7GIORNI IN SENATO (n. 89)/ Il dibattito sulla proroga dell’emergenza Coronavirus, quello sullo scostamento di bilancio, e quello sul processo a Salvini. Poi le risposte dei ministri alle interrogazioni

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO

Martedì 28 luglio l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 16:30 e il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte ha reso comunicazioni sulle ulteriori iniziative in relazione all’emergenza Covid-19: in vista della scadenza dello stato di emergenza, deliberato il 31 gennaio scorso, nel Consiglio dei Ministri, concluso poche ore fa, si è discussa l’eventuale proroga dello stato di emergenza, prevista dal codice di protezione civile. Essa costituisce il presupposto per l’attivazione di poteri volti ad affrontare la situazione con tempestività ed efficacia, il più importante dei quali è il potere di ordinanza, che consente di emanare norme in deroga all’ordinamento vigente. La pandemia non è un evento puntuale ma un processo in evoluzione, seppure oggi contenuto e circoscritto; se non fosse prorogato lo stato di emergenza cesserebbero di avere effetto 38 ordinanze (quattro all’esame della Ragioneria) e provvedimenti attuativi (da cui dipendono ad esempio l’allestimento di strutture per persone positive, le attribuzioni dell’Istituto superiore di sanità, il numero verde e la centrale operativa remota per la ricerca di posti letto), cesserebbero inoltre la funzione di coordinamento della Protezione civile, la funzione del comitato tecnico scientifico, l’operatività del commissario che si sta occupando dei dispositivi di protezione e degli allestimenti per l’ordinato avvio dell’anno scolastico. La proroga appare scelta tecnicamente obbligata anche per rinnovare le misure contenute dei decreti nn. 19 e 33. Dal punto di vista sanitario, il comitato tecnico scientifico ha evidenziato che il virus continua a circolare e che la situazione internazionale resta preoccupante; i principi di precauzione, adeguatezza e proporzionalità suggeriscono di mantenere un cauto stato di guardia per intervenire tempestivamente. Non è intenzione del Governo drammatizzare la situazione o alimentare paure ingiustificate; la proroga non lede l’immagine internazionale del Paese, serve al contrario a mantenere in efficienza le strutture che hanno reso il Paese più sicuro. Occorre attenersi ai profili tecnici e giuridici della decisione, anziché attribuire alla proroga significati impropri, come la volontà di alterare l’ordinaria dialettica democratica. La proroga non è peraltro la fonte di legittimazione per l’emanazione di DPCM, il potere del Presidente del Consiglio si radica infatti nella normativa di rango primario, che dovrà differire i termini dei decreti già adottati e confermare le misure precauzionali minime. L’indirizzo del Governo, che ha acquisito anche il parere dell’Avvocatura dello Stato, è di limitarne l’estensione ad ottobre; l’Esecutivo è comunque disponibile a interloquire con le Camere. In conclusione, la cessazione dello stato di emergenza determinerebbe l’arresto del sistema di protezione e prevenzione costruito in questi mesi e il Presidente Conte confida in una decisione parlamentare responsabile che vada oltre la dialettica tra maggioranza e opposizione. 

Alla discussione hanno partecipato i sen. Elisa Pirro, Mollame, Pisani, Domenica Castellone (M5S); Mallegni, Licia Ronzulli (FI); Centinaio, Sonia Fregolent (L-SP); Urso (FdI); Daniela Sbrollini (IV); Parrini (PD). Con diversi accenti i Gruppi di opposizione hanno criticato la proroga dello stato di emergenza che appare dettata da motivi politici e non da ragioni tecniche e sanitarie. Secondo FI la situazione sanitaria non presenta tratti di imprevedibilità, eppure il Governo dà l’impressione di essere impreparato ad affrontare una seconda ondata; FdI ha ricordato che la Repubblica ha attraversato diverse situazioni di crisi senza ricorrere allo stato di emergenza e che la proroga è considerata illegittima e inopportuna da insigni costituzionalisti; secondo la Lega il Governo, che non ha ancora presentato un piano pandemico, utilizza lo stato di emergenza per zittire il dissenso, impedire le manifestazioni di protesta, ricentralizzare la sanità. Secondo i gruppi di maggioranza la proroga è tecnicamente necessaria e politicamente saggia.

