“Al di sopra di ogni sospetto”: signori magistrati del Csm, ricordate quella frase di Giulio Cesare

di PAOLO OROFINO – La moglie di Cesare, gli arbitri, i giudici, devono essere “al di sopra di ogni sospetto”. Questa massima, attribuita dalla storia a Giulio Cesare (anche se pronunciata per coprire un tradimento subito dalla consorte Pompea Silla), ricorre spontanea in relazione a determinate situazioni,  ma il suo significato profondo e semplice allo stesso tempo, spesso viene ignorato dai più. Fra i “più” che ignorano questa massima, ovviamente, non possono esservi  i magistrati, che sanno benissimo che cosa vuol dire “al di sopra di ogni sospetto”.

Per chi ricopre determinati ruoli non basta che sia al di sopra di eventuali prove di colpevolezza o di elementi indiziari: basta il semplice sospetto per compromettere le funzioni di chi è giudice, di chi è arbitro: sia che decida in una partita di calcio, sia che abbia incarichi istituzionali come può essere un magistrato, ancor più se membro del Consiglio Superiore della Magistratura.

Si risolve, allora, ed in modo molto facile, il dilemma sui quattro magistrati, consiglieri del Csm, che si sono autosospesi, in attesa di una loro decisione definitiva, a seguito del caso Palamara: devono dimettersi tutti e quattro, perché per i magistrati basta un semplice sospetto sulla loro condotta per renderli incompatibili (fino ad acquisizione di prova contraria) per la prosecuzione della loro alta e delicata funzione. Non è indispensabile attendere prove o indizi concordanti e, quindi, sentenze definitive, per indurli alle dimissioni dal ruolo ricoperto all’interno del Csm. E’ un problema di rispetto verso l’organo di cui fanno parte e, per ribadire la correttezza della loro posizione, persino verso se stessi.

 

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