di FRANCESCO MARIA PROVENZANO –
L’Italia ha da sempre rappresentato un laboratorio politico per il mondo intero. Questa considerazione si è rafforzata dopo le ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018, che hanno premiato il M5S (considerato espressione di populismo) e la Lega (considerata espressione di sovranismo). Poi alle elezioni europee del 26 maggio Salvini con la sua politica sulla migrazione e sulla sicurezza ha portato la Lega al 37% beneficiando anche del travaso di consensi dal M5S. Ciò è dovuto principalmente alla frustrazione del Lombardo-Veneto che non tollera le imposizioni, l’operosa laboriosità non vuole essere imbrogliata ma accompagnata e sostenuta quel tanto che basta per permettere di esprimersi. Nella sua operosa pragmatica e instancabile potenza però, il settentrione ha sempre avuto paura di qualcosa. Ha sempre cercato la sicurezza quasi necessitasse di una figura materna che lo proteggesse, dagli austriaci prima, dai comunisti dopo, dai terroni successivamente e oggi dagli immigrati e dal mostro di Strasburgo.
Salvini, che ha saputo tradurre la riposta a queste paure in una sola parola – sovranismo – ha colpito il cuore del Nord tranquilizzandolo. Il populismo e il sovranismo ci hanno consegnato un vasto programna di governo che viene affidato ad un contratto notarile in una formula anomala e inedita composta da queste due forze politiche in antitesi tra loro, tenute insieme dal professore Giuseppe Conte.
Questa «alleanza di lotta e di governo» fra due movimenti – uno inizialmente neoqualunquista di Grillo e l’altro destroide con connotati xenofobi di Salvini – si collocano nella geografia del populismo. E ci si può spingere ad affermare che il movimento di Grillo è «populista di lotta» mentre il movimento leghista di Salvini è «populista di governo», entrambi facendo emergere una crisi di fondo del sistema politico nazionale. C’è da dire che mentre i proclami di Salvini a sostegno della flat tax hanno fatto presa sugli elettori del Centro nord, dall’altra parte invece la proposta dei Cinquestelle fondata sul reddito di cittadinanza ha attirato un ampio consenso al Sud, dove disoccupazione e povertà raggiungono livelli sempre crescenti. E’ difficile che, su queste basi, un’alleanza del genere possa durare a lungo. Ma vi riuscirà fin quando l’opposizione continuerà a dimostrarsi sempre meno capace di proporre alternative credibili.
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