 In replica il Presidente Conte ha ricordato che, sebbene lo stato di emergenza non sia previsto dalla Costituzione, è previsto da una norma di rango primario e, dal 2014 ad oggi, è stato dichiarato 154 volte e prorogato 84 volte, in relazioni a terremoti e alluvioni. La pandemia si sviluppa in modo imprevedibile e la proroga consente di attivare misure organizzative, funzionali e operative per garantire piena assistenza e protezione; permette ad esempio di completare strutture ospedaliere, di attuare il piano di sicurezza delle scuole e il piano di sorveglianza straordinario dei migranti. Il Governo ha affrontato l’emergenza seguendo il metodo della precauzione e della trasparenza; ha sempre cercato il confronto con il Parlamento e sta mantenendo misure di prevenzione minimali. 

Il Presidente del Consiglio ha quindi espresso parere favorevole sulla proposta di risoluzione di maggioranza e contrario su quella di opposizione. 

Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole alla proroga dello stato di emergenza i sen. Laniece (Aut), Faraone (IV), Errani (Misto-LeU), Roberta Pinotti (PD) e Cioffi (M5S). Hanno svolto dichiarazione di voto contrario i sen. La Russa (FdI), Salvini (L-SP), Anna Maria Bernini (FI), Ciampolillo e Martelli (Misto). In dissenso dal Gruppo, il sen. Crucioli (M5S) si è pronunciato per un ritorno agli strumenti ordinari. (La seduta è terminata alle ore 21:00).

Mercoledì 29 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 in apertura di seduta il Presidente del Senato Casellati, i sen. Urso (FdI), Gasparri (FI) e Barbaro (L-SP), hanno ricordato il senatore Giulio Maceratini, scomparso sabato scorso; l’Assemblea ha osservato un minuto di silenzio. L’Assemblea ha avviato la discussione congiunta dei documenti: Programma nazionale di riforma 2020 (doc. LVII, n. 3, III sezione) e Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell’articolo 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo di bilancio di medio termine ai fini dell’autorizzazione parlamentare allo scostamento di bilancio necessario al finanziamento di ulteriori interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19) (doc. LVII-bis, n. 2).

L’autorizzazione dello scostamento richiede la maggioranza assoluta. La relatrice sen. Conzatti (IV-PSI), illustrando il documento LVII-bis, n. 2, ha ricordato che la Relazione è adottata ai sensi della legge rinforzata di attuazione del principio del pareggio di bilancio, la quale prevede che scostamenti temporanei del saldo di bilancio strutturale dall’OMT siano consentiti in caso di eventi eccezionali, sentita la Commissione europea e previa autorizzazione approvata dalle Camere, a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, indicando nel contempo il piano di rientro verso l’OMT. Il piano di rientro rispetto all’OMT può essere aggiornato “al verificarsi di ulteriori eventi eccezionali” ovvero qualora, in relazione all’andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche. Il 20 marzo la Commissione Europea ha disposto l’applicazione della cosiddetta clausola di salvaguardia generale per l’anno in corso, allo scopo di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra di bilancio per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare l’emergenza epidemiologica e per contrastare gli effetti recessivi sulle economie europee della diffusione del Covid-19. La Relazione in esame è stata preceduta da due: il Parlamento ha già autorizzato, a marzo e ad aprile, uno scostamento di bilancio di 20 miliardi per il 2020 in termini di indebitamento netto e un maggiore indebitamento di 55 miliardi di euro nell’anno 2020. Con la Relazione in esame il Governo chiede l’autorizzazione a un maggiore indebitamento netto, includendo la relativa spesa per interessi passivi, pari a 25 miliardi di euro per l’anno 2020. In termini di fabbisogno, la richiesta di autorizzazione equivale a 32 miliardi di euro per l’anno 2020. Considerati gli effetti sulla finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico mondiale e nazionale, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato raggiunge per l’esercizio corrente i 336 miliardi di euro in termini di competenza e i 384 miliardi di euro in termini di cassa. Il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è fissato all’11,9 per cento del PIL nel 2020. Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 157,6 per cento del PIL nel 2020. La relazione pone l’accento sul ruolo della domanda interna. In particolare, il Governo ritiene importante prorogare alcuni degli interventi posti in essere sin dall’inizio dell’emergenza, come la Cassa Integrazione Guadagni, in una prospettiva di maggiore selettività (sostegno alle imprese più colpite), incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, garantire la liquidità, anche attraverso una riprogrammazione delle scadenze fiscali dei prossimi mesi. Il Governo, infine, conferma l’obiettivo di ricondurre verso la media dell’area euro il rapporto debito/PIL nel prossimo decennio attraverso una strategia di rientro incentrata su: un adeguato surplus di bilancio primario; rilancio della crescita economica attraverso il potenziamento degli investimenti, pubblici e privati, anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative. 

