Arresti a Cosenza di ex sindaci e politici per associazione mafiosa

Sandro PrincipeI Carabinieri del comando provinciale di Cosenza stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti di 10 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e altri reati. Arrestati 4 esponenti della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, egemone nel cosentino, 2 ex sindaci di Rende (CS) uno dei quali (il nome di maggior spicco è quello di Sandro Principe, ex sottosegretario al Lavoro, ai domiciliari – foto), 3 ex consiglieri provinciali e regionali e un ex assessore comunale di Rende.

Gli investigatori ritengono di aver fatto luce su un intreccio politico-mafioso decennale. Oltre a Principe è stato posto agli arresti domiciliari  un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo; e con loro l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo, nonché un ex consigliere comunale.

Dalle indagini, secondo gli investigatori, è emerso un “collaudato ‘sistema’ ultradecennale” ed un “intreccio” politico-mafioso che ha consentito a candidati alle comunali di Rende tenutesi nel ’99 e fino al 2011, alle provinciali di Cosenza del 2009 ed alle regionali del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale della cosca “Lanzino-Ruà” in cambio di assunzioni e della gestione di locali pubblici.

L’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi è stata condotta dai pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti venivano stipulati patti elettorali che vedevano costantemente coinvolta la cosca Lanzino-Ruà, i cui affiliati si adoperavano nel procacciamento di voti non per una particolare fidelizzazione politica, ma per “un ovvio e scontato” perseguimento di interessi della cosca stessa che poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni.

Dalle indagini sarebbe emerso anche che, in occasione della campagna elettorale del 2014 per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sarebbe stato “interessato”, benché detenuto, uno dei quattro affiliati raggiunti oggi dalla misura cautelare ed attualmente detenuto al regime del 41 bis. Un interessamento finalizzato, secondo l’accusa, ad ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l’appoggio elettorale secondo prassi già riscontrate in passato. Lo stesso, però, intercettato durante un colloquio in carcere con i congiunti, aveva posto come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro e si era lamentato degli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, quando si era persino occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.

Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri, sono state svolte dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza.

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