Ciclismo, Tour: Francia in festa per l’impresa di Bardet. Froome supera un’altra dura prova in maglia gialla e vede Parigi

Bardetdi Marco Valerio

La Francia è in festa. Grazie alla doppietta confezionata da un paio di giovanotti rampanti che, nella seconda tappa alpina del poker della morte (così come è stato soprannominato da più parti), hanno sfilato l’uno davanti all’altro sul traguardo, divisi da poco più di mezzo minuto (33″) l’uno dall’altro. Romain Bardet è stato più bravo di Pierre Rolland, bissando il successo che aveva conquistato a Pra Loup (sede d’arrivo della tappa) nel Giro del Delfinato. Rolland si è svegliato troppo tardi per riacciuffare il connazionale e gli resta il rammarico per avere forse sottovalutato la sua azione. Fatto sta che Bardet, classe 1994, talento dell’Ag2r La mondiale, già da tempo fuori dai giochi per la classifica generale, si è riscattato in una delle tappe più belle, da Gap a Saint-Jean de Maurienne, che prevedeva addirittura sei Gran premi della montagna e una salita (quella dei Lacets de Montvemier) spettacolare quanto inedita. Almeno per il Tour de France.

Lo scatto francese. Bardet si è prima infilato in una fuga di 29 corridori, che sono partiti pochi chilometri dopo il via da Gap, poi ha salutato tutti sugli ultimi chilometri della salita del Glandon ed è fuggito via, completando l’opera con una discesa da manuale. Un’impresa vera, la sua. Di quelle che rendono grande una corsa (nella foto Reuters-Gazzetta dello Sport: Bardet festeggiato dai suoi connazionali).

Gli azzurri. All’Italia resta la soddisfazione dell’ottavo posto di Diamiano Caruso, sempre protagonista delle corse a tappe: al Giro d’Italia come al Tour de France, corridore duttile e preziosissimo, il siciliano. Ma anche la soddisfazione di avere rivisto Vincenzo Nibali (conterraneo di Caruso) dare battaglia sulla penultima e l’ultima salita di giornata, così come ha fatto Alberto Contador, che è riuscito anche a mettere fra sè e Froome fino a un minuto di distacco, prima di essere ripreso dal gruppetto dei big, trainato da un ottimo Thomas e con Froome forse meno lucido che in altre circostanze.

La maglia gialla Froome tiene. Il britannico è passato indenne da un altro test durissimo, restando con la maglia gialla incollata addosso e soprattutto con i distacchi invariati dai rivali Nairo Quintana e Alejandro Valverde. L’impressione, alla luce delle difficoltà odierne riscontrate dal leader della classifica generale, è che gli uomini della Movistar abbiano perso un’occasione colossale per un eventuale attacco e un possibile, successivo ko tecnico. Le salite non sono finite, ma le occasioni diminuiscono, così come i chilometri che dividono il Tour dalla passerella finale a Parigi.

Il Tour entra nella fase decisiva. La bagarre si è scatenata per le posizioni di rincalzo, non per il vertice della classifica e la battaglia proseguirà venerdi, nella penultima tappa alpina che prevede ben quattro Gran premi della montagna: nell’ordine il Col du Chaussy (1.533 metri), la Croix de Fer (2.067), il Col du Mollard (1.638), infine la Toussuire all’arrivo (1.705). Solo 138 i chilometri da percorrere, ma saranno tutti senza respiro. Chi ne avrà dovrà provarci, per far saltare il banco della maglia gialla o per rimescolare le posizioni di vertice della classifica. È la penultima occasione del Tour, poi ci sarà spazio solo per i rimpianti e per i festeggiamenti di chi trionferà.

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