Ci risiamo, il governo Renzi prosegue a colpi di spot la campagna elettorale per convincere gli italiani a votare “Sì” il 4 dicembre prossimo in occasione del referendum costituzionale. Infatti, mentre Palazzo Chigi incassa il via libera della Camera sul decreto fiscale, il premier Renzi annuncia interventi per il lavoro nel Mezzogiorno durante una sua visita in Sicilia (guarda caso dove il “No” è dato in vantaggio) e l’Inps certifica il rallentamento delle assunzioni stabili, proprio per il venire meno degli sgravi.
Lo spot renziano in Sicilia. Il presidente del Consiglio a Caltanissetta, parlando agli amministratori locali siciliani, ha detto: “Le aziende che scelgono di investire al Sud hanno per il 2017 la decontribuzione totale come il primo anno del Jobs Act. Gli incentivi del Jobs Act, solo per il Mezzogiorno saranno confermati integralmente. Chi lo fa a Firenze o Verona no, perché lì siamo già tornati a livelli del 2008 (dal punto di vista occupazionale, ndr): chi sceglie di investire a Caltanissetta, sì”. Per dare corpo a questa norma, Renzi ha aggiunto: “Tra poco Del Conte dell’Anpal (il presidente dell’Agenzial nazionale per le politiche attive, ndr) firmerà un atto molto importante da 730 milioni di euro, che sono quelli della decontribuzione per il 2017”.
Anomalìe. La cifra menzionata da Renzi è in realtà composita. Nella legge di Bilancio si prevedono già 200 milioni per le assunzioni di giovani, nell’ambito di programmi di apprendistato o alternanza scuola/lavoro. A questo versante, si aggiungono 530 milioni che riguardano la vera e propria decontribuzione per il Sud, che attinge dai fondi europei del Pon Spao, il Programma Operativo Nazionale riguardante i Sistemi di politiche attive per l’occupazione.
La precisazione del ministro Poletti. Decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato al Sud nel 2017, “ma sarà valida solo per i giovani e i disoccupati”, ha precisato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Presentando a Salerno il programma “Garanzia-Giovani, Poletti ha spiegato poi che “la decontribuzione sarà totale fino a 8.060 euro per 12 mesi per gli imprenditori delle regioni meridionali che, nel 2017, assumeranno a tempo indeterminato o in apprendistato giovani tra i 15 ed i 24 anni, e disoccupati con più di 24 anni. I disoccupati con più di 24 anni dovranno invece dimostrare di essere privi di impiego da almeno sei mesi”.
Le assunzioni intanto frenano. Gli spot elettorali del premier Renzi sulla decontribuzione arrivano però insieme ai dati dell’Inps sull’andamento dei contratti di lavoro, che confermano i recenti trend di rallentamento delle assunzioni proprio per il venire meno degli sgravi. Numeri che hanno permesso a molti osservatori di sottolineare come, senza una reale ripresa industriale e un taglio deciso al costo del lavoro, il mercato occupazionale italiano non reagirà se non al “metadone” degli sgravi. Secondo l’Inps, nei primi nove mesi del 2016 si registra un saldo tra assunzioni e cessazioni (nel settore privato) positivo per 522.000 unità, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+666.000) ma superiore a quello registrato nei primi nove mesi del 2014 (+378.000).
Fiducia al governo sul decreto fiscale. Come detto, la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura il decreto legge fiscale, con 272 favorevoli e 137 contrari. Il provvedimento, su cui il governo aveva precedentemente incassato la fiducia, passa ora al Senato. Il testo contiene tra le altre cose le norme su Equitalia e voluntary disclosure: è un articolato pacchetto di semplificazioni per semplici contribuenti, professionisti e imprese, prevede più tempo per mettersi in regola con ruoli e ingiunzioni e pone fine agli studi di settore, sostituiti dagli indici di affidabilità.
L’Europa bacchetta l’Italia. La bozza di legge di bilancio italiana 2017 è “a rischio di non rispetto” dei requisiti del Patto Ue, perché “potrebbe risultare una deviazione significativa dall’aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”. Lo scrive la Commissione Europea nel comunicato che riassume la sua opinione sulla “Manovra”. Lo stesso rischio esiste per altri cinque Paesi: Belgio, Cipro, Lituania, Slovenia, Finlandia.
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