TEATRO/ Gaetano Ventriglia rompe gli schemi: il suo Otello ci parla d’amore

di FEDERICO BETTA

In uno dei tantissimi e piccolissimi teatri nascosti tra le pieghe della città di Roma può capitare di assistere a uno spettacolo travolgente per originalità e cura, ricerca filologica e irriverenza. Questa volta è successo al Teatro Planet, una microsaletta a pochi passi da piazza Re di Roma; lo spettacolo è un vecchio lavoro di Gateano Ventriglia: Otello, alzati e cammina.

Dal 2008 questo monologo (prodotto da Compagnia Garbuggino Ventriglia, Armunia e Rialto Santambrogio, in collaborazione con Associazione Pilar Ternera) si aggira in un sottobosco teatrale senza mai essere giunto nella capitale con la risonanza che meriterebbe. Di certo il suo autore e regista è conosciuto da molti, ma forse per la sua poetica eccentrica, mescolata alla propria personale fatica  a sopravvivere tra le mura cadenti della cultura italiana, lo ha spesso mostrato più per saltimbanco che artista, più provocatore che autore.

Ma Otello, alzati e cammina, insolente già nel titolo, a chi ha la libertà d’ascoltarlo senza pregiudizi, a chi sa lasciarsi irretire dai suoi lenti cerchi avvolgenti che mescolano rivista, mimica, rabbia, blues e una sensibilità capace di rompere ogni steccato di genere (sessuale, creativo e teatrale), può regalare balzi emotivi che in passo da menestrello fanno saltare di gioia, inorridire, pensare fino a strappare brividi di pura commozione.

L’Otello shakespeariano è smontato e rimontato tra i suoi personaggi che entrano ed escono dal corpo e dalla voce di Ventriglia. I brani in inglese maccheronico, foggiano, veneto si frammentano in un caleidoscopio interpretativo che passa dal dramma alla farsa permettendo al dolore d’esser divertente, la felicità struggente e allo spettacolo teatrale d’essere libero, improvvisato, contestuale e al tempo preciso, acuto e sempre sorprendente.

La rabbia è vivida, la tenerezza immensa, la frustrazione contagiosa e la rivolta ambisce a straripare oltre i confini del palco. Gaetano Ventriglia si staglia in proscenio a guardare l’orizzonte che gli si apre davanti: cosa vedono le sue mani che mimano un indispensabile cannocchiale? Ci auguriamo che questa sotterranea lezione di libertà venga raccolta, digerita e riproposta con la stessa onesta ricerca di verità.

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