Dopo la bocciatura del referendum sull’eutanasia da parte della Corte Costituzionale ecco che cosa potrà accadere. Le altre questioni su cui si attende un responso

Dopo la bocciatura, decisa dalla Corte Costituzionale, del referendum sulla eutanasia (con la motivazione che non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili) Marco Cappato a nome dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato: «Questa per noi è una brutta notizia ed è  una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia, ma sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina». Dello stesso tenore la dichiarazione di Mina Welby: «Provo tanta tristezza pensando alle persone più vulnerabili, le cui richieste resteranno inascoltate. Io ero sicura che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa. Rimane l’ultima ‘speranza’ del Parlamento…Vorrei personalmente fare qualcosa per sensibilal tema, non so ancora cosa».

Delusione anche di due esponenti politici di opposta collocazione:  Matteo Salvini ed Enrico Letta: il leader leghista ha dichiarato: «Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia»; il segretario del Pd ha affermato: «La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’ eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». E cioè: l’obiettivo sarebbe quello di depenalizzare l’omicidio del consenziente, punito dall’articolo 579 del codice penale con la reclusione da 6 a 15 anni. Con alcune eccezioni: resta un reato se si tratta di un minore e in questo caso si applicano le pene previste per l’omicidio.

Oltre al referendum sull’eutanasia la Corte ha discusso anche quelli sulla cannabis e sulla legge Severino.

Cannabis: Si chiede di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (carcere da 2 a 6 anni e multa da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente.

Legge Severino, che riguarda l’incandidabilità alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

CUSTODIA CAUTELARE – Cancellando una parte dell’articolo 274 del codice penale, si vuole ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

Gli altri temi all’esame della Consulta

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE – Non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma.

CONSIGLI GIUDIZIARI – Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato da valutare.

MAGISTRATI – Cancellando parte delle norme attuali si vuole introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari. Oggi è lo Stato che si risarcisce i cittadino che abbia subito un ingiusto danno e poi si rivale sul magistrato.

ELEZIONI DEI COMPONENTI DEL CSM – Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia.

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