Il relatore, sen. Presutto (M5S), illustrando il documento LVII, n. 3, ha ricordato che il Piano nazionale di riforma 2020 costituisce il primo passo verso la definizione operativa del Piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia, necessaria per avvalersi delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea nell’ambito dello strumento Next Generation EU (NGEU) del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Il Governo intende aumentare il livello degli investimenti pubblici di almeno un punto percentuale di PIL rispetto al 2019, in particolare negli ambiti delle infrastrutture di comunicazione, delle telecomunicazioni, in attuazione del Piano Banda Ultralarga, delle infrastrutture e dei servizi di trasporto, delle infrastrutture per l’energia e l’acqua, del riciclo e dell’attenuazione dei rischi idrogeologici e sismici, della protezione dell’ambiente e riforestazione, degli investimenti per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dell’istruzione. Le risorse del programma Next Generation EU saranno inoltre impiegate, nelle intenzioni del Governo, per aumentare le spese per l’istruzione, la ricerca e lo sviluppo, per stimolare maggiori investimenti nel settore privato. Il Piano per la ripresa e la resilienza punterà anche a sviluppare settori e filiere ritenuti dal Governo di particolare rilevanza sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione, oltre che importanti per la sicurezza economica e strategica del Paese e per il benessere dei cittadini (l’intera filiera della salute, il turismo e il patrimonio culturale, l’industria automobilistica, della componentistica, della meccanica strumentale, della siderurgia e della produzione di energia, l’edilizia. L’aumento degli investimenti pubblici e privati, e il rilancio dei macro-settori più rilevanti dell’economia italiana, saranno accompagnati, secondo le intenzioni del Governo, da una serie di riforme volte a rafforzare la competitività dell’economia pur migliorando l’equità sociale e la sostenibilità ambientale (riforma dell’amministrazione della giustizia, dell’istruzione, delle politiche del lavoro, del fisco). Il relatore ha posto l’accento sull’aumento della crescita per ridurre il rapporto debito/Pil, sulla riqualificazione della pubblica amministrazione, sul ddl semplificazione, su un sistema di circolazione dei crediti di imposta che fornisca liquidità senza incidere sul debito. 

La relatrice di minoranza, sen. Faggi (L-SP), ha evidenziato che l’impiego di risorse con stringenti vincoli di destinazione, richiede un progetto di ampio respiro, pluriennale e dettagliato, animato da una strategia che deve essere condivisa, attraverso un corretto coinvolgimento del Parlamento e delle opposizioni. La sen. Faggi ha posto l’accento sull’utilizzo della leva fiscale di vantaggio per le piccole e medie imprese, l’introduzione di un regime fiscale sostenibile (riduzione delle aliquote, del 50 per cento dei carichi pendenti e dilazione dei pagamenti, riduzione dell’IMU ed estensione della cedolare secca), autonomia differenziata delle Regioni. 

