A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n.78) di LUCIO DE SANCTIS

A ruota liberaMercato auto in fiore – Continua a galoppare il mercato italiano dell’auto. In maggio sono state immatricolate 187.631 autovetture con un incremento sullo stesso mese del 2015 del 27,29%. E’ vero che il maggio 2015 con cui si fa il confronto aveva due giornate lavorate in meno rispetto al maggio scorso, ma a questa circostanza può essere attribuibile non più del 9% dell’incremento registrato. Il resto della crescita va attribuito alla spinta della domanda di sostituzione arretrata che incide fortemente sulle decisioni di acquisto anche in questa fase in cui sembrano impallidire le prospettive di ripresa dell’economia italiana.

Si conferma così – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che la ripresa delle vendite di auto in Italia ha basi solide, come emerge anche da altri elementi. Significativo sotto questo aspetto è il fatto che la crescita delle immatricolazioni interessa quasi tutti i marchi con pochissime eccezioni. E molto significativo è anche il fatto che gli operatori segnalano che la domanda non privilegia più le versioni spartane dei diversi modelli, come accadeva durante la crisi, ma si sta gradualmente spostando verso le versioni più ricche di dotazioni di serie od opzionali. Con il risultato di maggio il consuntivo dei primi cinque mesi dell’anno tocca quota 875.778 con un incremento del 20,51%. Proiettando questo tasso di crescita sull’intero anno si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.900.000, che è superiore a tutte le previsioni formulate alla fine dello scorso anno. Non appare tuttavia probabile che questo risultato possa essere raggiunto.

Dall’inchiesta congiunturale sugli operatori del settore dell’auto condotta dal Centro Studi Promotor a fine maggio emergono valutazioni ancora decisamente positive sulla situazione e le prospettive della domanda accompagnate, però, da un’attenuazione della ventata di grande ottimismo che aveva caratterizzato i primi mesi dell’anno. Si può quindi prevedere che il tasso di crescita medio superiore al 20% del gennaio-maggio del 2016 si attenuerà nella seconda parte dell’anno. Il Centro Studi Promotor valuta tuttavia che a fine 2016 la crescita del mercato non scenderà sotto il 15%. Se così fosse, le immatricolazioni toccherebbero quota 1.810.000 contro il livello di 1.575.500 unità del 2015 e per il 2017 si potrebbe aprire la possibilità di superare, nell’intero anno, 2.000.000 di immatricolazioni. Questo livello consentirebbe di ritenere superata (con un percorso durato ben 10 anni) la gravissima crisi apertasi nel 2008. Il mercato italiano e soprattutto gli automobilisti italiani avrebbero così la possibilità di beneficiare pienamente dei risultati della formidabile innovazione che l’auto ha avuto negli ultimi anni e che ha reso credibile il raggiungimento dell’obiettivo di portare molto vicino a zero la mortalità sulle strade e di entrare nell’era delle auto a guida auton autonomy

Alti investimenti – A proposito di innovazione, questa volta oltre che sui risultati commerciali mettiamo la lente di ingrandimento sulle specificità d’avanguardia. Il business dell’automobile è da sempre caratterizzato dagli alti investimenti. La costruzione (progetto incluso) di una vettura ha un costo molto elevato strettamente connesso alla tipologia d’auto e ai suoi numeri di produzione. Da questo deriva la crescente necessità di alleanze fra costruttori che alla fine conducono anche all’utilizzo di parti comuni che il cliente ignora ma che consentono di contenere i prezzi entro limiti più sostenibili.

Uno degli elementi che fanno lievitare il costo di produzione è il ciclo di vita dell’auto, che negli ultimi anni si è ridotto moltissimo per consentire alle case di stare al passo con l’esasperazione della tecnologia. Basta mettere a confronto le differenze fra un’auto di cinque anni fa rispetto ad una di oggi e quelle che un quinquennio produceva una ventina di anni fa.

Gli addetti ai lavori valutano l’attuale ciclo di vita di un’auto attorno ai sette anni, durante i quali non è raro il caso di interventi che modificano più o meno pesantemente le linee (i cosiddetti restyling) e in alcuni casi anche le prestazioni di motori. Si tratta comunque di modifiche che poco incidono sui costi di produzione e quindi sui listini.

 Integrazione informatica – È opinione diffusa che il ciclo di vita delle auto è destinato ad accorciarsi per il grande sviluppo dell’informatica applicata. Cellulari e automobili saranno sono sempre più integrati, e ciò non si verificherà soltanto nelle auto “super” ma anche in quelle di tipo più economico. La grande diffusione degli smartphone è alla base del più significativo elemento di evoluzione di tutto il settore automotive, che si estende dalla piccola 500 all’autotreno, passando per le sofisticate ammiraglie e i veicoli commerciali. Ne sta venendo fuori un’auto sempre più tecnologica, molto sicura anche per merito delle connessioni. Siamo passati dall’”elementare” collegamento Bluetooth a sistemi che consentono una vera e propria interconnessione sofisticata nella qual sono sempre più impegnate le varie case che hanno raggiunto già da ora livelli molto alti, suscettibili comunque di ulteriori miglioramenti.

