7GIORNI IN SENATO/ Impegno per la sindrome di Down ed epatite C, reato di tortura, demolizione delle costruzioni abusive

 

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO – 

Martedì 16 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 11 e ha approvato con modifiche le mozioni e gli ordini del giorno sulla sindrome di Down, illustrati nella seduta antimeridiana del 28 marzo. Il sottosegretario per la salute Faraone ha espresso parere favorevole su tutti gli atti di indirizzo presentati, a condizione che alcuni impegni siano riformulati con l’introduzione della formula “nei limiti delle disponibilità di bilancio“. La mozione n. 751 a prima firma del senatore Mandelli (FI-PdL) impegna il governo ad adottare provvedimenti per garantire assistenza ai genitori nelle strutture preposte alla diagnosi e a fornire adeguata informazione su misure di sostegno e condizioni di inclusione scolastica, sociale e professionale; ad assumere iniziative per incentivare attività di ricerca ed elaborazione di progetti per il sostegno di bambini con difficoltà cognitive. La mozione n. 753 a prima firma del senatore Barani (ALA) impegna il governo a porre in essere investimenti per potenziare l’indipendenza di persone con sindrome di Down. La mozione n. 754 a prima firma della senatrice Bignami (Misto) prevede dettagliati impegni in ambito sanitario, scolastico, lavorativo, previdenziale, sportivo e nell’ambito dell’autonomia personale, tra cui: il potenziamento delle strutture del Servizio sanitario nazionale. La mozione n. 755 a prima firma del senatore D’Ambrosio Lettieri (GAL), oltre agli impegni già menzionati dalla mozione n. 754 in ambito sanitario, lavorativo e previdenziale, chiede di integrare il decreto del 12 gennaio 2017 sui livelli essenziali di assistenza e di rivedere i requisiti minimi di accesso alle prestazioni INPS. Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i senatori Consiglio (LN), Granaiola (Art.1-MDP), Barani (ALA), Panizza (Aut), D’Ambrosio Lettieri (GAL), Fabiola Anitori (AP), Laura Bignami (Misto), Michela Serra (M5S), Mandelli (FI-PdL), Annalisa Silvestro (PD). L’Assemblea ha approvato, con modifiche, le mozioni sull’epatite C e soggetti stomizzati, illustrate nella seduta dell’11 aprile Alla discussione hanno preso parte i senatori Consiglio (LN), Nerina Dirindin (Art.1-MDP), Aiello (AP), Maurizio Romani (Misto-IdV), Zuffada (FI-PdL), Venera Padua (PD). Il sottosegretario per la Salute, Faraone, ha espresso parere favorevole sulle mozioni n. 744 e 777 e ha chiesto riformulazioni per le altre. La mozione n. 774 a prima firma di Mandelli (FI-PdL) impegna il governo a intraprendere iniziative per definire un prezzo etico di acquisto dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale. La mozione n. 776 a prima firma di Gaetti (M5S) impegna il governo a monitorare gli effetti collaterali del trattamento antivirale; a incentivare la prevenzione attraverso campagne informative su fattori di rischio e modalità di trasmissione. La mozione n. 777 a prima firma del senatore Consiglio (LN) impegna il governo a dare immediata attuazione al piano di eradicazione dell’epatite C. La mozione n. 779 a prima firma Barani (ALA) impegna il governo a far sì che il prezzo della terapia sia sostenibile; a permettere l’accesso alla cura a tutti i malati di epatite C. La mozione n. 780 a prima firma D’Ambrosio Lettieri (GAL) impegna il governo a realizzare il piano di eradicazione del virus; a potenziare i centri di cura. La mozione n. 781 a prima firma della senatrice De Biasi (PD) impegna il governo a individuare e armonizzare in un unico strumento programmatico il Piano nazionale di contrasto all’infezione HCV. La mozione n. 614 a prima firma della senatrice Guerra (Art.1-MDP) impegna il governo a promuovere misure per prevenire l’incontinenza e per assistere i soggetti stomizzati. La seduta è terminata alle ore 13:00.

