Anche Maurizio Martina in campo nelle primarie del Pd per la carica di segretario

Anche Maurizio Martina, ex vice segretario con  Renzi (nominato reggente dopo le dimissioni del senatore di Rignano dalla carica e da capo del governo in seguito alla sconfitta nel referendum e alle elezioni ) si candida alle primarie del Pd per la carica di segretario, in vista del congresso. Per dare l’annuncio ha scelto un circolo del partito nel quartiere San Lorenzo a Roma. Salgono così a 7 gli aspiranti alla successione di Matteo Renzi: Martina viene ad aggiungersi a Nicola Zingaretti, Marco Minniti, Francesco Boccia, Cesare Damiani, Matteo Richetti  e il giovane Dario Corallo. Non c’è nessuna donna.

«Il congresso del Pd – ha detto Martina – deve essere una tappa per qualcosa ancora più grande di noi. So che noi non bastiamo, so che ci sono altri, come le piazze di Torino e Roma, a cui guardiamo con spirito di collaborazione, al servizio di chi, anche se distante da noi, sa che questa destra è pericolosa”.

“Questo congresso – ha detto ancora Martina – deve parlare all’Italia, non è deve essere un congresso per le correnti, per capi e capetti, o un congresso tattico; deve essere un congresso delle idee”. “Nella nostra proposta saranno centrali giovani e donne. In Italia c’è una questione generazionale e una questione femminile che non possiamo lasciare alle sole donne”.

“Ora che anche Martina è ufficialmente candidato al congresso – ha commentato uno dei candidati, Francesco Boccia – possiamo iniziare a confrontarci sui contenuti o dobbiamo ancora parlare di renziani e antirenziani, correnti e capibastone? Dietro Minniti, Zingaretti e, da oggi, Martina ci sono le vecchie correnti organizzate. Non è un mistero per nessuno. Noi con #aporteaperte vogliamo invece superare lo scontro tra correnti. Apriamo subito il tesseramento online e apriamo il partito alle migliaia di persone che non ci hanno creduto più. Dobbiamo consentire a tutti di ascoltare le proposte per il congresso, farli tornare nei circoli e consentirgli di iscriversi al PD fino al giorno del voto. Oggi in alcune parti del sud non è neanche possibile sottoscrivere l’adesione al partito. Tutto questo è inaccettabile. Sono sicuro che, in particolar modo i candidati che partono con alle spalle gli apparati, vogliano dimostrare di essere liberi e non condizionati da chi non vuol aprire al confronto vero la vita nei circoli. Il PD che verrà dovrà essere una rete di persone libere, capace di ascoltare ed ascoltarsi”.

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