ di merda su Napoli («E’ un risultato che riguarda la città di Napoli… Napoli è città meravigliosa ma è un baco per il Pd», e annuncia «una soluzione commissariale molto forte».

Poi si affida a Sala per Milano (annunciando a mo’ di ricatto che «come governo collaboreremo con chiunque vinca»); infine uno sberleffo per Salvini: «contento perché ha preso il 2,7 a Roma e brinda». Poi retromarcia:  «Noi, abituati a vincere, non siamo tra quelli che dicono che abbiamo vinto. È un dato molto difficile da commentare a livello nazionale e del resto lo avevamo detto che non si doveva giudicare il risultato come politico nazionale».

Ma la verità è che al Pd e a Renzi è andata proprio male, soprattutto perché si è dimostrata fallimentare, al di fuori dei palazzi del potere, cioè tra la gente, l’inciucio parlamentare del segretario-presidente con Verdini e gli altri fuoriusciti di Forza Italia: a Napoli la sua candidata, Valeria Valente, ha fallito l’obiettivo di andare al ballottaggio, come – prendiamo un altro esempio a caso – a Cosenza  il candidato del Pd, Guccione, non è arrivato nemmeno al 20 per cento e il sindaco uscente Mario Occhiuto (centrodestra) è stato rieletto al primo scrutinio. Gli unici risultati positivi sono stati ottenuti dal Pd dove la linea renziana di rottura con la sinistra del suo partito non è stata seguita, come a Cagliari.

Il centrodestra, là dove è riuscito a mantenere una certa unità (come, soprattutto, a Milano, ma non solo) ne esce abbastanza bene, il che prova che gli elettori di centrodestra preferiscono “l’originale” alla “copia” rappresentata dall’attuale capo del governo.

Parallelamente alla opaca figura del Pd emerge l’altro elemento di grande rilievo di questa consultazione: il successo del Movimento 5 stelle, che si presenta al ballottaggio come il primo partito della Capitale e usiamo non a caso il termine partito perché questo movimento sembra essersi liberato della immagine che gli era stata appioppata di strumento teleguidato nelle mani di un guru, immagine che i suoi stessi esponenti avevano del resto contribuito ad accreditare. Anche se in proporzioni ridotte rispetto a Roma e a Torino, i candidati pentastellati hanno riportato significativi risultati in varie città, dove mai erano stati protagonisti di elezioni amministrative,  Novara,  Savona, Grosseto, oltre che Bologna, Napoli, Milano.

Infine da segnalare che l’elettorato di sinistra scontento del Pd non ha trovato – tranne che in pochi casi, come la lista di Fassina a Roma – candidature valide a  cui affidare la propria fiducia. E questo dovrebbe indurre la sinistra interna al Pd a compiere delle scelte coraggiose, senza afflosciarsi in nome di una unità del partito che Renzi ha stracciato per inseguire effimere vittorie personali.

Ed ecco uno schema sintetico del voto nei capoluoghi di regione e di provincia dove lo spoglio (lento e difficoltoso per la presenza di troppe liste dietro le quali i partiti si sono spesso camuffati o spezzettati) 

Capoluoghi di Regione

ROMA (sez. 2506 su 2600)

Virginia Raggi (M5s) 35,3

Roberto Giachetti (csentrosinistra) 24,8

Giorgia Meloni (destra: Lega e Fratelli d’Italia) 20,7

Alfio Marchini (centrodestra: Forza Italia e civica) 10,91

Stefano Fassina (sinistra)  4,46

MILANO (definitivi)

Giuseppe Sala 41,7

Stefano Parisi 40,8

Gianluca Corrado 10,1

TORINO  (def.)

Piero Fassino 41,9

Chiara Appendino 30,9

Lega e Fdi 8,4

Fi  5,3

NAPOLI (sez. 815/886)

Luigi De Magistris 42,52

Giovanni Lettieri 24,02

Valeria Valente 21,29

Matteo Brambilla 9,76

CAGLIARI (sez. 156/174)

Massimo Zedda 50,88

Piergiorgio Massidda 32,14

Martinez M. Antonietta 9,20

BOLOGNA (def.)

Virginio Merola  39,49

Lucia Borgonzoni 22,25

Massimo Bugani 16,62

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Capoluoghi di provincia:

RAVENNA (definitivi)

Michele De Pascale (centrosinistra) 46,50

Massimiliano Alberghini (centrodestra) 27,97

RIMINI (def.)

Andrea Gnassi (Cs) 56,99 (eletto)

Marzio Pecci (Cd) 24,96

NOVARA (def.)

Alessandro Canelli (Lega-Fdi) 32,77

Andrea Ballarè (cs) 28,40

Cristina Macarro (m5s) 16,90

Daniele Andretta (Fi) 14,05

SALERNO (def.)

Vincenzo Napoli (Cs) 70,31 (eletto)

Roberto Celano (Cd) 9,64

VARESE (def)

Paolo Orrigoni (cd) 47,10

Davide Galimberti (cs) 41,96

CASERTA ( def)

Carlo Marino (cs) 44,80)

Riccardo Ventre (cd) 19,67

SAVONA (def)

Cristina Battaglia (cs) 31,78

Ilaria Caprioglio (cd) 26,61

Salvatore Diaspro (m5s) 25,10

GROSSETO (sez. 71/76)

Vivarelli Colonna (cd) 39,57

Lorenzo Mascagni (cs) 34,47

Giacomo Gori (m5s) 19,74

COSENZA (sez. 70/82)

Mario Occhiuto (Cd) 59,21 (eletto)

Carlo Guccione (Cs) 19,43

Enzo Paolini (Pse) 10,65

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