IMMONDIZIA ROMANA/ Di emergenza in emergenza: responsabilità e colpe. Dossier della sindaca: elementi per un’inchiesta giudiziaria

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha preparato un dossier per la Procura di Roma sulla situazione della raccolta rifiuti nella capitale. E’ un dossier che, oltre a descrivere ciò che il Campidoglio sta facendo per riportare alla normalità il servizio – normalmente precario, ma addirittura andato in tilt dopo l’incendio misteriosamente sprigionatosi l’11 dicembre nel mega impianto tmb dell’AMA nel quartiere Salario – offre spunti per una inchiesta severa della magistratura alla ricerca di responsabilità occulte nel gigantesco disservizio verificatosi in queste settimane. Del resto l’inchiesta  è stata già avviata dalla Procura ed è affidata al pm Carlo Villani.

Alcuni dati sono allarmanti e destano gravi sospetti. L’Ama, l’azienda municipalizzata  che si occupa della raccolta rifiuti, ha contato nel corso del 2018 oltre 350 cassonetti dati alle fiamme, di cui 50 soltanto la notte di Capodanno. Addirittura si scopre che la media dei contenitori incendiati o distrutti in un anno è di 600 unità. Inoltre l’Ama ha presentato finora 35 denunce per furti presso i centri di raccolta aziendali, di cui 20 nel 2017 e 15 nel 2018. Inoltre prima del rogo che l’11 dicembre ha distrutto il Tmb Salario, nel corso del 2018 c’erano stati altri 2 episodi vandalici presso le isole ecologiche di viale Palmiro Togliatti e Acilia. «Si sospetta anche che vi sia un’unica cabina di regia dietro questi incendi», ha dichiarato al Fatto quotidiano il presidente della Commissione capitolina Ambiente, Daniele Diaco”.

A tutto ciò vi è da aggiungere il problema dell’assenteismo. Già in aprile scorso l’azienda aveva denunciato il 15,6% di assenteismo totale, sommando però i “giustificativi”: 5,69% assenze per malattia, 1,69% per infortunio, 1,49% per maternità, il 6,74% per ‘altri motivi’, fra cui i tanti permessi per la legge 104. Dati tuttavia inferiori a quelli registrati durante i tre anni del sindaco Ignazio Marino, che toccavano il 17%.

A tutto questo vanno aggiunti due elementi da analizzare e persino da indagare: i metodi di raccolta dei rifiuti e i comportamenti di alcune fasce di cittadini romani.

Metodi di raccolta. Un esempio lo si è avuto in questi giorni di raccolta straordinaria dopo l’allarme mandato dai presidi delle scuole (che hanno minacciato di non riaprirle dopo la pausa natalizia se davanti agli edifici non venivano sgomberati gli enormi cumuli di immondizia nauseabondi, tali da minacciare la salute degli studenti). Squadre di spazzini raccattavano sacchetti, buste, e altro materiale accumulatosi in enormi quantità in queste discariche a cielo aperto che erano diventati i punti raccolta, ma una parte del materiale lo caricavano nei camion, il resto lo ficcavano mie cassonetti, lasciandoli già stracolmi e quindi di fatto “invitando” i cittadini a depositare la nuova immondizia per terra.

Comportamenti dei cittadini e, soprattutto, dei gestori di pubblici esercizi. Esiste una percentuale purtroppo alta di cittadini che si rifiutano categoricamente di deporre i rifiuti nei cassonetti anche se questi sono vuoti o semivuoti e gettano le buste a terra. Il che induce gli altri che sopraggiungono ad immaginare che i cassonetti siano già pieni, per cui aggiungono (sia pur non tutti in buona fede) i loro rifiuti a quelli degli altri sulla pubblica via o sui marciapiedi. Tutto ciò induce a concludere che la sigla SPQR non sia più l’acronimo di Senatus Populusque Romanus, ma di quello più verosimile “Sono Porci Questi Romani”. Ebbene, non c’è uno straccio di vigile urbano o di ausiliario del traffico che multi severamente, come dovuto, questa gentaglia o che ingiunga agli esercenti di negozi e pubblici esercizi a rispettare l’obbligo di dotarsi di appositi contenitori per consegnare i loro rifiuti (centinaia di bottiglie e decine e decine di cartoni al giorno) all’AMA senza riversargli in quelli riservati alle famiglie. Costoro non si curano neppure di scomporre gli scatoloni in fogli di cartone in modo che siano meno ingombranti. L’assenza di controlli e di penalizzazioni incoraggia costoro a fare il proprio porco comodo.

Ma non ci si può consolare  con quanto ha dichiarato al FattoQuotidiano.it dall’ ufficio stampa di Ama, il quale spiega che “rispetto allo scorso anno sono state raccolte circa 400 tonnellate in più di rifiuti, ben 7.800 tonnellate nei primi tre giorni dell’anno”. Per cui aggiunge: “non ci risultano forti criticità sul territorio, a parte postazioni piene di rifiuti per le quali sono in corso interventi supplementari in III e in XV Municipio”.

Infine sempre lo stesso quotidiano ci informa che «nel dossier ci sarà anche spazio per l’incendio del Tmb Salario, le possibili cause e i movimenti dei privati, in primis quelle del “Supremo” Manlio Cerroni. Venerdì mattina i vigili del fuoco e i carabinieri del Noe si sono recati nuovamente nell’area sequestrata alla caccia del possibile innesco, ma di evidenze sul possibile dolo dell’incendio non ve ne sono. La sindaca, a quanto si apprende, potrebbe allegare al documento da consegnare in Procura anche le lettere del patron del Colari in cui il 92enne imprenditore (proprietario della mega discarica chiusa dal sindaco Marino senza provvedere ad una alternativa adeguata) si propone di “risolvere il problema dei rifiuti romani” attraverso la riapertura del tmb di Guidonia, il funzionamento a pieno regime del tritovagliatore e la realizzazione di un termovalorizzatore di ultima generazione».

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