Di Maio: “Quei parlamentari M5s che non hanno versato la quota di indennità al fondo per le nuove imprese saranno cacciati”

C’è tensione nel M5s per la vicenda dei mancati versamenti – da parte di alcuni parlamentari – della quota dell’indennità parlamentare al fondo destinato al finanziamento di nuove imprese. Il capo politico del movimento, Di Maio, saranno cacciati, anche se nessun altro gruppo politico ha mai fatto donazione di una quota dell’indennità parlamentare e non esiste alcuna norma che obblighi a questa forma di donazione. Ma esiste un problema morale: di queste donazioni il M5s  ha  fatto un elemento distintivo del proprio rapporto con l’elettorato e quindi chi fa venir meno questa caratteristica del movimento di fronte all’elettorato non può essere perdonato.

Dunque, anche coloro che erano in ritardo con i versamenti, o – peggio – avevano dichiarato di averli  effettuati ma poi li avevano revocati, e poi si sono messi in regola, saranno espulsi per dimostrare che il M5s non  deflette dalla sua linea.  Perciò Di Maio ha disposto verifiche contabili al Fondo microcredito. All’appello mancherebbero 500 mila euro su oltre 23 milioni di euro effettivamente versati. Inoltre alcuni dei pochi parlamentari che non hanno tenuto fede all’impegno preso con gli elettori dei cinquestelle ma che son o stati ricandidati (e la candidature non può essere revocata) hanno annunciato che, se rieletti, si dimetteranno lasciando il loro posto ai primi dei non eletti del loro partito. Perciò Di Maio avverte: “Non permetteremo a nessuno di inficiare il nome del M5S. Le mele marce le individuiamo  e le mettiamo fuori. In altri partiti le fanno ministri». Un invito perentorio a dimettersi in caso di elezione è stato rivolto anche al candidato Vitiello, di Castellammare, che non aveva detto al movimento di far parte di una loggia massonica.

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