Nella pausa dei lavori entro alla buvette e incontro molti senatori che parlano della legge elettorale. Su questo argomento ho chiesto un giudizio a Claudio Moscardelli del Pd. Eccolo: “Dopo aver fatto a gara a demolire l’Italicum che con il premio di maggioranza al 40% , lo sbarramento al 3% e il doppio turno in caso nessuno raggiunga il 40%, assicurava un governo certo scelto dal voto dei cittadini, resi davvero arbitri con questo sistema, ci troviamo ad ascoltare seriosi ammonimenti e commenti incoerenti con la precedente avversione all’Italicum . Ci viene perfino descritta la bontà del sistema francese a doppio turno (che faccia tosta!) o si sentono disquisizioni sulla necessità ed urgenza di una legge elettorale approvata dal Parlamento per superare i sistemi di Camera e Senato in vigore dopo le sentenze della Corte Costituzionale. Per approvare una legge elettorale ad un anno dalle elezioni occorre un largo consenso che oggi non si trova per condizioni oggettive. Il Pd propone un sistema misto proporzionale e uninominale, un Mattarellum bis, mentre le altre forze politiche hanno idee diverse, ognuna adatta alle esigenze di chi la avanza la proposta. Ho sempre sostenuto l’Italicum, ho criticato fortemente il Mattarellum per aver fallito nel periodo in cui è stato in vigore. soprattutto per non aver consentito maggioranze di governo omogenee ma solo enormi cartelli elettorali. Rispetto ai sistemi emersi dalle sentenze della Corte Costituzionale sono sempre rimasto stupito che abbiano lasciato in vita i capilista bloccati. Non vanno introdotti al Senato. Lo sbarramento dell’8% al Senato renderà questa camera governabile. Il problema sarà la Camera dei deputati. Scettico su una nuova legge elettorale, ma è una mia impressione: favorevole alla proposta PD ma con aggiunta delle primarie obbligatorie per legge per scegliere l’ordine delle candidature o i candidati nell’uninominale”.

Nella seduta pomeridiana delle ore 16,30 l’Assemblea ha ripreso l’esame del ddl n. 10-362-388-395-894-874-B, nel testo proposto dalla Commissione, recante introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Nella seduta del 14 luglio scorso è stato approvato l’emendamento 1.300 (testo 2) del senatore De Cristofaro (SI-SEL), identico agli emendamenti 1.204 dei senatori Cappelletti e Bulgarelli (M5S) e 1.205 (testo 2) del sen. Lo Giudice (PD), che ha soppresso l’aggettivo “reiterate” riferito alle violenze. Conseguentemente, il nuovo testo dell’articolo 1 prevede che chiunque, con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minore difesa, è punito con la reclusione da 3 a 10 anni. I relatori hanno presentato l’emendamento 1.800 che introduce alla fine dell’articolo le seguenti parole: “se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona”. I senatori Casson (Art.1-MDP), Buccarella (M5S), Loredana De Petris (SI-Sel) e Maria Mussini (Misto) hanno criticato l’emendamento dei relatori, che introduce una condizione di punibilità estranea alle convenzioni internazionali sulla tortura, rendendo più complesso l’accertamento del reato e snaturando le finalità della legge.  Gasparri (FI-PdL) e Giovanardi (GAL) hanno invece giudicato positivamente l’emendamento 1.800 che ripristina l’equilibrio raggiunto in Commissione, dopo la soppressione in Aula del riferimento alle reiterate minacce. Il nuovo testo dell’articolo 1 prevede che chiunque, con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minore difesa, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Se i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione e o al servizio, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni. La previsione non si applica nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall’esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti. Se dalla tortura deriva una lesione personale grave le pene sono aumentate di un terzo, se ne deriva una lesione gravissima sono aumentate dalle metà; se ne deriva la morte la pena è della reclusione di trenta anni. Le dichiarazioni e il voto finale sono state rinviati alla seduta di domani. La seduta è terminata alle ore 19:15.

