TEATRO/ “Lacrimosa” di Simone Zambelli: frammenti elettrici di un amore finito

di FEDERICO BETTA*/ Lacrimosa segna un nuovo, riuscito capitolo della giovane coreografia italiana under 35. Portato in scena al Teatro India, lo spettacolo è firmato e interpreato da Simone Zambelli, artista poliedrico, danzatore e attore teatrale e cinematografico, che ha collaborato con Emma Dante, Balletto Civile e la Compagnia Zerogrammi.

Ispirato a La morte del cigno di Michel Fokine, Lacrimosa si concentra – tanto nel tema quanto nella scrittura scenica – sulle strategie di sopravvivenza che si mettono in atto dopo la fine di un amore. È un’indagine viscerale sull’apparente impossibilità di rialzarsi, sulla necessaria riappropriazione della propria vita dopo una rottura che ci lascia a terra, nudi, esposti al soffio gelido e costante dell’assenza.

Proprio perché estremamente personale, fatto di dettagli intimi, di piccoli cocci da rimettere insieme, e di sequenze che ripercorrono ossessivamente le stesse dinamiche, lo spettacolo riesce a risuonare in ciascuno di noi: l’abbandono, il vuoto, la fatica nel ricostruire una quotidianità che sembra perduta per sempre.

La messa in scena si regge sull’incredibile presenza scenica di Zambelli, immerso in chiaroscuri che fanno del suo corpo il centro pulsante dello spettacolo: un corpo spogliato, vivisezionato, riflesso, moltiplicato attraverso specchi e giochi di luce rigorosi. Una serie di tappe di un personale melodramma che sembra rileggere Frammenti di un discorso amoroso in chiave elettrica.

Lacrimosa si costruisce come un collage disordinato e coerente al tempo stesso: karaoke improvvisati, dichiarazioni senza vergogna, frasi sincopate in loop, ripetizioni che generano cortocircuiti emotivi sono immersi in cantiere ipermediatico fatto di voci e frammenti video, elegantemente orchestrati dal disegno luci e dal video mapping di Alice Colla. Un linguaggio che traduce con precisione le disconnessioni mentali in cui si precipita nel momento della perdita.

È uno spettacolo che si fa forza della sua spudorata fragilità e trova la propria forma sulla scena anche grazie allo sguardo attento e profondo di Cinzia Sità, assistente coreografa e dramaturg. Con sapienza e una lucidità quasi onirica, Sità disegna un percorso che scava nella dualità e nell’oscurità del sentimento amoroso, accompagnandoci passo dopo passo verso una possibile rinascita: abbandonare le ombre, scoprire il colore, ritrovare un sorriso. Senza mai dimenticare le proprie cicatrici.

*Critico teatrale

 

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