Sull’«autonomia differenziata» delle Regioni (che i presidenti di Lombardia e Veneto e il “capitano” leghista cavalcano contro le regioni del Sud) Zingaretti e il Pd smettano di fare gli equilibristi

di SERGIO SIMEONE*– Sta arrivando al pettine in questi giorni il nodo della autonomia differenziata. Per la verità,  dopo la bozza di accordo  Stato Regioni preparato dal ministro Erika Stefani, già da febbraio avevano lanciato grida di allarme molte figure autorevoli della “intellighenzia” meridionale (dal Presidente dello SVIMEZ Adriano Giannola all’economista Viesti, al costituzionalista Massimo Villone, al filosofo Roberto Esposito), i quali denunciavano che  con quell’accordo si sarebbe realizzato il vecchio progetto leghista di secessione delle regioni del nord con conseguente rottura della coesione nazionale ed ulteriore impoverimento della regioni del sud.

Ma questo allarme non usciva dal mondo accademico, non coinvolgeva partiti , sindacati, istituzioni. Non diveniva consapevolezza diffusa tra la gente, non approdava nei talk show televisivi. Al massimo era tema di convegni o di articoli di giornali e riviste. Lo stesso presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che pure aveva ben compreso i pericoli della bozza di accordo, si muoveva in maniera contorta e poco intelligibile all’uomo comune, come l’invito a Zaia e Fontana a venire a Napoli per discutere con lui su come realizzare l’autonomia.

La prova provata di quanto i meridionali fossero all’oscuro i delle conseguenze nefaste della proposta della Stefani  è data da un sondaggio realizzato dal sociologo Ilvo Diamanti e pubblicato su “La Repubblica” ai primi di luglio, secondo il quale il progetto di autonomia differenziata aveva il pieno consenso non solo degli elettori delle regioni settentrionali, ma anche di quelli delle regioni meridionali, sempre più affascinati dai grugniti via Internet del “capitano” Salvini, che intanto  stava preparando per loro la polpetta avvelenata in combutta con Zaia e Fontana.

Ma qualcosa sta cambiando in queste settimane, non solo grazie alla resistenza del presidente Conte, ma anche e soprattutto grazie  ad una vigorosa e documentata campagna di stampa iniziata e condotta con martellante continuità (con l’apporto anche di autorevoli costituzionalisti ed economisti) da circa quattro mesi da Roberto Napoletano, direttore del “Quotidiano del Sud”.  Il quale ha ricordato che il Governo, prima di parlare di autonomia, deve attuare una legge delega del 2009, in base alla quale, in attuazione dell’art. 119 della Costituzione, già dieci anni fa avrebbe dovuto definire i LEP (livelli essenziali di prestazione, che spettano ad ogni cittadino italiano a prescindere dalla Regione in cui risiedono). E facendo bene i conti – e Napoletano i conti li sa fare – il direttore del ”Quotidiano del sud” ha dimostrato che Fontana e Zaia, anziché pretendere di  trattenere una quantità maggiore dei tributi riscossi nelle loro Regioni,  devono restituire alle Regioni meridionali fior di miliardi “scippati” in questi anni. (vedi grafico del QdS a lato)

Questa campagna di stampa ha fornito al Pd materiale per presentare una interpellanza parlamentare firmata da tutti i suoi deputati del sud, che ha messo in difficoltà la Stefani. Ma è solo il primo passo. Occorre ora che i presidenti delle regioni meridionali abbandonino la smania di protagonismo e parlino con una voce  sola in maniera chiara e distinta, in modo da smascherare il falso patriottismo del “capitano”. Occorre anche che Zingaretti la smetta di fare l’equilibrista e schieri in maniera netta il suo partito a difesa dei diritti delle popolazioni meridionali.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

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