BANCHE/ Caro Pd, sul way out mettiti d’accordo con te stesso

Luca Barnidi LUCA BARNI* – Giusto un anno fa il governo ha intavolato con Federcasse un dialogo per la riforma delle banche di credito cooperativo. I risultati si sono visti: un decreto “d’urgenza” con una clausola che è la proverbiale ciliegina sulla torta, il way out. Intendiamoci: il danno non è il way out – opzione da garantire secondo Costituzione -, ma l’aver scatenato i falsi cooperatori che, guarda caso, durante questo anno, hanno tenuto la testa sotto la sabbia. Zitti e buoni in attesa del decreto per poter dare l’addio, tanto atteso, alla cooperazione.

La beffa è che questi movimenti centrifughi partono da una dichiarazione del presidente del Consiglio che suona come le ultime parole famose della Settimana Enigmistica: “Voglio eliminare i piccoli Bonaparte di provincia”. Il paradosso, infatti, è che la norma contenuta nel decreto sembra confezionata su misura per consentire loro di conservare il potere. Ma non è forse vero che esiste la possibilità di emendare il decreto? Verissimo, ma il rammendo può essere anche peggiore del buco se il curioso emendamento è quello del capogruppo Pd in Commissione Finanze, Michele Pelillo. Costui ha capito perfettamente che il problema stava nel way out e cosa si inventa? La possibilità di way out anche per le BCC piccole, quelle sotto i 200 milioni di euro di patrimonio, che si potrebbero aggregare a una capofila con i requisiti in ordine.

Niente da dire: ci vuole del genio per concepire un emendamento come questo. E infatti anche Napoleone nella sua tomba se la sta ridendo di gusto. A noi, invece, tocca fare i seri e porre a Renzi qualche domanda di semplice buon senso: è possibile che, dopo un anno di lavoro, arrivino 400 emendamenti? Che cosa avete combinato in un anno intero? Fra l’altro, il Pd dimostra di avere più teste. C’è infatti un gruppo di venti senatori dem guidati da Massimo Mucchetti che, in linea con questo osservato da Banca d’Italia e da Federcasse, chiede interventi sostanziali su alcuni punti di primaria importanza: le modalità per costituire il capitale della holding, il diritto di uscita dal sistema cooperativo pagando il 20% sulle riserve indivisibili (che così come è stato formulato nel ddl potrebbe aprire una procedura d’infrazione da parte della Ue per aiuti di Stato) e la data di riferimento per il calcolo di raggiungimento della soglia dei 200 milioni che darebbe diritto alla way out.

Io sono d’accordo con il dem Mucchetti e penso che lo sia anche tutta la cooperazione vera. E il Pd?

*Luca Barni direttore generale Bcc di Busto, Garolfo e Buguggiate

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