Quelle due pagine in cui si manifesta il “sudismo” di Salvini

di SERGIO SIMEONE* – Il Quotidiano del Sud  ha offerto ieri ai suoi lettori un’ampia intervista a Matteo Salvini (due intere pagine). Il direttore Roberto Napoletano avverte nel suo editoriale che il suo obiettivo non è quello di osannare il leader leghista, ma, al contrario, di fargli mettere nero su bianco i suoi impegni a favore del Mezzogiorno ( scripta manent …) in modo da poterlo sbugiardare nel caso in cui dovesse venir meno in futuro agli impegni presi.

Io credo innanzitutto che sia molto difficile, se non impossibile,” legare” alle sue dichiarazioni un soggetto come Salvini, che passa dall’oggi al domani dal secessionismo padano (“bisogna buttare il tricolore nel cesso” urlava il suo capo di un tempo, “senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani” rincarava lui)  al nazionalismo più estremo; dall’euroscetticismo e dal putinismo all’europeismo e all’atlantismo, senza avvertire mai il bisogno di dire una sola parola di autocritica per giustificare questi repentini cambiamenti di posizionamento. Ma il capitano, ormai diventato un capitone per la sua scivolosità ed i suoi  contorsionismi, fa di peggio proprio quando viene invitato a pronunciarsi su quei temi sui quali  Il Quodidiano del Sud si sta battendo fin dalla sua nascita: la disparità di trattamento che  lo Stato italiano fa tra cittadini del centro-nord e cittadini del sud nel garantire i servizi pubblici essenziali (soprattutto sanità e scuola) e l’autonomia differenziata.

Dopo avergli lasciato fare dei voli pindarici, come il collegamento tra rilancio dell’Ilva di Taranto e… la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina (come se il problema dell’impianto siderurgico pugliese fosse la mancanza del mercato e non l’avvelenamento della città, su cui Salvini sorvola bellamente pur in presenza di una sentenza che ordina lo spegnimento   dei forni entro 60 giorni), il giornalista Marincola gli pone una  domanda precisa sugli investimenti dello Stato nella sanità, facendogli notare che tra il 2000 ed il 2017 questi sono stati pari a 84,4 euro pro capite per un cittadino emiliano-romagnolo contro i 20 euro per un campano e 20 per un calabrese. Ma Salvini  prima dice una solenne bugia (“in quegli anni ha governato la sinistra”) dimenticando i 9 anni di governo Berlusconi con il sostegno determinante della Lega e la partecipazione di FI al governo Monti, poi, anziché rispondere puntualmente alla precisa domanda dell’intervistatore, prende la tangente e fa un generico pistolotto sulla necessità che anche il sud possa svilupparsi.

Quando poi l’intervistatore gli fa la domanda sull’autonomia differenziata e sui dubbi fatti sorgere in proposito dalla cattiva gestione della sanità da parte di alcune regioni per contrastare il covid (segnatamente la Lombardia), Salvini non ha dubbi:  se ci sono stati pasticci la colpa non è delle Regioni, ma è tutta dello Stato centrale (Fontana e Gallera sono innocenti). L’autonomia regionale, conclude, va realizzata speditamente, come previsto dall’art. 117 della Costituzione, senza alcuna esitazione. Insomma W l’autonomia differenziata (che è l’esatto contrario di quanto sostenuto dal Quotidiano del Sud).

Io condivido la battaglia di Roberto Napoletano per il riscatto del Sud, ma se spera di aver “arruolato” alla sua causa Matteo Salvini credo che abbia preso un grosso abbaglio.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

 

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