Alla discussione hanno partecipato il sen. Zanda (PD), che ha denunciato la trasformazione istituzionale in atto e ha chiesto un intervento del Presidente del Consiglio di alto profilo sul destino del Paese; la sen. Emma Bonino (Misto-Più Europa) ha preannunciato voto contrario allo scostamento ritenendo che il Governo avrebbe dovuto ricorrere al Mes; il sen. Bagnai (L-SP) ha spiegato che il ricorso a fondi europei si tradurrà in un aggravio della spesa per interessi perché i creditori subordinati chiederanno un premio maggiore, ha osservato inoltre che nelle raccomandazioni della Commissioni europea sul piano di riforma è nascosta una patrimoniale; la sen. Boldrini (PD) ha auspicato l’omogeneizzazione del sistema sanitario; i sen. Urso (FdI), Fiammetta Modena, Alessandra Gallone (FI) e Vescovi (L-SP), ritenendo che fin qui il Governo abbia impiegato male le risorse, hanno chiesto, quale condizione per votare il terzo scostamento, l’accoglimento di alcune proposte (semestre bianco fiscale, semplificazione delle aliquote e riduzione dell’IMU, decontribuzione per le imprese che non riducono i dipendenti, reintroduzione dei voucher, rivalutazione delle pensioni di invalidità, sostegno ai comuni per le spese sociali); la sen. Bottici (M5S) ha avanzato proposte sulla no tax area, la riduzione delle aliquote, la sospensione degli accantonamenti dei comuni per le perdite delle società partecipate; il sen. Ferrazzi (PD) si è soffermato sugli investimenti per la transizione green; il sen. Saviane (L-SP) ha criticato l’idea di contrastare l’evasione con la stretta sull’uso del contante, la sen. Piarulli (M5S) si è soffermata sulla riforma della giustizia; il sen. Martelli (Misto) ha argomentato che il piano nazionale di riforma non è una scelta politica bensì un’imposizione: per accedere ai prestiti europei, l’Italia è obbligata ad alienare il patrimonio pubblico, a rivedere i valori catastali, a mettere mano alle pensioni, a garantire ritorni agli avanzi primari; il sen. Paragone (Misto) ha insistito sull’immediato bisogno di liquidità e sulle condizionalità del recovery fund; il sen. Saccone (FI), richiamando l’intervento del sen. Zanda, ha auspicato una sintesi politica; il sen. Tosato (L-SP) ha rilevato che il piano nazionale di riforma è generico, manca una vera strategia di rilancio, che passa necessariamente per una riforma fiscale. Il sen. Steger (Aut) ha annunciato voto favorevole allo scostamento, indicando tre priorità: la riforma della giustizia, la riqualificazione della pubblica amministrazione, la formazione. Il sen. Monti (Misto) ha annunciato con riluttanza un voto favorevole allo scostamento, condividendo le preoccupazioni per un impiego produttivo delle risorse e segnalando che il Governo non ha definito il piano di rientro dal debito. Il sen. Pichetto Fratin (FI) condivide le sfide della modernizzazione e dell’inclusione sociale, ma ritiene necessario un disegno preciso con un cronoprogramma. Hanno partecipato alla discussione anche i sen. Comincini, Gelsomina Vono (IV-PSI); Elena Testor, Pepe, Roberta Ferrero, Erika Stefani, Candiani, Erica Rivolta, Maria Cristina Cantù (L-SP); Damiani, Perosino (FI); Laus, D’Alfonso, Valeria Valente (PD); Pellegrini, Bianca Granato, Patty L’Abbate, Rossella Accoto (M5S) e De Bertoldi (FdI).

