ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PD/ Renzi continua a dividere il partito anche quando dice di volersi fare da parte

di ROMANO LUSI – Matteo Renzi continua a devastare, con la sua ormai ingombrante presenza, il Partito democratico. Che va oggi all’annunciata riunione dell’Assemblea Nazionale senza sapere se eleggerà il nuovo segretario in sostituzione del dimissionario reduce dalle varie battaglie elettorali perdenti, o se confermare il “reggente” Maurizio Martina (ex vicesegretario), o se decidere la data del congresso con l’affidamento della guida (si fa per dire) al presidente Matteo Orfini.   Come sempre si continuerà a trattare fino all’ultimo minuto utile e non è escluso che alla fine si raggiunga un accordo. Ma, ieri a metà pomeriggio, alla vigilia della riunione di oggi all’hotel Ergife le posizioni erano ancora distanti, pur con un Renzi che – bontà sua – offriva la disponibilità.. a non parlare, cioè rinunciare a dare finalmente una sua spiegazione delle sconfitte collezionate dopo l’unico successo, quello ottenuto alle elezioni europee del 2014 grazie alla elargizione a pioggia di alcuni milioni di bonus da 80 euro invece del taglio del cuneo fiscale.

La proposta dei vari portatori d’acqua di colui che si proclama “semplice senatore di Rignano” era quella di non votare oggi: né segretario né congresso. Lasciare la reggenza a Martina e quindi convocare una nuova assemblea dopo i ballottaggi delle prossime elezioni amministrative di giugno per far partire il congresso da celebrarsi non tassativamente entro l’anno. Una proposta che però non ha trovato consensi nel fronte che ritiene sia opportuno eleggere Martina segretario oggi stesso. Questo fronte, che è rappresentato dai sempre ondeggianti “oppositori” Orlando e Cuperlo, non intende contribuire “all’ennesimo unanimismo di facciata”. Un po’ più fermo su questa posizione pare sia Franceschini, che però non conta su un numero sufficiente di consensi nell’Assemblea nazionale. Perciò al momento, se davvero alla fine non si troverà un accordo, per i renziani lo scenario più probabile resta di indire subito il congresso in modo che, in base allo Statuto, spetti al fedele presidente dell’assemblea, Matteo Orfini (ormai alter ego dell’altro Matteo) , la guida del Pd nella fase congressuale. Questa soluzione incontrerebbe anche il consenso di Gentiloni.

I LAVORI DELL’ASSEMBLEA. Cambiato l’ordine del giorno: Niente elezione del nuovo segretario. Martina resta reggente. La maggioranza di Renzi si assottiglia.

L’assemblea nazionale del Pd si è aperta tra fischi e contestazioni, oltre che con un’ora e mezzo di ritardo, perché i sostenitori di Renzi hanno proposto e approvato (sia pur con una maggioranza fortemente ridimensionata rispetto al pur recente passato) la modifica dell’ordine del giorno: confermate, ma al tempo stesso congelate, le dimissioni  di Matteo Renzi da segretario e quindi rinviata l’elezione del successore; per cui Maurizio Martina resta reggente fino al prossimo appuntamento. L’assemblea ha dunque approvato la proposta del presidente, Matteo Orfini,  con 397 voti a favore, 221 contrari e 6 astenuti.  Ha quindi preso la parola il segretario Maurizio Martina per la sua relazione, mentre Renzi (di cui era stato annunciato un discorso di apertura che non ha tenuto) ha lasciato l’assemblea, andando via dall’hotel Ergife.

Alla prossima assemblea nazionale, che sarà convocata tra qualche  settimana, si svolgerà la discussione che è stata rinviata oggi e che sarà aperta dalla relazione di Renzi, salvo ulteriori cambiamenti di programma.

“Dobbiamo imparare ad ascoltarci di più, e magari parlare di meno”, edsordisce Maurizio Martina. E aggiunge: “Non ho colpe da addossare. So che ci sono responsabilità differenti. Parlo di me, perché se sei vicesegretario di un partito hai responsabilità”. «Faremo congresso e primarie ma non basta una domenica ai gazebo. Il congresso e le primarie debbono essere una grande occasione di dibattito sul futuro del Pd da avviare con un congresso di tipo nuovo, profondo e costituente. Si può fare anche superando tante delle divisioni che ci attraversano . Ma questo lavoro non può essere autoreferenziale”.

E poi Martina parla delle cause della sconfitta elettorale: «Abbiamo perso male. E non  è vero che gli elettori non ci hanno capito, siamo noi che non abbiamo capito loro, abbiamo sbagliato noi. Penso che ci sia mancato il contatto col bisogno. Abbiamo pensato che la crescita portasse più uguaglianza e invece no. La forbice delle diseguaglianze è aumentata, il lavoro è cambiato:  è aumentato in quantità ma non in qualità”.

E la sala ha applaudito. Renzi, per sua fortuna, era già uscito dalla sala.

r. l.

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