Colpo di scena a Londra: si dimettono il ministro per la Brexit e quello del Lavoro, e due sottosegretari poche ore dopo il sì del governo all’accordo con l’UE

Meno di 24 ore dopo il faticoso sì del governo britannico all’accordo con l’Unione Europea, il ministro per la Brexit, Domic Raab (foto), e il sottosegretario  britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara, si sono dimessi dalle loro cariche. Subito dopo  altri due  li imitano: sono la sottosegretaria alla Brexit, Suella Braverman, e la ministra del Lavoro, Esther McVey, ‘brexiteer’ convinta.
La sterlina è in caduta libera. E la premier May avverte: ‘La Brexit ci sarà, un nuovo referendum è escluso’. Attacca il leader laburista Corbyn: «Intesa flop, non ha consenso nel Paese». E critiche arrivano dagli unionisti nordirlandesi del Dup, che dicono: «Promesse violate».

Proprio questa mattina il capo negoziatore dell’Unione, Michel Barnier, in una dichiarazione alla stampa, aveva commentato così l’accordo raggiunto sulla Brexit: “È un momento molto importante. L’accordo concordato è giusto ed equilibrato, assicura le frontiere dell’Irlanda e getta le basi per un’ambiziosa relazione futura. Ma abbiamo ancora una lunga strada davanti, con un lavoro intenso da fare, e non c’è tempo da perdere”. Il gesto di Raab  cancella questo ottimismo.

Ieri la premier britannica Theresa May aveva annunciatoi che il governo ha deciso “collettivamente” di adottare la bozza d’accordo sulla Brexit definita a Bruxelles. L’annuncio era giunto  dopo 5 ore di riunione con i suoi ministri: la May ha precisato che non è stata una decisione “leggera”, difendendo il testo come il migliore possibile “nell’interesse nazionale”. Secondo May, la bozza consentirà a Londra di “recuperare il controllo”, mentre l’alternativa sarebbe stata “tornare alla casella numero 1” e rischiare di non attuare il mandato referendario favorevole alla Brexit.

Stamattina il capo negoziatore dell’UE, Barnier, ha incontrato il presidente del parlamento europeo, Tusk, per informarlo dei “progressi decisivi” fatti sull’accordo di addio. Tusk, da parte sua, ha annunciato che un vertice straordinario sull’accordo è stato convocato per il 25 novembre, alle 9,30 e ha detto di non condividere l’entusiasmo della May sull’accordo raggiunto: “Prendo atto” dell’accordo sulla Brexit “ma non condivido l’entusiasmo di Theresa May. Ho pensato fin dall’inizio che questa sia una situazione ‘lose-lose’, e che occorresse lavorare per controllare i danni che saranno  conseguenza di questo divorzio”.

Questo apre la strada per la convocazione del vertice Ue a 27 per dare l’ok all’intesa sul ritiro ordinato della Gran Bretagna dall’Ue. Barnier non ha indicato date, ma quella finora ipotizzata dal premier irlandese è per domenica 25 novembre. Barnier, dopo aver visto Tusk, andrà a Strasburgo, dove il Parlamento europeo è riunito in plenaria per informarlo degli ultimi sviluppi. È infatti necessario anche l’ok dell’Aula per avallare l’accordo sulla Brexit.

 

E’ “una tappa determinante per concludere questi negoziati”, afferma il capo negoziatore Ue. “Sono stati fatti progressi decisivi” per un “ritiro ordinato” della Gran Bretagna dall’Ue e per gettare le basi per “la relazione futura”.

L’europarlamentare euroscettico britannico Nigel Farage, invece, sostiene che “ogni membro del gabinetto che è un autentico Brexiteer deve dimettersi subito o non sarà più attendibile perché questo è il peggior accordo della storia”.

Va precisato che circa un terzo dei ministri del governo britannico si è espresso contro la bozza d’intesa, secondo quanto riferisce la Bbc, che calcola che  fra 9 e 11 componenti del gabinetto hanno manifestato riserve durante la discussione, alcuni con particolare foga come la titolare del Lavoro, Esther McVey. Fra i ministri dichiaratamente ‘brexiteers’ solo Michael Gove, capofila della piattaforma pro Leave nella campagna referendaria del 2016, avrebbe parlato apertamente a favore della proposta avanzata dalla premier Theresa May. Fra gli ex ministri degli Esteri, Boris Johnson è tornato da parte sua a denunciare l’accordo come “totalmente inaccettabile per chi tenga alla democrazia”. Mentre William Hague, già leader Tory, si è schierato con May avvertendo che silurarne la linea negoziale significherebbe “non avere affatto una Brexit”.

L’annuncio di un accordo è ”positivo ma restano numerose difficoltà e il processo della Brexit continuerà ancora per diverso tempo”, afferma l‘agenzia di rating Moody’s, sottolineando che l’annuncio dell’intesa è un ”passo positivo, ma è ben lontano dal mettere fine al processo” della Brexit.

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