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Gualtieri, ha ricordato che su 100 miliardi di maggior indebitamento circa 35 sono destinati a lavoro e ammortizzatori sociali, più di 40 alle imprese, più di 12 agli enti territoriali, più di 11 a sanità, scuola e servizi sociali. Tutti gli analisti rilevano che queste misure, unite alla moratoria su mutui e prestiti, hanno attenuato l’impatto della crisi, preservato il tessuto produttivo e posto le basi di una ripresa che è già in atto, anche se nel 2020 non potrà compensare la caduta del Pil dovuta al blocco della produzione. Le maggiori risorse di 25 miliardi saranno usate in modo più selettivo per occupazione, fisco, liquidità, enti territoriali. Ci sarà una deroga sui contratti a termine e una proroga sul lavoro agile; è allo studio un meccanismo premiale di decontribuzione per far uscire i lavoratori dalla Cig; proseguirà il supporto alla liquidità che potrà contare su misure fiscali; il Governo intende rimodulare il debito fiscale e differire i termini della riscossione; sarà prorogata a settembre la moratoria su mutui e prestiti in scadenza. Continueranno a essere sostenuti gli enti locali: nel prossimo decreto saranno rafforzati i fondi per le funzioni fondamentali, a ristoro della perdita di gettito, e i fondi per gli investimenti. Una parte delle risorse sarà destinata alla crescita e a settori specifici (l’automobile e il turismo). Infine, una quota significativa sarà destinata alla scuola per facilitare l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza. Il provvedimento sarà varato la prossima settimana anche sulla base di un confronto costruttivo con il Parlamento. Il Governo garantirà risorse per l’adeguamento delle pensioni di invalidità e fornirà incentivi per l’occupazione; sul fisco è disponibile a un confronto con l’opposizione. Il piano nazionale di riforma presenta novità di tempi e di contenuti: il Governo ha deciso di non approvarlo ad aprile per varare un documento più aggiornato e di maggior respiro strategico. Sul recovery plan il Governo avrà un dialogo costante con il Parlamento e con le forze sociali e territoriali. Il risultato conseguito all’ultimo Consiglio europeo (l’emissione di titoli di debito per finanziare politiche comuni) ha una portata storica per l’Europa: permette un salto di qualità nella risposta alla crisi e alle sfide globali, aiuta l’integrazione aumentando le convergenze; l’Italia ha ottenuto un’ottima allocazione di risorse e ha evitato il rischio di veti e procedure all’unanimità. Bisogna ora lavorare insieme per un piano di resilienza che affronti i nodi strutturali della bassa crescita e degli scarsi investimenti, secondo le linee di fondo indicate nel PNR. Il Governo punta a una crescita duratura ed inclusiva; intende quindi aumentare di un punto di Pil gli investimenti pubblici e di 0,4 punti di Pil la spesa per ricerca e sviluppo; prevede interventi specifici per la sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana; nella sanità punterà su innovazione tecnologica e medicina territoriale. Prioritari sono anche la digitalizzazione e il rilancio degli investimenti privati: un sistema di regolazione finanziaria dovrà canalizzare il risparmio verso gli investimenti privati, il consolidamento delle aziende e la crescita dimensionale; sarà rivisto il sistema di incentivi. Altra priorità è il piano per la riduzione del divario tra Nord e Sud. Saranno potenziate le politiche di istruzione e formazione, saranno rilanciate le filiere della sanità e della farmaceutica, del turismo, dello stoccaggio e della meccanica avanzata, della siderurgia e dell’industria culturale. Il ddl semplificazione interviene in diversi ambiti anche per attirare capitali; nell’ambito della riforma fiscale, volta alla maggiore efficienza ed equità del prelievo, saranno riviste le imposte ambientali e i sussidi dannosi per l’ambiente. Sarà rilanciata l’azione di contrasto all’evasione fiscale e saranno incentivati i pagamenti elettronici. Per le partite Iva si sta ragionando sul superamento del sistema degli acconti e dei saldi. A partire dalla Nota di aggiornamento il Governo elaborerà la strategia di rientro dal debito, puntando a una crescita più elevata e ad avanzi di bilancio.

Il Governo ha accolto le proposte di risoluzione presentate dai Gruppi di maggioranza; non ha accolto le proposte dei Gruppi di opposizione.

Nelle dichiarazioni hanno annunciato voto favorevole alle proposte di risoluzione di maggioranza i sen. Julia Unterberger (Aut), Laura Garavini (IV), che ha sollecitato il coinvolgimento dell’opposizione, Errani (Misto-LeU), il quale ha auspicato una riforma fiscale nel segno della crescita e dell’equità e ha evidenziato la necessità di assumere personale qualificato nella pubblica amministrazione per riuscire a spendere le risorse europee; Stefano (PD) e Pesco (M5S). Hanno annunciato l’astensione sulla relazione per lo scostamento e il voto contrario al Piano nazionale di riforma, i sen. Calandrini (FdI), Malan (FI) e Romeo (L-SP). Secondo il Capogruppo della Lega il Governo avrebbe potuto emettere titoli irredimibili non classificabili come debito pubblico e dovrebbe spendere 28 miliardi, già iscritti in bilancio per gli investimenti, prima di ricorrere al Mes. Il sen. Quagliarello (Misto) ha annunciato l’astensione sullo scostamento, esprimendo delusione per la proroga dell’emergenza. (La seduta è terminata alle ore 18:30).

