CASO MARINO: IL PD ORA DEVE GETTARE LA MASCHERA

ORA di puntadi STEFANO CLERICI –

Premessa essenziale: votai a suo tempo con diffidenza l’illustre chirurgo genovese-americano Ignazio Marino come sindaco di Roma e, poiché mi ha profondamente deluso nel governo di questa città – di certo per colpe anche non sue – se si ripresentasse alle prossime elezioni quasi certamente non lo rivoterei. Ciò detto, però, io oggi sto con Marino. E trovo vergognosa, quanto crudele e ipocrita, la gogna cui stanno tentando di metterlo non solo i suoi avversari politici (il che è naturale) ma soprattutto gli attuali dirigenti del suo partito, che lo hanno sempre visto come un corpo estraneo al dominio del “giglio magico” e stanno provando a estirparlo dalla scena politica romana e nazionale con ogni mezzo più o meno consentito.

Se bisogna sfiduciare Marino, devono farlo i romani con il loro voto. Perché le strade continuano a riempirsi di buche, perché autobus e metro non sono degni di una moderna capitale europea, perché i maiali sguazzano tra i rifiuti, perché le periferie sono in stato di abbandono. Non certo per aver offerto una cena da 100 euro alla moglie pagando con la carta di credito del Comune (messo che sia vero). Peccato, certamente, di cui chiedere perdono, ma peccato veniale nell’inferno dei peccati mortali di Mafia capitale che lui, Ignazio Marino, ha denunciato e scoperchiato. E, detto per inciso, a proposito di quella cena resto ancora stupito dal fatto che il ristoratore della “Taverna degli Amici” a distanza di tre mesi e di chissà quante migliaia di pasti serviti, si sia ricordato “tutto come se fosse oggi” (parole sue), compresa l’etichetta e il prezzo del vino consumato da Marino e da sua moglie.

Ma tant’è. Il fu Pd, ora PdR (Partito di Renzi), con un comportamento al limite della schizofrenia, prima ha subìto questo sindaco “marziano”, poi sopportato, poi ancora osannato come il paladino della legalità, quindi l’ha messo sotto tutela del prefetto, infine lo ha scaricato. E in questo gioco di palazzo (leggi Nazareno) gran parte di noi elettori del Pd (molti dei quali, a partire dal sottoscritto, diventeranno probabilmente ex) hanno capito poco o niente.

La mossa di Ignazio Marino di ritirare le dimissioni può certo sembrare velleitaria, da “ultimo giapponese”, ma ha un pregio: se oggi il PdR vuole davvero cancellare l’esperienza Marino deve farlo andando a cercare l’appoggio anche di quelle forze politiche che in combutta con la precedente amministrazione Alemanno hanno fatto di questa città carne di porco. In altre parole, deve gettare la maschera. Ecco perché io, oggi, sto con Marino.

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