RUSSIA 2018/ Che Mondiale sarà senza Italia? Con lo storico dello sport scopriamo le 32 nazionali che si preparano alla rassegna iridata: le favorite e le outsider

di RAFFAELE CICCARELLI*/ Mancano ormai poche ore, dopo una lunga attesa, all’inizio del Mondiale di calcio che per questa edizione si svolgerà in Russia. In genere le attese diventano spasmodiche, il momento del fischio di inizio anelato come una liberazione per iniziare a giocare, questo caratterizza le vigilie di tutti gli appassionati. Non la nostra: a causa della sciagurata eliminazione nel play off contro la Svezia che ci è costato l’accesso alla fase finale dopo sessant’anni dall’unica altra volta (nel 1930 non andammo per scelta in Uruguay, nel 1958, guarda caso per l’edizione che si svolse proprio in Svezia, fummo eliminati dall’Irlanda del Nord), noi avremmo volentieri procrastinato all’infinito l’inizio del torneo, quasi come se la dilatazione temporale potesse aggiustare una situazione che ci sembra una vera e propria stortura. Così non è, l’Italia non ci sarà, inutile ricordare le solite caccie ai colpevoli e la destabilizzazione politica, tuttora in corso, che è seguita a questa eliminazione. L’Italia non ci sarà, ma il torneo inizierà lo stesso, da appassionati e da interessati addetti ai lavori ci metteremo davanti al video, allora, e sarà l’occasione per studiare anche il calcio degli altri senza l’ansia di dover primeggiare.

La griglia di partenza di Russia 2018. Azzurri esclusi, quindi, con l’Olanda l’unica altra blasonata, ma parterre con tutte le grandi presenti, che ci permettono di fare ora il solito giochino delle favorite, su chi potrà vincere o meno. Diciamo subito che la rosa delle papabili non può che prevedere le solite, con Argentina, Brasile, Francia, Germania e Spagna che, a vario titolo, per forza tecnica o blasone, hanno tutte le credenziali per alzare la Coppa al termine della finale prevista il 15 luglio. I quesiti che dovrà sciogliere il campo saranno: se Leo Messi riuscirà finalmente, forse alla sua ultima occasione, a portare i suoi compagni sul tetto del mondo; se il Brasile, dopo il clamoroso “cappotto” casalingo dell’ultima edizione (uno a sette contro al Germania in semifinale) si sarà ripreso e l’incidenza di Neymar a questi livelli; se Francia, Germania e Spagna sapranno fare rendere in nazionale i loro campioni di assoluto livello. Se dovessimo dare una nostra favorita, considerando le difficoltà delle sudamericane quando si gioca in Europa (qui ha vinto solo il Brasile, in Svezia, nel 1958), di un’incollatura nel terzetto delle europee vedremmo sempre i “crucchi”, generalmente inossidabili e affidabili, anche se probabilmente la più forte resta la Francia di Didier Deschamps, mentre la Spagna di Julen Lopetegui ci dovrà dire se gli attuali campioni valgono quelli del recente passato. Queste le favorite,

Restano poi le outsider. Poco consistente la Russia, che potrà avvantaggiarsi dal fatto di giocare in casa, ma non crediamo farà un lungo percorso, più autorevole l’Inghilterra cui manca sempre l’esperienza di squadra ad alti livelli, molto forte il Belgio, che dovrà dimostrare di essere team in grado di valorizzare i suoi grandi campioni (Dries Mertens, Edwin De Bruyne, Eden Hazard su tutti), solida la Polonia, qualche sorpresa la potrebbero regalare le slave, Croazia e Serbia, sempre capaci di grandi imprese e di incredibili tonfi. Il vero pericolo, però, per la cinquina di candidate iniziali, sarà rappresentato dal Portogallo di Cristiano Ronaldo. I lusitani sono Campioni d’Europa in carica, il loro miglior giocatore, vincitore con i club a tutte le latitudini, è riuscito a spezzare il tabù anche con la maglia che fu dei leggendari Eusebio e Figo, al punto che si sarà di certo ingolosito e vorrà raggiungere anche il massimo alloro possibile. Sappiamo bene, infine, che i valori tecnici sono conclamati e non si distanziano da quello che abbiamo elencato sopra, da appassionati romantici, però, speriamo sempre che possa uscire quella sorpresa assolutamente imprevista, tipo un’africana, ad esempio, che possa riuscire nell’impresa impossibile. Un sogno, naturalmente, che presto avrà la smentita del campo, ma sognare non costa nulla. Un sogno che dovremo fare per altre squadre, perché a noi italiani il sogno lo hanno spezzato, trasformandolo in incubo. Ma questa è un’altra storia…

*Storico dello sport

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