Giovedì 30 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 l’Assemblea ha avviato la discussione del documento IV-bis, n. 3, Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio, ai sensi dell’articolo 96 della Costituzione, nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di Ministro dell’interno pro tempore. La procura della Repubblica di Palermo chiede l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora Ministro dell’interno Salvini per i reati di sequestro di persona aggravato e rifiuto di atti di ufficio; la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, esaminati gli atti, propone a maggioranza, di negare l’autorizzazione, attesa l’esimente del preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo. La proposta della Giunta, per essere approvata, richiede la maggioranza assoluta. Il relatore, sen. Gasparri (FI), ha ricordato la sequenza di fatti accaduti nell’agosto 2019 – riguardanti il salvataggio in mare e lo sbarco della nave Open Arms, battente bandiera spagnola – e ha messo l’accento su alcune circostanze: il divieto di ingresso nelle acque nazionali fu disposto dall’allora Ministro dell’interno di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture; i minori non accompagnati furono fatti sbarcare, in ottemperanza di una direttiva del Presidente del Consiglio; la nave Open Arms rifiutò lo sbarco nelle Baleari e nel porto di Gibilterra. Il relatore ha posto l’accento sulla natura politica e non amministrativa del divieto di sbarco, sulla corrispondenza e uniformità della decisione all’indirizzo di Governo che è attestata da atti formali, sul perseguimento dell’interesse pubblico consistente nella regolamentazione più rigorosa dei flussi migratori per disincentivare il traffico di esseri umani.

