SCANDALO ALL’ITALIANA/ Dopo l’arresto del procuratore capo degli arbitri Rosario D’Onofrio per traffico di droga, la giustizia arbitrale è stata trasferita a quella federale. Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina: “Una brutta storia piena di lati oscuri”

di FABIO CAMILLACCI/ La Federcalcio è stata ufficialmente informata dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Milano, con le carte relative all’inchiesta che ha portato al clamoroso arresto per traffico internazionale di stupefacenti, dell’ormai ex procuratore arbitrale Rosario D’Onofrio (nella foto a destra e in home page). Un fatto a dir poco increscioso; soprattutto perchè il signor D’Onofrio venne nominato procuratore degli arbitri quando aveva già una condanna alle spalle per un’altra brutta storia.

Anzi, qualcuno ha aggiunto che la nomina arrivò con D’Onofrio agli arresti domiciliari. Quindi: l’Associazione italiana arbitri non poteva non sapere con chi aveva a che fare. E come sempre accade in Italia, si corre ai ripari dopo che i buoi sono fuggiti dalla stalla. Nel caso specifico, è tardivo l’intervento della Figc. La figuraccia davanti a tutto il mondo ormai è stata fatta. Ennesimo episodio di un calcio italiano totalmente allo sbando, soprattutto a livello di istituzioni.

Le parole di Gabriele Gravina in merito alle decisioni prese dal Consiglio Federale. Il numeno uno della Federcalcio ha detto: “Il mondo del calcio è stato saccheggiato da questo episodio. Siamo tutti parte lesa. Ma gli arbitri sono intoccabili, loro non c’entrano nulla. Ho chiesto al Consiglio di sottoporre gli arbitri federali al controllo Figc come tutti i tesserati”. In pratica, entro un mese dovrebbe arrivare l’adeguamento ai “Principi Informatori dei Regolamenti dell’Aia”. In caso contrario, la stessa Aia verrà commissariata. La ripartenza con il nuovo corso è stata fissata per il primo gennaio 2023.

Possibile una “rivisitazione” di alcune vicende oggetto di lavoro della procura arbitrale diretta da D’Onofrio? A questo interrogativo Gravina ha risposto con un laconico: “Non escludiamo nulla”. Poi il presidente della Figc ha spiegato che la modifica è stata condivisa con il ministro dello sport Andrea Abodi e con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Pertanto, non è passata la linea suggerita dalla Lega di Serie A che proponeva di spostare la giustizia arbitrale nell’ambito Coni. E comunque, il “sì” alla modifica è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Federale, compreso il presidente dell’Aia Alfredo Trentalange.

Le altre parole di Gravina. Il presidente federale ha aggiunto: “Comprendo la sofferenza di Trentalange che è la nostra. Quanto all’ipotesi di commissariamento non ci sono elementi a oggi per una scelta del genere. Se dovessero emergere delle altre responsabilità, sarebbe lo stesso Trentalange a dimettersi”. Altro interrogativo: come è stato possibile che una vicenda così grave sia sfuggita a tutti e non sia stato lanciato un allarme prima? La replica di Gravina: “L’avvisaglia c’era, tanto che c’era stato un deferimento con un’udienza fissata al 25 novembre”.

E allora cosa è successo? A questa domanda, invece, Gravina ha risposto così: “Il problema è che non era scattato il meccanismo difensivo di una sospensione. È una vicenda che presenta moltissimi lati oscuri che non riusciamo a comprendere e a capire. Comunque, la Federazione non entrerà nella gestione dell’attività arbitrale, nessuna intromissione, ma solo nei meccanismi della giustizia. Sono però contento degli arbitri che hanno dimostrato fra sabato e domenica una grande maturità e integrità nel reagire a questo episodio”. Il problema, aggiungiamo noi, è che è difficile capire come abbiano reagito i direttori di gara alla luce della mediocrità generale degli stessi; fonte di numerose polemiche, acuite dall’errato uso del Var.

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