A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 152) di LUCIO DE SANCTIS/ Mercato: come è andato 2017- Classifiche di case e modelli- La spinta dei Suv – Moto in flessione – Le cattive abitudini

di LUCIO DE SANCTIS –

Dicembre negativo, anno positivo – Secondo i dati del Ministero Infrastrutture e Trasporti, a dicembre il mercato italiano dell’auto totalizza 121.100 immatricolazioni, con un calo del 3,2% rispetto allo stesso mese del 2016. Nell’intero 2017, i volumi immatricolati si attestano complessivamente a 1.970.497 unità, il 7,9% in più rispetto al 2016.

“A dicembre il mercato dell’auto italiano presenta il secondo segno negativo del 2017, dopo il calo di aprile, dovuto in buona parte agli effetti di calendario, avendo dicembre 2017 contato due giorni lavorativi in meno rispetto a dicembre 2016 (18 giorni lavorativi a dicembre 2017 contro i 20 di dicembre 2016) – commenta Aurelio Nervo, Presidente di ANFIA. Nell’anno da poco concluso è proseguito il trend di graduale crescita avviato nel 2014 dopo sei anni consecutivi in flessione e i volumi raggiunti hanno superato la simbolica soglia di 1,9 milioni di unità, confermando l’Italia come quarto mercato dell’UE dopo Germania, Regno Unito e Francia. Questo risultato è stato possibile anche grazie alle campagne promozionali delle Case auto e delle reti di vendita, essendo la domanda di auto nuove ancora piuttosto debole. In assenza di misure a sostegno della sostituzione delle vetture più vecchie in circolazione, infatti, ci si aspetta un 2018 in linea con il 2017. C’è una fascia di mercato che è indispensabile sollecitare per scongiurare l’attuale contraddizione tra un parco circolante ancora anziano e gli sforzi dei Costruttori al fine di adeguarsi agli standard, sempre più stringenti, di riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli di nuova produzione.

Un contributo positivo – conclude Nervo – potrebbe derivare anche dal contenimento della fiscalità di settore. Ricordiamo, a titolo di esempio, che sono nuovamente scattati gli adeguamenti tariffari dei pedaggi autostradali, con un aumento medio attorno al 2,7%”.

Un promettente futuro – Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, con un numero di auto vendute nel 2017 molto vicino a quota 2.000.000, l’Italia recupera il rango di grande mercato mondiale dell’auto che aveva perso durante la durissima crisi cominciata nel 2008 in concomitanza con l’inizio di una crisi economica che per l’Italia è stata più grave e più lunga di quella del 1929. Tra l’altro, il livello di 2.000.000 sarebbe stato sicuramente superato nel 2017 se non vi fosse stato nell’ultimo trimestre dell’anno un mutamento di politica commerciale da parte di alcune marche, che, avendo già raggiunto gli obiettivi di vendita dell’anno, hanno fortemente rallentato la pressione sul mercato.

Le prospettive per il 2018 sono comunque positive. Dall’inchiesta condotta a fine dicembre dal Centro Studi Promotor emerge che il 29% dei concessionari si attende vendite in crescita, il 58% ipotizza invece stabilità sui buoni livelli del 2017 e solo il 13% manifesta pessimismo.
Secondo il Centro Studi Promotor, le immatricolazioni nel 2018 supereranno quota due milioni per attestarsi a 2.050.000 ed avere poi un ulteriore balzo nel 2019 per portarsi a 2.200.000 unità, cioè ad un livello decisamente importante che sarà di ottimo auspicio per affrontare le sfide dei prossimi anni ’20.

Classifiche di case e modelli – Fra le case costruttrici FCA è in testa con oltre 560 mila auto vendute e una fetta di mercato del 28,46% (lo scorso anno era del 29%), dovuto soprattutto al marchio Fiat, che da solo vale oltre 402 mila auto. Bene anche Jeep e Alfa Romeo: il brand americano con 50 mila unità è cresciuto del 22%; l’Alfa segna un +24,5% e oltre 45 mila pezzi. Secondo posto per il gruppo Volkswagen (252.675 immatricolazioni, quota di mercato 12,82% in lievissima flessione) e terzo gradino per PSA (217.365 immatricolazioni, con una quota di mercato dell’11,03% in crescita anche grazie alla recente acquisizione del marchio Opel). Seguono gruppo Renault (191.647 immatricolazioni), Ford (134.073), Daimler (92.520), il gruppo Toyota (89.149).