Nella discussione la sen. Bonino (Misto) si è dichiarata favorevole, come lo fu sui casi Diciotti e Gregoretti, all’autorizzazione del processo ritenendo che la difesa dell’interesse nazionale non sia equiparabile al perseguimento dell’interesse pubblico. Il sen. Renzi (IV), ritenendo erronea la politica migratoria del Ministro Salvini che era condivisa dal Governo gialloverde, ha argomentato che, nel caso di specie, non esiste un interesse costituzionalmente tutelato o un preminente interesse pubblico che possa esimere dal processo; ha però denunciato un problema nel rapporto tra politica e magistratura che maggioranza e opposizione dovrebbero affrontare insieme. Il sen. Perosino (FI), ritenendo che il voto odierno sia squisitamente politico, è entrato nel merito della politica migratoria, rilevando che le risorse del welfare sono limitate ed esistono motivi sanitari e sociali per limitare gli ingressi. I sen. Urraro e Erika Stefani (L-SP), richiamando una sentenza del Tar, hanno sottolineato che l’assistenza sanitaria non implica lo sbarco e che l’esimente è stata rilevata dallo stesso Tribunale dei Ministri: la condotta del Ministro non era finalizzata a negare l’assistenza umanitaria, che fu garantita, ma a sollecitare la responsabilità europea; l’operato del Ministro dell’interno era allora condiviso dal Presidente Conte e il mutato orientamento di M5S dipende dal cambiamento di alleanze politiche. Il sen. De Falco (Misto), favorevole all’autorizzazione a procedere, ha argomentato che lo sbarco era doveroso e andava autorizzato in base alla vicinanza del porto e alle condizioni atmosferiche. Secondo il sen. Paragone (Misto) la questione Open Arms è squisitamente politica e va inquadrata nella cornice europea: Bruxelles detta la linea, sul Mes come sulla politica migratoria, e agisce con due tenaglie, la finanza e i flussi incontrollati, per disarticolare gli Stati e scaricare le tensioni sulle periferie. Il sen. Vitali (FI) ha evidenziato che l’interesse pubblico perseguito dal Ministro era ravvisabile in una distribuzione dei migranti squilibrata e penalizzante per l’Italia e in un deterioramento della situazione economico sociale del Paese; ha quindi denunciato il tentativo di eliminare per via giudiziaria il leader della Lega. Il sen. Bressa (Aut) ha dichiarato voto favorevole all’autorizzazione a procedere, ritenendo che dovere del Governo era quello di prestare soccorso in mare, senza distinguere tra rifugiati e migranti economici. Il sen. Balboni (FdI) ha criticato l’ideologia di un mondo privo di confini e di identità, ha richiamato l’operato non trasparente delle ong, ha ricordato le posizioni espresse dall’attuale Ministro Lamorgese che giudica intollerabile la situazione degli sbarchi, ha accusato la maggioranza di voler eliminare il sen. Salvini per via giudiziaria, non riuscendo a batterlo per via politica. Il sen. Grasso (Misto-LeU) ha contestato la possibilità di utilizzare lo sbarco, che è un atto dovuto di salvataggio, come arma politica per ottenere una diversa distribuzione dei migranti a livello europeo. La sen. Rossomando (PD), richiamando il primato della persona, ha ricordato che la situazione sull’Open Arms era disperata e le condizioni metereologiche proibitive. La sen. Modena (FI) ha ricordato le intercettazioni del giudice Palamara (“Salvini ha ragione, ma dobbiamo attaccarlo”), ha invitato infine a considerare con maggiore realismo la drammatica questione dell’immigrazione. Il sen. Salvini (L-SP) ha ripercorso la vicenda, definendo l’Open Arms una nave pirata, che ha raccolto migranti in numero superiore alla capienza; l’Italia ha consentito l’ingresso nelle acque territoriali per superare le condizioni atmosferiche avverse, ma il comandante della nave ha rifiutato lo sbarco in due porti spagnoli: non si trattava di un naufragio ma di una voluta invasione di campo. Dopo aver ricordato che l’Italia è l’unico Paese europeo in cui quest’anno gli sbarchi sono triplicati, che la politica dei porti aperti provoca morti nel Mediterraneo, e che la trasposizione della lotta politica sul terreno giudiziario è illiberale, il sen. Salvini ha difeso un’idea di politica che considera doverosa la difesa dei confini e prioritaria la tutela dei cittadini italiani; ha dichiarato infine che affronterà il processo a testa alta. In replica il sen. Gasparri (FI) ha rilevato che la relazione ha avuto un taglio giuridico, mentre il dibattito è stato politico. Ha quindi ribadito che l’azione nella vicenda Open Arms è stata condivisa dal Governo e ha giudicato un errore rinunciare in quest’occasione a ristabilire i principi di legalità e sovranità popolare contro l’uso politica della giustizia. Hanno dichiarato voto favorevole alla proposta della Giunta di negare l’autorizzazione i sen. Balboni (FdI), Caliendo (FI) e Giulia Bongiorno (L-SP) la quale, dopo aver documentato situazioni analoghe che non hanno avuto conseguenze giudiziarie, ha invitato l’Assemblea a non fare ciò che chiede Palamara. Hanno dichiarato voto contrario alla proposta della Giunta, e quindi favorevole all’autorizzazione al processo, i sen. Grasso (Misto-LeU), Mirabelli (PD) ed Elvira Evangelista (M5S). In dissenso dal Gruppo, il sen. Quagliarello (Misto) ha annunciato voto favorevole alla proposta della Giunta, in nome della dignità della politica. Alle ore 15 sono state svolte interrogazioni a risposta immediata.