Sfida agli incidenti – Osservano in molti che la sfida più grande, di oggi e di domani, è quella di presentare l’ultima tecnologia con la maggior frequenza possibile, senza però incidere pesantemente nel settore di produzione delle auto. Insomma cercando di recuperare in tempi più brevi possibili il costo delle attrezzature per la produzione e distribuzione delle vetture. Ci sono esempi concreti di costruttori (non a caso di origine aeronautica come Volvo) che dimostrano quanto conti la sofisticazione dei sistemi radar e dell’elettronica per ottenere e ottimizzare sistemi di sicurezza che sia davvero in grado di ridurre gli incidenti nelle condizioni di normale utilizzo del veicolo.

Elettronica in gran crescendo – Secondo ricerche Usa, il mercato globale dell’elettronica applicata all’auto raggiungerà i 279.960 milioni di dollari entro il 2020. La crescente domanda di sistemi avanzati di assistenza alla guida e di sistemi di info intrattenimento sempre più raffinati sono i fattori che accompagneranno lo sviluppo dell’elettronica automotive. Il continuo incremento del numero di componenti elettronici utilizzati dai costruttori di auto ha messo in luce nuove opportunità per i fornitori. Sistemi di chiamata di emergenza, blocchi dell’auto legati al tasso alcoolico nel sangue, sistemi di registrazione, scatole nere, telecamere e diverse altre tecnologie potranno stimolare lo sviluppo, ma resta il timore che l’alta complessità e la mancanza di consapevolezza generale sui sottosistemi possano ancora rappresentare ostacoli capaci di frenare un mercato che si annuncerebbe in continua crescita.

 Risparmiare sull’hardware – Costruire un’auto da zero ogni sette richiede un investimento molto difficile da recuperare soprattutto per il relativo costo aggiornamento delle catene di montaggio. È ovvio di conseguenza che non tutti i costruttori sono addirittura concordi sulla riduzione degli ormai canonici sei/sette anni del ciclo di vita di un’auto. Accorciare troppo il ciclo significa che il prodotto non sarà redditizio e che quindi non si riuscirà a recuperare l’investimento. I costruttori, specie quelli di vetture premium, sono orientati da una parte a mantenere i componenti costosi, come ad esempio le parti solide dell’auto (hardware) per circa sette anni, ma parallelamente a fare aggiornamenti software che migliorino i sistemi di intrattenimento. Traducendo: occorrerà trovare un modo per aggiornare il prodotto senza dover investire pesantemente sull’hardware.

Fotografia delle elettriche – E parliamo infine di auto elettrica: una fotografia della situazione in Italia è stata scattata in un recente convegno, organizzato dalla Compagnia dell’Automobile presieduta da Marcello Pirovano, alla luce dei dati più recenti e dei confronti con una realtà europea che vede il nostro Paese in forte ritardo se si tiene conto, ad esempio, di immatricolazioni che, come dimostrano i numeri dello scorso anno, sono state di 1.125 unità su un totale di 1.574.775. Si legge in un comunicato che siamo difronte a dati che di certo non consentono di raggiungere il traguardo ipotizzato a suo tempo per un 2020 ormai dietro l’angolo, ma nemmeno quello che analisi come quella di Bloomberg New Energy Finance porta avanti al 2040, quando si dovrebbero moltiplicare per 95 volte (!) le 462.000 auto elettriche vendute nel mondo lo scorso anno. L’accelerazione auspicata, si legge ancora, sarà in sostanza realisticamente possibile soltanto quando le auto elettriche saranno più attraenti per prestazioni specie in tema di autonomia, più facili e rapide da ricaricare, ma anche e soprattutto meno care da acquistare. Cittadini e costruttori non devono, se si vuole veramente sviluppare l’auto “pulita”, continuare ad essere penalizzati dalla persistente assenza di una vera politica dei trasporti.

I costruttori da parte loro hanno spostato il discorso sul piano concettuale e culturale in cui i benefici dell’auto a zero emissioni non debbano necessariamente generare un subitaneo vantaggio pratico e monetario, ma la visione più ampia di una mobilità legata al benessere di tutta la comunità; ne deriverebbe un circolo virtuoso, generatore a sua volta anche di una maggiore produttività. Da qui la proposta di una differente interpretazione e strutturazione delle tasse e delle imposte, da calcolare non sulla potenza del veicolo, ma sul suo contributo alla mobilità ecocompatibile.

Le previsioni dei dealer – Chiaramente improntate alla stabilità sono le previsioni a tre/quattro mesi dei concessionari interpellati in marzo sull’andamento delle consegne. Il 66% prevede stabilità della domanda (58% in febbraio), mentre scende al 20% dal 32% la quota di coloro che prevedono un aumento della domanda e sale al 14% dal 10% la percentuale di chi prevede domanda in diminuzione. Il saldo tra valutazioni positive e negative scende a 6 da 22 di febbraio portandosi sui livelli di inizio 2015. Migliorano le previsioni a 3/4 mesi sul livello dei prezzi. Il 13% degli interpellati (11% di febbraio) le giudica alte e l’82% stabili.

Commenta per primo

Lascia un commento