Fra i 10 modelli più venduti, sei sono fabbricati da FCA: Fiat Panda (145.919 unità), Lancia Ypsilon (60.321), Fiat Tipo (56.046) e Fiat 500 (53.960) occupano i primi 4 posti della classifica. Al quinto c’è la Renault Clio (52.618), seguita a breve distanza dalla Citroën C3 (48.625) da poco totalmente rinnovata rinnovata. Bene anche la 500L (46.450) e la 500X (45.789), regina dei crossover in Italia. Penultimo gradino del podio per la Golf (41.820), tallonata dalla Fiesta (41.285), nella sua ultima recente edizione

I SUV spingono il controvalore – La domanda di auto nuove in Italia nel 2017 è stata ha sfiorato i due milioni di unità per un controvalore di 38.561 milioni di euro, al netto degli sconti (fonte Centro Studi Fleet&Mobility), in crescita sul 2016 del 7,5% e del 6,2% rispettivamente.

Così, se in volume è corretto affermare che le vendite sono tornate ai livelli del 2009, in termini di valore siamo ben oltre i 38 miliardi del 2008, con circa 200mila vetture in meno, grazie al fatto che a far leva sulle mode (SUV e crossover) si riesce a spuntare prezzi più alti. C’è da prevedere che sarà ancor più così quest’anno e i prossimi, visto che nel 2017 questo segmento in Italia ha pesato per il 31% dei volumi, mentre a livello globale il centro studi Jato Dynamics stima un 2017 a quota 47% e prevede il sorpasso nei prossimi mesi.

Tornando al 2017, la crescita è stata trainata dalle società, che hanno immatricolato 435mila unità (+27,5%) pari a 8.923 milioni (+19,3%), grazie a uno smisurato ricorso alle auto-immatricolazioni (demo e km0) che spiega anche il diverso incremento dei volumi rispetto al valore, per via dei forti sconti praticati. Secondo Fleet Mobility il valore medio pagato per immatricolare queste macchine è stato infatti di 20.538 euro, in flessione del 6,4% sul valore medio registrato nel 2016.

Anche il noleggio ha incrementato gli acquisti: 433mila unità per un controvalore di 8.652 milioni di euro (+18,2% e +17,4% rispettivamente). La lieve differenza è spiegata dal fatto che il noleggio a breve termine ha assorbito ben 174mila vetture (+21%), quantità enorme rispetto al fabbisogno, che ha spostato il mix del canale verso le auto di taglia piccola.

L’usato visto dall’ACI – Finale d’anno contrastato per il mercato dei veicoli di seconda mano. A dicembre i passaggi di proprietà delle quattro ruote depurati dalle minivolture (i trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della rivendita al cliente finale) hanno fatto registrare una crescita del 9,3% in termini di media giornaliera rispetto al corrispondente mese del 2016, che tuttavia si trasforma in un calo del 3,1% in termini di bilancio mensile a causa della presenza a dicembre 2017 di due giornate lavorative in meno.

Moto in flessione – Ben più marcata la flessione dei passaggi di proprietà dei motocicli che, sempre al netto delle minivolture, hanno chiuso l’ultimo mese dell’anno con una variazione mensile negativa del 13,5% rispetto a dicembre 2016 (-3,9% in termini di media giornaliera).    I dati sono riportati nell’ultimo bollettino mensile “Auto-Trend”, l’analisi statistica realizzata dall’Automobile Club d’Italia sui dati del PRA, consultabile sul sito  HYPERLINK “http://www.aci.it/” www.aci.it

Radiazioni in positivo – Segnali decisamente positivi, invece, per il bilancio mensile delle radiazioni, sia nel settore delle autovetture sia in quello dei motocicli. Rispetto al mese di dicembre del 2016 le radiazioni delle quattro ruote nell’ultimo mese del 2017 hanno fatto rilevare una variazione positiva del 5,2% (+ 16,8% in termini di media giornaliera), mentre le radiazioni di motocicli hanno messo a segno un incremento mensile del 21,1% (+ 34,5% in termini di media giornaliera). Il tasso unitario di sostituzione nel mese di dicembre è stato pari a 0,96 (ogni 100 auto iscritte ne sono state radiate 96) e a 0,71 nell’intero anno 2017.

