E’ targato Alemanno l’appalto che ha portato ai nuovi arresti a Roma per un restauro in Campidoglio

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I nuovi arresti per gli appalti truccati in Campidoglio, – come quello per il restauro dell’aula di Giulio Cesare dove si riunisce il consiglio comunale, che fu realizzato quando il sindaco era Alemanno – sono stati presi a pretesto dal M5s, cui si sono uniti elementi di Casa Pound, per chiedere le dimissioni del sindaco Ignazio Marino. Cioè colui che ha denunciato il malaffare e appena insediatosi ha iniziato a fare pulizia nel Comune di Roma, tant’è che nelle intercettazioni di conversazioni e telefonate dei due boss di “Mafia capitale”,  Carminati e Buzzi, si dice esplicitamente che l’eventuale elezione di Marino (poi realmente avvenuta) sarebbe diventata un ostacolo per i loro traffici.

In effetti, come ha detto Di Battista a “Otto e mezzo” su La7, anche i Cinquestelle, come tutti, considerano Marino una persona per bene; tuttavia  gli attribuiscono la colpa, politica, di non essersi subito accorto che in consiglio e in giunta si erano infiltrati alcuni personaggi corruttibili e corrotti per i pregressi contatti con coloro che avevano costruito una fortuna sull’accoglienza dei migranti.

E così finisce in ombra la sostanza della nuova vicenda venuta alla luce ieri, che appartiene tutta all’amministrazione di centrodestra capeggiata da Alemanno. Ci si riferisce cioè al restauro dell’aula di Giulio Cesare: si è appreso che la gara per i lavori potrebbe essere stata truccata perché vi parteciparono un gruppetto di aziende facenti capo tutte allo stesso imprenditore, Fabrizio Amore, arrestato all’alba; ma soprattutto questi era talmente sicuro di aggiudicarseli da aver affidato subappalti prima ancora che la gara venisse espletata.

I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip di Roma che contesta agli arrestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove.

Una ventina sono le persone indagate. L’inchiesta vede coinvolto anche un alto dirigente della Sovrintendenza dei beni culturali di Roma, oltre all’imprenditore Amore. L’indagine ha anche evidenziato come fossero ben radicati i rapporti tra Amore e una serie di personaggi all’interno degli uffici di Roma Capitale: l’imprenditore infatti, tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in affitto al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. E il Campidoglio, per diversi anni, ha pagato circa 2.250 euro al mese per ogni appartamento. Ma alcune di queste unità immobiliari, anziché essere destinate all’emergenza casa, erano utilizzate da Amore per fini propri. I finanzieri avrebbero inoltre scoperto un’evasione fiscale di oltre 11 milioni da parte di Amore attraverso un gruppo di società a loro volta controllate da imprese con sede in Lussemburgo.

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