COMMISSIONI PARLAMENTARI/ Quando le leggi restano “appese”: s’incagliano nella Rgs. Ecco alcuni esempi

Da oggi, periodicamente, i nostri lettori troveranno questa nuova rubrica. Ne raccomandiamo la lettura perché aiuta a capire un aspetto importantissimo, ma poco conosciuto, del nostro parlamento, e anche le difficoltà che incontrano i nostri parlamentari nello svolgimento della loro attività.

di GIOVANNI ONORATI –

Maledetta Ragioneria. Da quando è stato inserito in Costituzione il pareggio di bilancio, un incubo incombe sui giorni e le notti dei nostri parlamentari: la Rgs (la Ragioneria generale dello Stato). Fai una bellissima legge, tratti con le associazioni (e qualche volta con le lobby) interessate, parli coi colleghi, li convinci, arrivi a un accordo, tutti felici e contenti, poi bisogna passare per le forche caudine della Commissione Bilancio. Funziona così, alla Camera. Una Commissione approva una legge, e una legge, se non vuole restare lettera morta, stanzia dei soldi, prendendoli da fondi del bilancio statale. Spesso sono fondi di riserva, accantonati per far fronte alle emergenze. A quel punto, il Ministero competente fa una relazione tecnica, la passa a via XX Settembre, dove dei tecnici controllano e ricontrollano se i soldi richiesti sono pochi o troppi (in termine tecnico, “la quantificazione degli oneri”) e se nel fondo indicato quei soldi effettivamente ci sono. E poi verificano pure se è scritta bene, se magari c’è un verbo che può autorizzare qualche Comune a spendere più del lecito. Se va tutto bene, mette un bollino e il Governo la deposita in Commissione Bilancio. Altrimenti, l’iter si blocca: o si individuano le soluzioni e le modifiche alla legge, la Quinta le mette nero su bianco e la Commissione di merito si adegua, e allora a fatica si può ripartire ma non sarà più la legge di prima; oppure si blocca tutto. Al Senato il meccanismo è uguale, solo che viene anticipato: la Commissione Bilancio deve approvare il parere sia al testo sia ad ogni singolo emendamento (e basta una riformulazione per bloccare tutto) e solo dopo possono iniziare le votazioni.

Storie di leggi “appese” (Dalle imprese culturali alle barriere architettoniche).   L’incubo Rgs si materializza ogni settimana: basta vedere quello che è successo negli ultimi giorni. La Commissione Cultura aveva approvato una legge che allargava alle pmi (piccole e medie imprese) culturali e creative le stesse agevolazioni previste per quelle “normali”, a condizione che almeno la metà dei collaboratori fossero laureati. In più, venivano istituiti dei buoni da 1000 euro che potevano essere usati da professionisti o imprese per acquisire beni e servizi di queste imprese. Tutti d’accordo, poi è arrivata la mannaia: niente più buoni, resta solo la possibilità di chiedere la concessione di beni demaniali dismessi, come caserme o scuole militari chiuse, per adibirli a sede dell’impresa.

Un altro esempio? A ottobre 2013 (!) la Commissione Ambiente approva all’unanimità una legge che riorganizza la normativa in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, affidando la redazione di un testo unico a un regolamento ministeriale. Per tre anni e mezzo il testo ha languito in Commissione Bilancio in attesa di una relazione tecnica che prima non è arrivata e poi è rimasta nei cassetti della Rgs. Solo questa settimana il responso: basta aggiungere un articolo in cui si dice che le attività previste dal testo sono svolte con le risorse disponibili a legislazione vigente, in sostanza a costo zero. E adesso sarà corsa contro il tempo, perché siamo al primissimo passaggio e mancano pochi mesi alla fine della Legislatura.

E che dire del testo approvato dalla Commissione Affari costituzionali per prevenire la radicalizzazione jihadista? Il progetto è andato in Aula, ma si è fermato alla discussione generale. Motivo? La solita relazione tecnica non bollinata. Alla fine, dopo settimane di aggiustamenti, la Commissione Bilancio è riuscita ad approvare un parere che limita ad appena 7,5 milioni in due anni gli stanziamenti, e solo per la formazione universitaria e post-universitaria di figure specializzate nello studio dei meccanismi di radicalizzazione, mentre spariscono i 10 milioni per la banda larga e la formazione dei docenti nelle scuole. Ma intanto sono passati più di due mesi, e la legge è a rischio.

E al Senato non va meglio, ma questa è un’altra faccenda. O forse, sempre la stessa: la politica e i diritti sacrificati sull’altare dei conti. Anche se solo in alcuni casi…

Pensionati che aiutano i Comuni: in cambi un buono pasto. Chissà se la storia si ripeterà anche per un’altra legge che sta muovendo i suoi primi passi in Commissione Affari sociali, sempre alla Camera. Quante volte siamo passati davanti a una scuola e abbiamo notato degli arzilli vecchietti muniti di paletta da vigile urbano che fermavano le macchine per far attraversare i bambini? Ecco, un esempio di servizio alla comunità reso da un pensionato che si rende utile invece di rimbambirsi davanti alla televisione o, peggio, fare il tronista a “Uomini e donne”. La Camera ha deciso di regolamentare queste attività: i Comuni potranno così impiegare pensionati in attività come l’accompagnamento di persone sole o malate, la promozione di eventi sportivi o del turismo sociale, la tutela del decoro urbano, fino alla conduzione di orti sociali o solidali. E in cambio, gli anziani avranno un buono pasto giornaliero, il trasporto pubblico gratuito e opportunità culturali, formative o ricreative gratis o a costi ridotti. Per tre anni saranno stanziati in via sperimentale 75 milioni. Una bella idea, indubbiamente. Ma chissà che ne pensa la Rgs…

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