Crescerà il circolante – Complessivamente nel 2017 le radiazioni di autovetture sono aumentate del 2,8%, così come quelle di tutti i veicoli, a fronte di una flessione del 2,5% registrata nel settore dei motocicli. Considerando il saldo positivo per le autovetture tra prime iscrizioni e radiazioni – circa 583.000 unità – si prevede un nuovo incremento del parco circolante al 31-12-2017 di oltre l’1,5%

Le cattive abitudini resistono –  Troppo spesso incuranti delle norme legali più stringenti, per una pervicace mancanza di senso civico, sono moltissimi gli italiani che continuano ad ignorare i rischi enormi che si possono correre con comportamenti scorretti quando si viaggia in auto o in moto.

Ma negli anni ‘70 e ’80 era ancora peggio.  HYPERLINK “https://www.facile.it/assicurazioni.html” \t “_blank” Facile.it, il principale sito italiano di comparazione del settore assicurativo, ha cercato di scoprire non solo quali erano i comportamenti sbagliati di allora e quali sono quelli di oggi. Ecco i risultati del sondaggio condotto a ottobre 2017.

Cinture – Partendo dal passato, forse non sorprende scoprire che il 70% degli intervistati dichiara che fra gli anni ‘70 ed ‘80 nei viaggi in auto con la famiglia nessuno usava le cinture di sicurezza. La legge italiana ne rese obbligatori gli attacchi nel 1976, ma solo nel 1988 anche l’uso effettivo. Da allora si è fatta molta strada strada ed oggi solo il 7% di chi ha risposto al sondaggio afferma di continuare a non allacciare la cintura. La situazione, purtroppo, cambia notevolmente se dai sedili anteriori ci spostiamo a quelli posteriori: in questo caso viaggiano senza cintura addirittura l’86% dei passeggeri intervistati.

Bambini in braccio – Quanti bambini viaggiavano pericolosamente negli anni ‘80? A giudicare dalle risposte al questionario di Facile.it erano moltissimi. Secondo i dati il 26% dei bambini di allora ha viaggiato in braccio al genitore sul sedile del passeggero ed il seggiolino cui oggi ancoriamo i nostri figli era poco meno di un miraggio, lo usavano meno del 45% dei genitori. Abitudini sbagliate, quelle di allora e anche spesso di oggi, probabilmente perché troppi adulti non sanno che un bambino seduto senza seggiolino e senza cinture, con una improvvisa frenata a solo 40 all’ora rischia di sfondare il parabrezza con i danni fisici che ne conseguono. Ciò nonostante tre intervistati su quattro dichiarano di rimpiangere i viaggi fatti sdraiati sul sedile posteriore senza curarsi delle cinture, poco meno di uno su 3 (37%) quelli in cui, addirittura, ci si sdraiava sulla cappelliera o si giocava con le spalle al finestrino o, nel 12% dei casi ci si faceva trasportare nel bagagliaio e, magari (9%) durante il viaggio si saltava dentro l’auto con disinvoltura.

In moto senza casco – Le cattive abitudini stradali viaggiavano, e tuttora viaggiano, anche sulle due ruote. Oltre un intervistato su cinque (21%) dichiara che, da bambino, andava in moto tranquillamente con uno dei genitori anche prima di aver compiuto i 5 anni, nel 26% dei casi non usava il casco e, quando era in sella allo scooter con mamma e papà…viaggiava schiacciato fra di loro! (20% del campione). La consapevolezza del pericolo, però, a quanto pare su due ruote viaggia meglio e, fra tutti i comportamenti elencati, l’unico ancora praticato (appena dal 5% dei rispondenti) è quello di portare sullo scooter anche bambini con meno di 5 anni di età.

I dati principali emersi dall’indagine sono stati raccolti da Facile.it nella tabella che riportiamo qui sopra.

 

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