Una stretta del governo alle continue manifestazioni anti-vax e anti-green pass nei centri storici che creano disagi e rischi ai cittadini e anche alle attività commerciali. Direttive inviate dalla titolare del ministero dell’Interno, Lamorgese, ai prefetti

Nuove direttive e limitazioni, d’ora in poi, verranno adottate in Italia per le manifestazioni del genere di quelle organizzate per contestare le misure sanitarie indispensabili a contenere la pandemia da covid-19. Le ha stabilite il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese (foto), d’intesa, evidentemente con il presidente del Consiglio. In sostanza i prefetti dovranno individuare “specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l’ordinato svolgimento della vita della comunità, che potranno essere oggetto di temporanea interdizione allo svolgimento di manifestazioni pubbliche per la durata dello stato di emergenza, in ragione dell’attuale situazione pandemica”. “L’evoluzione del fenomeno correlato alla protesta per le misure emergenziali dettate dal Covid 19” – scrive Luciana  Lamorgese – “rende necessaria l’urgente e immediata attuazione” dello stop alle manifestazioni nelle “aree sensibili” delle città. Le manifestazioni no vax e no green pass, pur “rappresentative del diritto ad esprimere il dissenso – scrive la ministro nella direttiva – stanno determinando tuttavia elevate criticità sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché sul libero esercizio di altri diritti, pure garantiti, quali, in particolare, quelli attinenti allo svolgimento delle attività lavorative ed alla mobilità dei cittadini, con effetti, peraltro, particolarmente negativi nell’attuale fase di graduale ripresa delle attività sociali ed economiche”.

Momenti di tensione tra la polizia e i manifestanti No Green pass a Trieste (foto Ansa di Paolo Giovannini) 

In sostanza il governo ha deciso una  stretta sui cortei no-Green pass che da quindici settimane consecutive ormai imperversano, al sabato, nelle principali città italiane, creando disagi alle popolazioni e anche, notevolmente, agli esercizi commerciali, costretti ad abbassare le saracinesche per evitare danneggiamenti e comunque costretti a rinunciare all’afflusso della clientela. Alt, dunque,  ai cortei e concessione solo alle “manifestazioni statiche”, tuttavia lontano dai centri storici e dalle piazze che sono vicine a sedi istituzionali ma anche alle attività commerciali. Maggior attenzione sarà richiesta alle forze dell’ordine nel controllare il rispetto di distanziamento e mascherine, in considerazione dell’ormai costante crescita dei positivi al contagio che nelle ultime 24 ore hanno toccato quasi gli 8.000 casi con un tasso di positività raddoppiato (1,6%).

A pesare, in particolare, è il caso Trieste dove i cortei e i sit-in dei portuali si sono trasformati in un maxi-focolaio da centinaia di positivi. “Il diritto di manifestare – sono le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgeseè costituzionalmente garantito ma esiste anche un bilanciamento dei diritti: si può manifestare ma servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e il diritto alla salute”. Le nuove norme predisposte dal Viminale entreranno in vigore subito dopo l’emanazione della direttiva, ma ci sarà comunque bisogno di un passaggio delle prefetture per i Comitati Nazionali per l’Ordine e la Sicurezza per mettere in pratica le indicazioni del ministro Luciana Lamorgese. L’obiettivo è quello di garantire il diritto a manifestare ma anche di evitare tensioni e problemi soprattutto in vista del periodo natalizio. A Roma, dove si tengono più manifestazioni rispetto al resto d’Italia, con molta probabilità saranno concesse piazze a ridosso del centro ma lontane dalle sedi istituzionali o dalle vie dello shopping come Circo Massimo, piazza Barberini o piazza Farnese. Mentre dovrebbe essere off limits piazza del Popolo, luogo della manifestazione no vax da dove esponeneti di Forza Nuova partirono per l’assalto alla Cgil.

Il primo vero test si avrà dunque sabato prossimo, quando il popolo no-green pass tornerà in piazza, con la speranza che non si ripetano le scene di tensione tra polizia e manifestanti già viste a Trieste o Milano.

In linea con le decisioni del Viminale è la gran parte dei sindaci d’Italia. “Certamente le città trarrebbero grande beneficio da manifestazioni statiche che permettano di manifestare, che riconoscano il diritto di manifestare, ma che in un periodo, soprattutto natalizio, e di grande potenziale lavoro per il commercio, permetta di salvare il lavoro”, spiega il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Parla di una “stretta opportuna” il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri chiede “rigore e rispetto per la salute”. Dissenziente il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, che difende il diritto a manifestare dicendo una castroneria di questo tenore: “non c’è omogeneità perché sembra che chi vuole esprimere la propria opinione in disaccordo con un’opinione prevalente, debba essere ricondotto ad avere spazio inferiore”. In realtà chi non ha nulla da contestare non lo chiede proprio lo spazio.

Intanto, nel giorno in cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, annuncia che si sta ipotizzando una revisione della durata del green pass per i soggetti guariti dal Covid (che ora scade dopo 6 mesi), cominciano a moltiplicarsi le azioni legali contro il certificato obbligatorio. E così da Aosta è partita una class action da parte di sanitari no-vax contro il ministero, le Asl e gli ordini professionali per “falso ideologico, violenza privata, estorsione, minacce, abuso d’ufficio ed epidemia”. Dal Tar del Lazio, invece, arriva un’opportuna bocciatura del ricorso di un medico anti-vaccini contro la sospensione dall’attività.

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