NUCCIO FAVA/ Rischi per tutti nel referendum greco

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Ce lo spiegavano già a scuola, che la forza di Roma aveva sconfitto i Greci militarmente, ma era stata la Grecia sconfitta a prevalere con la sua cultura, la sua filosofia e interpretazione del mondo e l’ideale della polis.

E’ questa storia millenaria che non è scindibile dal nome stesso di Europa, che resta come fondamento e disegno di costruzione unitaria dell’Europa, tanto di quella del Nord, tanto di quella del Sud.

SI conferma ingenuo e temerario avere indetto a quel modo il referendum per Domenica 5 Luglio, che si è inevitabilmente trasformato in un impegnativo sondaggio interno, sulla politica del governo Tsipras e del suo fantasioso Ministro delle Finanze.

L’opinione pubblica appare una mela divisa perfettamente a metà e c’è grande incertezza. Pesano parecchio sacrifici e disagi già sperimentati in passato e riacutizzati in questi giorni con i bancomat a secco e supermercati vuoti. Ci sono pure – fattore non secondario – le divisioni interne al Governo, con una sinistra aggressiva e molto critica con Tsipras che cerca una qualche rivincita che lo rafforzi come leader.

Dopo la vittoria alle elezioni il suo Movimento ha ottenuto riscontri positivi anche in Europa: una lista Tsipras composta da spezzoni della sinistra alternativa, si è formata in Italia e ha partecipato alle ultime europee con risultati non entusiasmanti e l’esplosione immediata di divisioni e contrasti.

Tsipras ha però un problema politico ben più serio: il suo governo non ha ottenuto la maggioranza assoluta e ha bisogno del sostegno di Alba Dorata, formazione di estrema destra nazionalista portatrice di una cifra politica molto inquietante, anti-europea e anti-euro.

In questo passaggio rischioso per tutti, anche le istituzioni europee hanno le loro responsabilità. Tra l’altro hanno lasciato troppo spazio al Fondo Monetario Internazionale, oltremodo rigido sulla scadenza del debito greco per il 30 Giugno. La signora Lagarde è apparsa troppo preoccupata dalle pressioni in via di sviluppo, determinanti per una sua eventuale rielezione.

Ben diversa la sensibilità e l’intelligenza politica di Mario Draghi, fino all’ultimo, di non lasciare all’asciutto i rubinetti della BCE, e di riproporre la grande questione delle riforme della U.E. e delle sue politiche di rinnovamento e di crescita. Al fondo è sempre la politica che deve dare le risposte. Vale prima di tutto per la Merkel, ma anche Renzi deve fare la sua parte in modo incisivo perché, ormai le belle dichiarazioni non bastano più.

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