Mercoledì 17 maggio la seduta dell’Aula è iniziata alle ore 9:35 e con 195 voti favorevoli, 8 contrari e 34 astenuti, l’Assemblea ha approvato, con modifiche, il testo proposto dalla Commissione Giustizia, recante l’introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano (ddl n. 10-362-388-395-849-874-B); il provvedimento torna alla Camera dei deputati. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole Falanga (ALA), Albertini (AP), Caliendo (FI-PdL), Martini (PD). Il ddl copre una lacuna normativa e segna un atto di civiltà. Le modifiche approvate hanno eliminato possibili equivoci e non vi è più una presunzione di sfiducia nei confronti delle Forze dell’ordine. Non essendo stato concluso in sede referente l’esame del ddl sulla lingua dei segni e del ddl sul codice antimafia, l’Assemblea ha avviato l’esame del ddl n. 580-B, Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Il relatore,  Caliendo (FI-PdL), ha ricordato che il ddl mira a garantire uniformità alle procedure di demolizione, individuando criteri di priorità ai quali il pubblico ministero deve attenersi nell’esecuzione di provvedimenti giurisdizionali di condanna per illeciti edilizi. Ha quindi dato conto delle principali modifiche introdotte dalla Camera: all’articolo 1 si prevede che il pubblico ministero dovrà dare adeguata considerazione agli immobili di rilevante impatto ambientale; l’articolo 3 istituisce un fondo rotativo per le opere di demolizione con una dotazione di 45 milioni di euro per il quinquennio 2016-2020; l’articolo 4 istituisce la Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio.

Nella seduta pomeridiana iniziata alle ore 15 il ministro degli Affari esteri, Angelino Alfano, ha reso un’informativa sulla situazione in Venezuela, dove sono concreti i rischi di una guerra civile. Il governo di Caracas non ha compiuto alcun atto per avviare un dialogo: ha rinviato sine die le elezioni, non ha liberato i leader dell’opposizione in carcere e continua a reprimere con crescente violenza le manifestazioni di dissenso. Il presidente Maduro ha annunciato la formazione di un’assemblea costituente secondo modalità ritenute illegittime dalle opposizioni, ha respinto gli appelli della comunità internazionale, ha scelto l’isolamento, uscendo dall’Organizzazione degli Stati americani. Il governo italiano è in stretto contatto con la Santa Sede e sosterrà ogni iniziativa della diplomazia vaticana. Nel successivo dibattito hanno preso la parola Casini (AP), Stucchi (LN), Sonego (Art.1-MDP), Amoruso (ALA), Orellana (Aut), De Cristofaro (SI-Sel), Ornella Bertorotta (M5S), Malan (FI-PdL) e Sangalli (PD). I Gruppi di maggioranza hanno apprezzato le parole del ministro; LN e FI-PdL hanno criticato il regime venezuelano e hanno chiesto al governo italiano un’azione più decisa per il rispetto dei principi costituzionali e per la tutela delle imprese italiane.

L’Assemblea ha poi ripreso l’esame del ddl n. 580-B, Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Conclusa la discussione generale, con gli interventi dei senatori Loredana De Petris (SI-Sel) e Palma (FI-PdL), il relatore ha invitato a ritirare tutti gli emendamenti.

Giovedì 18 l’Aula si è riunita alle ore 11:35 e l’Assemblea ha avviato l’esame del ddl n. 302, nel testo proposto dalla Commissione, recante “Riconoscimento della lingua italiana dei segni“. Il relatore,  Russo (PD), ha evidenziato che la legge cornice volta a garantire piena cittadinanza alle persone sorde è molto attesa e giunge all’approvazione con venti anni di ritardo. Il ddl si compone di 15 articoli. Alla discussione generale hanno preso parte i sen. Laura Puppato, Laura Fasiolo, Lepri (PD), Giovanardi, Liuzzi (GAL), Malan, Mario Mauro (FI-PdL), Consiglio (LN), Nerina Dirindin (Art.1-MDP), Panizza (Aut), De Poli (AP), Daniela Donno (M5S). Il seguito dell’esame è stato rinviato alla seduta di martedì 23 maggio. La seduta è terminata alle ore 12. Tutti i senatori si sono recati alla Camera per la riunione in seduta comune alle ore 14, per eleggere un giudice della Corte costituzionale.  Ma nessun candidato ha raggiunto la maggioranza richiesta, per cui si dovrà procedere ad un quinto scrutinio, che avrà luogo in data da stabilirsi.

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