A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n.176) di LUCIO DE SANCTIS/ Gli annunci congelano il diesel. Quanta disinformazione sull’inquinamento!- Auto sempre più costose: più sicure ma più ingombranti – Gli incidenti di mezzi pesanti e bus

di LUCIO DE SANCTIS –

Gli annunci congelano il diesel – Stando a una elaborazione realizzata dal Centro Studi Fleet&Mobility per Il Sole-24 Ore, nei primi cinque mesi del 2018 (gennaio-maggio) le vendite a privati di veicoli diesel nuovi sono diminuiti del 4,2% (dai 537.411 veicoli dello stesso periodi del 2017 si è passati a 515.005). Potrebbe essere una buona notizia per l’ambiente ma in effetti non lo è. Infatti un recente studio comparativo condotto dall’Istituto motori del Cnr e presentato in collaborazione con Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), ha calcolato che le emissioni di C02 su ciclo di vita di un veicolo diesel sono inferiori rispetto a quelle di un veicolo alimentato a benzina o anche elettrico: in quest’ultimo caso “pesa” la CO2 emessa per produrre le batterie. Va inoltre detto che i nuovi diesel vengono assolti anche sul fronte delle emissioni di NOx. Elaborando uno studio condotto da Aviso GmbH in zone urbane ad alta intensità di traffico, l’Istituto motori del Cnr ha dimostrato che grazie alla sempre maggiore diffusione – annunci permettendo, verrebbe da dire – di auto diesel Euro6 (omologate Rde con fattore di conformità 1, in grado cioè di raggiungere un livello di emissioni NOx di circa 10 mg/Km), entro 5-10 anni il contributo all’inquinamento da NOx dovuto al  diesel sarà marginale e trascurabile (vedi: “http://www.ilsole24ore.com/art/motori/2018-04-26/il-diesel-non-e-morto-bosch-promette-motori-piu-puliti–123051.shtml?uuid=AESh42eE” ). Il dato sull’emissione di CO2 diventerà il primo parametro di confronto. Parametro sulla base del quale, come già detto, il diesel risulta già oggi più “pulito” di un motore a benzina.

Federauto consiglia prudenza – Il clima di incertezza ( la mancanza di fiducia è il peggior nemico del mercato)  sta fermando la propensione d’acquisto di vetture diesel anche sul mercato dell’usato. E anche in questo caso gli effetti dannosi sull’ambiente sono favoriti, non ridotti. Già, perché gli annunci anti-inquinamento stanno rallentano la conversione del parco circolante inquinante attraverso la leva del cambio “usato con usato”.

«Bisognerebbe evitare – conferma Gian Franco Soranna, direttore Federauto, la Federazione italiana dei concessionari di auto – annunci che mettano in discussione la circolazione dei diesel recenti, in particolare gli Euro6. E nello stesso tempo sarebbe bene accelerare la conversione del parco circolante: una delle leve potrebbe essere proprio quella di incentivare il passaggio da usato datato a usato recente. Sarebbe un’operazione valida anche sul piano sociale». «Bisognerebbe evitare annunci che mettano in discussione la circolazione dei diesel recenti, in particolare gli Euro6. E sarebbe bene accelerare la conversione del parco circolante».

Un salto generazionale – Sul fronte delle emissioni, l’introduzione dei diesel Euro4 con filtro anti particolato ha segnato un salto generazionale senza precedenti. Di fatto, rispetto a un motore pre-Euro le emissioni si sono ridotte del 90%. Da lì in poi sono stati apportati miglioramenti incrementali. Per questo, dare la possibilità ai cittadini di sostituire gli oltre 10milioni di veicoli pre-Euro5 oggi in circolazione, con un  diesel usato più “fresco”, avrebbe vantaggi diffusi: per l’ambiente, vista l’evoluzione dei propulsori alimentati a gasolio; per le famiglie, che potrebbero passare a un’auto meno inquinante con una spesa contenuta; per gli operatori del settore, dal momento che lo stock di usato, soprattutto quello proveniente dal noleggio a lungo termine, avrebbe di nuovo un mercato.

Sostiene Crisci (Volvo Italia) che la conoscenza diffusa è limitata e sono moltissimi i luoghi comuni. Fino a quando però il diesel resterà nel mirino delle norme anti-inquinamento con motivazioni più ideologiche e politiche che razionali, questi vantaggi resteranno sulla carta. Così come il miglioramento dalla qualità dell’aria delle nostre città.

Auto sempre più costose – Sono 39,9 i miliardi di euro spesi in Italia nel 2017 per acquistare nuove automobili, 3,6 miliardi in più del 2016. È quanto emerge dalle elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility, che applica propri algoritmi ai dati in volume dell’Unrae.

Il mercato è cresciuto in valore del 10% e ciò grazie all’incremento delle immatricolazioni (+8%) e all’aumento del prezzo medio netto (+2%) che nel 2017 ha superato i 20.000 euro, il valore più alto di sempre.

“Gli Italiani – sostiene Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro Studi Fleet&Mobility – stanno sempre più indirizzando i propri acquisti verso auto più attraenti dal punto di vista estetico, come i SUV e i Crossover, e più equipaggiate dal punto di vista dei contenuti. Basta pensare alle dotazioni relative alla sicurezza e alla connettività. Questo porta ad un prezzo medio di vendita più elevato”.

Fiat e Volkswagen guidano la classifica a valore con una quota rispettivamente del 15% e del 7,7%. Ottima la performance di Renault che balza in terza posizione con una quota del 6,1% (nel 2016 era sesta in classifica) ex-aequo con Ford.

Entra nella classifica dei top 15 brand a valore Alfa Romeo, che con soli 4 modelli supera il 3% di quota.