Il Ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova ha risposto all’interrogazione 3-01839, illustrata dal sen. Magorno (IV), sulle misure di sostegno alla ristorazione e alla filiera agroalimentare: ha proposto di istituire, nell’ambito del prossimo provvedimento di rilancio, un fondo di un miliardo per la ristorazione e un bonus di 5000 euro a fondo perduto per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali. Il Ministro delle politiche agricole ha risposto all’interrogazione 3-01838, illustrata dal sen. De Bonis (Misto), sull‘importazione di grani esteri di minore qualità e sicurezza alimentare: convinta della necessità di produrre grano di qualità, il Ministro ha sboccato gli aiuti alla pasta nell’ambito dei contratti di filiera, ha prorogato il decreto sulle etichettature; ha offerto rassicurazioni sui controlli e sull’assenza di glifosato nelle farine; ha precisato che l’attività della Commissione per la formazione dei prezzi è posticipata a settembre. L’interrogante ha insistito sulla bassa qualità del grano canadese che viene miscelato con il grano nazionale. Il Ministro Bellanova ha risposto all’interrogazione 3-01759, illustrata dalla sen. Biti (PD), sulle criticità nel sistema assicurativo delle imprese agricole, dando conto delle iniziative assunte per semplificare le procedure e accelerare le misure assicurative.

Il Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo Franceschini ha risposto all’interrogazione 3-01837, illustrata dal sen. Ripamonti (L-SP), sulle misure per il rilancio del comparto turistico: il settore turistico è uno dei più colpiti dalla crisi pandemica; il Ministro ha ricordato le misure già adottate e ha promesso ulteriori iniziative: prolungamento degli ammortizzatori sociali (Cig e indennità ai lavoratori stagionali), sospensione dell’IMU e credito d’imposta sugli affitti, aiuti specifici per i tour operator e le città d’arte. In replica il sen. Centinaio (L-SP) ha ricordato che per il settore turistico la Francia ha stanziato 20 miliardi, la Spagna 10 miliardi, l’Italia 4 miliardi.

 Il Ministro per i beni culturali ha risposto all’interrogazione 3-01835, illustrata dal sen. Santillo (M5S), sul nuovo logo della Reggia di Caserta: il brand è stato oggetto di valutazione negativa da parte dell’opinione pubblica e il nuovo direttore ha promosso un concorso internazionale per un nuovo logo; il Ministro ritiene però che la politica non debba entrare nelle scelte delle direzioni museali. La sen. De Lucia (M5S) si è dichiarata parzialmente soddisfatta.

 Il Ministro della salute Speranza ha risposto all’interrogazione 3-01840, illustrata dalla sen. Unterberger (Aut), sulle misure sanitarie per garantire il ricongiungimento delle coppie e delle famiglie binazionali: il Ministro è stato costretto a varare ordinanze stringenti nei confronti di Bulgaria e Romania, valuterà con la massima attenzione i suggerimenti, ma la priorità è tenere sotto controllo la curva epidemiologica.

 Il Ministro Speranza ha poi risposto all’interrogazione 3-01834, illustrata dal sen. Totaro (FdI), sull’allungamento delle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie: è indubbio che negli ultimi mesi tutte le energie siano state impegnate per il Covid e si siano accumulati ritardi; il Ministro ha chiesto risorse significative per un piano di recupero delle liste d’attesa e prevede orari di apertura anche nel mese di agosto. L’interrogante ha segnalato le disparità tra chi può permettersi visite private a pagamento e chi non può. 

Il Ministro della Salute ha risposto all’interrogazione 3-01836, illustrata dalla sen. Binetti (FI), sull’interruzione delle prestazioni sanitarie destinate ai minori con disabilità: l’epidemia ha accentuato le diseguaglianze, occorre chiudere con la stagione dei tagli, rilanciare il ruolo dello Stato, rivedere e ampliare i livelli essenziali di assistenza. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato il calendario della prossima settimana: la giornata di martedì sarà riservata alle Commissioni, mercoledì e giovedì l’Assemblea discuterà il ddl dalla sede redigente sulla sicurezza delle professioni sanitarie, la ratifica di un accordo sulla difesa con la Repubblica argentina e la relazione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. 

L’assemblea di Palazzo Madama con 149 voti favorevoli e 141 contrari e 1 astenuto ha autorizzato il processo all’ex ministro Matteo Salvini per la vicenda Open Armis. 

(La seduta è terminata alle ore 18:30). L’Aula tornerà a riunirsi mercoledì 5 agosto alle ore 9:30.

 

Commenta per primo

Lascia un commento