ORA DI PUNTA/ Facce di bronzo: chiedono par condicio e pluralismo televisivo

I componenti della segreteria del Pd (da sinistra) Lorenzo Guerini, Debora Serracchiani, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, al termine della prima riunione della segreteria Renzi nella sede di Via S.Andrea delle Fratte, Roma, 11 dicembre 2013. ANSA/ ANGELO CARCONI
Foto di Angelo Carconi (Ansa)

ORA di puntadi ENNIO SIMEONE – Vedete questi quattro? Memorizzatene i volti. Sono le più celebri facce di bronzo del “cerchio magico” di Matteo Renzi: Debora Serracchiani, Lorenzo Guerini (vicesegretari del Pd), Luca Lotti (sottosegretario alla presidenza del Consiglio e responsabile per l’editoria) e Maria Elena Boschi  (ministro delle Riforme). E’ un titolo che si sono guadagnato nel corso di questi due anni di gestione renziana del potere in Italia, ma i primi due hanno superato se stessi arrivando a presentare un esposto all’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) contro la trasmissione di Rai3 “Ballarò” e il suo conduttore, Massimo Giannini, per intollerabile violazione della par condicio e del pluralismo televisivo perché “nella settimana precedente il voto amministrativo  per la seconda settimana di seguito non è stato invitato un rappresentante del Partito Democratico”.

Ci vuole una bella faccia tosta da parte dei dirigenti del Pd per lamentarsi di violazione della par condicio e del pluralismo televisivo, quando c’è il loro segretario che imperversa, senza pudore, da mattina a sera su tutti i canali tv (e non solo della Rai) dovunque si trovi – a Palazzo Chigi o al Nazareno, a un funerale o a un incontro internazionale in Giappone; mentre twitta al computer o mentre si collega su Facebook attraverso “matteorisponde”, mentre vola su un aereo o mentre visita la fabbrica di un imprenditore suo amico – oltre a rilasciare dichiarazioni e a fare discorsi sempre senza contraddittori o interviste a giornalisti che gli fanno domande compiacenti col cappello in mano.

Una violazione, questa sì, sfacciata e arrogante non solo della par condicio, ma della più elementare decenza informativa, che mai era stata mortificata fino a questo punto da nessun capo di partito o di governo nei 70 di questa Repubblica, di cui celebriamo domani la nascita, nemmeno quando capo del partito di maggioranza e del governo era il padrone di un impero televisivo.

Bisogna non solo avere la faccia tosta, ma anche essere dotati di una inarrestabile propensione al servilismo per fare ciò che i due vice di Renzi hanno fatto nei confronti della Rai e di un giornalista, per di più mite e prudente come Massimo Giannini.

Perciò costoro (insieme con il loro capo) debbono essere puniti dagli italiani con il voto, sia nell’appuntamento elettorale di domenica e del 19 dicembre, sia in quello referendario di ottobre. A loro volta gli esponenti della sinistra sinistra Pd abbiano un sussulto di dignità, escano dal torpore meschino e complice e cerchino di raddrizzare la schiena per fronteggiare il pericolo che iniziative del genere rappresentano per il nostro paese.

P.S. – Nel timore di essere battuto, lui che è abituato sempre a vincere, Matteo Renzi ha deciso di battere in sfrontatezza i suoi due massimi dipendenti. E, parlando poche ore più tardi al comizio di chiusura della campagna elettorale del Pd a Roma, ha affermato: “Stasera vado a Virus (ndr: il talk show di Rai2 condotto da Nicola Porro e chiuso anch’esso senza motivazione, come Ballarò). Hanno detto che noi siamo quelli che epuriamo tutti. Ma a Ballarò non ci invitano da due puntate!”. Pensate:  da due puntate non lo invitano a uno dei venti  talk show settimanali dei 6 canali d’informazione della Rai, che trasmettono tutti i giorni i suoi sproloqui e rilanciano a getto continuo le sue esternazioni! Che discriminazione! E che faccia di bronzo. E d’altro.

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