E’ morto Valentino Parlato, fondatore e più volte direttore del “Manifesto”

È morto Valentino Parlato, il giornalista comunista che fondò  il Manifesto con Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Aldo Natoli, Luciana Castellina e Ninetta Zandegiacomi, ai quali si unirono poi Lucio Magri, Massimo Caprara, e tanti altri esponenti del Pci.  A dare l’annuncio in un post su Facebook Ritanna Armeni, direttore del giornale.

Nato a Tripoli, in Libia, il 7 febbraio 1931, ha militato nel Pci fino all’espulsione nel 1969, l’anno cui con gli altri 4 compagni fondò il Manifesto. Di origini siciliane, fumatore accanito – nelle foto che lo ritraggono nella redazione del Manifesto è sempre circondato da una nuvola di fumo – dopo gli inizi a l’Unità e poi a Rinascita cominciò nel ’69 la sua avventura nel Manifesto, sin dal primo numero.  Ne è stato direttore e spesso condirettore, secondo le regole di quel collettivo politico e giornalistico, molte volte tra il 1975 e il 2010. Nel 2012 è stato l’ultimo dei fondatori a lasciare il giornale-partito. Ha raccontato se stesso nel documentario “Vita e avventure del Signor di Bric à Brac”, scritto e diretto dal figlio Matteo insieme a Marina Catucci e Roberto Salinas.

Al Manifesto ha dedicato due libri: Se trentacinque anni vi sembrano pochi (Rizzoli 2006) e La rivoluzione non russa. Quaranta anni di storia del manifesto (Manni).

L’anno scorso dichiarò di aver votato per Virginia Raggi, candidata sindaco di Roma per il Movimento Cinque Stelle, ammise di aver tradito per la prima volta la sinistra, sperando fosse anche l’ultima.

La redazione del Manifesto ha scritto: “Per ora ci fermiamo qui, abbracciando forte la sua splendida famiglia e tutti i compagni che, come noi, l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene“.

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