Dalla classifica dei top model a valore emerge che il brand FCA piazza 5 modelli nei primi 6 posti, con la Golf che scende dalla seconda alla terza posizione rispetto al 2016, scalzata dalla Tipo con una quota a valore del 2,3%.

Il diesel non ha subito quel contraccolpo di cui si continua a parlare. Nella classifica delle alimentazioni, il diesel è saldamente al primo posto con una quota a valore del 67%, che nel 2016 era del 68%. Infine le vetture ibride, che guadagnano un punto di quota a valore, raggiungendo il 4%.

Assistenza in lieve aumento – Nei primi quattro mesi del 2018 i prezzi dei servizi per l’assistenza auto nel nostro Paese sono aumentati mediamente dell’1,1% rispetto ai primi quattro mesi del 2017. Questo dato deriva da un’elaborazione degli indici Istat dei prezzi condotta dall’Osservatorio Autopromotec sui costi dell’assistenza auto.

Come mostra la tabella, il comparto dell’assistenza che ha fatto registrare la maggiore crescita tendenziale, cioè rispetto allo stesso quadrimestre dell’anno precedente,  è stato quello della manutenzione e riparazione dei mezzi di trasporto privati che ha fatto segnare un aumento dell’1,2%.

In misura più contenuta sono aumentati i prezzi dei pneumatici auto (+0,9%), quelli dei lubrificanti (+0,8%) e quelli dei pezzi di ricambio (+0,7%).

È interessante notare che nel primo quadrimestre 2018 la crescita tendenziale dell’1,1% dei prezzi per l’assistenza auto nel suo complesso è stata superiore rispetto all’incremento tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo, che è stato in media dello 0,7%. Tale dinamica risulta in linea con una tendenza ormai consolidata nell’ultimo triennio: dal 2015 al 2017, infatti, l’aumento dei prezzi per l’assistenza auto è stato superiore rispetto al livello d’inflazione (+2% contro +1,5%). Tale differenza di crescita trova ragione nel fatto che il comparto dell’autoriparazione negli ultimi anni ha subìto una grande trasformazione, sia dal punto di vista normativo (con la nascita della nuova categoria professionale del meccatronico, che sostituisce le categorie di meccanico ed elettrauto) che dal punto di vista tecnologico e innovativo (con l’introduzione sempre più diffusa anche in officina di nuove più efficienti strumentazioni, anche elettroniche). L’evoluzione strutturale e qualitativa del settore giustifica pertanto un aumento dei prezzi lievemente superiore al tasso d’inflazione.

Tornando ai dati della tabella, l’Osservatorio Autopromotec sui costi dell’assitenza auto mostra infine anche l’andamento dei prezzi per l’acquisto di automobili nuove ed usate. In particolare, sempre con riferimento al primo quadrimestre 2018, i prezzi delle vetture nuove hanno avuto un aumento medio dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per le automobili usate prevale, invece, una tendenza alla diminuzione (-3%).

Gli incidenti di pesanti e bus – Gli autobus coinvolti in un incidente stradale nel nostro Paese nel 2016 sono stati 2.429, con un aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente. Gli autocarri pesanti (incluse le motrici) coinvolti in un incidente stradale, sempre nel 2016, sono stati 20.642, con una lieve diminuzione (-0,5%) rispetto al 2015. Questi dati emergono da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro sulla base dei dati più recenti resi noti da Istat.

“I dati sugli autobus e sugli autocarri coinvolti in un incidente stradale – sottolinea Enrico Moncada, Responsabile della Business Unit Truck Replacement di Continental Italia – evidenziano che, dopo il calo sostenuto registrato dal 2006 al 2015, tra il 2015 ed il 2016 non vi sono stati ulteriori miglioramenti sensibili, anzi il numero di autobus coinvolti in incidente è aumentato, mentre il numero di autocarri è sostanzialmente stabile. Sembrerebbe quindi che vi sia stata un’inversione di tendenza per ciò che riguarda i dati sulla sicurezza dei mezzi pesanti in circolazione in Italia o perlomeno, nel caso degli autocarri, un rallentamento del calo dei veicoli coinvolti in incidente. Si tratta di un campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato. Continental, con il programma Vision Zero, si è posta l’obiettivo di arrivare a zero vittime, zero feriti e zero incidenti stradali. Questo obiettivo è di fondamentale importanza nella strategia di sviluppo di sistemi e prodotti da mettere in commercio e che sono già oggi in grado di assistere il conducente alla guida dei veicoli”.

L’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro contiene anche un prospetto dei dati sulla diminuzione del numero di autocarri e di autobus convolti in incidenti stradali a livello regionale. Per ciò che riguarda gli autocarri, la diminuzione percentualmente maggiore del numero di veicoli coinvolti in un incidente è stata registrata in Valle d’Aosta (-26,8%); seguono l’Emilia Romagna (-7,5%), il Trentino Alto Adige (-5,9%) e la Lombardia (-4,8%). In calo anche i dati di Friuli Venezia Giulia, Molise, Umbria e Lazio. Invariata la situazione della Basilicata. Aumenti sono stati registrati nelle altre regioni, fino ad arrivare al +5,7% della Sardegna, al +6,3% del Piemonte ed al +6,6% della Campania. Nel comparto degli autobus le regioni che hanno fatto registrare un calo del numero di veicoli coinvolti in un incidente sono: Valle d’Aosta (-83,3%), Abruzzo (-33,3%), Sicilia (-19%), Umbria (-11,1%), Piemonte (-8,2%), Calabria (-8%) e Lombardia (-4,3%). Tutte le altre regioni presentano dati in aumento, fino ad arrivare al +43,1% del Trentino Alto Adige, al +50% del Molise ed al +51,9% della Sardegna.

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