Azione disciplinare per il pm che indaga sull’affare Consip mentre un suo indagato confessa di aver preso soldi da Romeo

di LUCA DELLA MONICA

Chi tocca i fili muore”: la vecchia scritta, accompagnata dall’immagine di un teschio, compare ancora su molti piloni che reggono i cavi ad alta tensione dell’energia elettrica. Bisognerà prepararne una, ora, anche per dei cartelli da affiggere nei tribunali: “Chi tocca i Renzi rischia”. Ma prima vediamo come andrà a finire

per il pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock (foto a sinistra), contro il quale il procuratore generale  della Cassazione, Pasquale Ciccolo, ha deciso di avviare azione disciplinare  “in relazione ad un articolo pubblicato il 13 aprile scorso dal quotidiano La Repubblica”, nel quale si riportavano frasi virgolettate del magistrato riferite alla vicenda Consip.

Il relativo avviso di avvio dell’azione disciplinare è stato già

notificato al magistrato proprio nel giorno in cui nel palazzo di giustizia di Roma uno dei personaggi dell’inchiesta Consip, Marco Gasparri (foto a destra), ex dirigente del centro appalti della pubblica amministrazione, ammetteva di aver preso 100mila euro dall’imprenditore Alfredo Romeo (arrestato in conseguenza della inchiesta di Napoli) “per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip“. L’ammissione di Gasparri è avvenuta  durante l’incidente probatorio davanti al gip di Roma Gaspare Sturzo. Gasparri è indagato per concorso in corruzione assieme all’imprenditore Romeo, che si trova in carcere dal 1 marzo scorso su richiesta dei pm.

Quello di ieri è il terzo interrogatorio in cui Gasparri  afferma di avere ricevuto, dal 2012 al 2016, un totale di 100 mila euro da parte di Romeo. Gasparri, quando fu ascoltato a dicembre scorso dai pm romani, affermò che “i rapporti con Romeo iniziarono ad essere stabili dal 2013 con una prima dazione di 5000 euro, dal 2014 in poi i versamenti diventarono sempre più frequenti”. In cambio l’ex dirigente Consip forniva notizie sui bandi di gara. La Procura potrebbe chiedere a breve il giudizio immediato per Gasparri e Romeo. In questo caso rimarrebbe aperta la parte d’inchiesta riguardante il segreto d’ufficio.

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