Ancora una volta in questa rubrica diamo spazio a un’ampia citazione dell’editoriale di Marco Travaglio, che ha regalato venerdì 16 aprile ai lettori del “Fatto quotidiano” uno dei suoi esilaranti, anche se amari, editoriali dedicati alla degradante antologia di baggianate, spesso intrise di servilismo, di cui purtroppo sono ricche le cronache dei giornali italiani e (aggiungiamo noi) i talk show televisivi. Per (loro) fortuna anche i colleghi presi in giro da Travaglio (non tutti) ne ridono. Ma pochi decidono di correggersi.
Sotto il titolo “Le Grandi Manovre” questa la “cronaca” di una recentissima visita del generale Figliuolo (commissario straordinario all’emergenza covid del governo Draghi) alla redazione della Stampa, “estratta”, fior da fiore, da Travaglio dal resoconto pubblicato su quel giornale.
«Dopo averlo un po’ bistrattato, diamo la parola al generalissimo Figliuolo, non prima di aver celebrato il suo ultimo trionfo sul campo: ha cinto d’assedio ed espugnato la redazione de La Stampa, che peraltro non ha opposto resistenza. Però, nella visita guidata dal direttore Giannini (in borghese) (foto), gli ha dedicato un ritratto-colloquio di rara ferocia. “L’uomo che gira l’Italia in divisa ha un pensiero fisso: ‘Dobbiamo uscire da questa situazione’”. Giusto, sante parole, bene-bravo-bis. “Un’altra giornata vissuta di corsa”, incalzano i due intervistatori de La Stampa occupata, col fiatone: “batte l’Italia senza sosta”, “è operativo, sta sul campo”, associa “la fermezza del militare, lo schematismo dell’ingegnere e la sensibilità dello psicologo” (perbacco). E Lui, scattante: “Sempre zaino in spalla, freno a mano tirato (il che spiega molte cose, nda) e strada in salita”. Qualunque cosa voglia dire. I due segugi ripartono all’attacco: “Incontri in rapida sequenza, operativi, coinvolgere, viaggiare, osservare, ascoltare, individuare”. E “pochi annunci”, anzi nessuno, anzi uno: “17 milioni di dosi a maggio, una potenza di fuoco superiore alle 500 mila al giorno”. E qui vien da grattarsi, visto che in uno dei proverbiali non-annunci ce le aveva promesse già un mese fa per metà aprile, cioè per oggi.
Ma lui è già oltre e non-annuncia il nuovo piano: “Dal 10-15 maggio vaccinazioni in azienda. Si andrà in parallelo multiplo”. Non singolo: multiplo: e lì, attenzione, “possiamo anche decidere di vaccinare in contemporanea la fascia 30-59 anni” cioè “farli tutti insieme, ovviamente dando priorità a chi è più anziano”. I concetti di “tutti insieme” e “priorità agli anziani” parrebbero in contraddizione, ma non per chi viaggia “in parallelo multiplo”. Che poi vuol dire ’ndo cojo cojo. Tipo “vaccinare chi passa”, ma guai se qualcuno passa, saltafila senza coscienza che non è altro. Lui peraltro s’è già portato avanti: a soli 59 anni, “ho fatto Astrazeneca e sono stato benissimo”. Beato lui. “La seconda immagine – lo frustano i due watchdog, sempre a passo di carica – è anglosassone: Keep it simple, falla semplice”. Falla non nel senso di buco, ma di verbo. Obiettivo: “Consegnare al presidente del Consiglio la valigetta dei bottoni”. Prego? “Non per far partire un razzo, ma tutti i vaccini possibili”. Ah, meno male, chissà che credevamo. Sul finale chiarisce anche perché l’hanno scelto: “Sono dotato di pensiero parallelo” (non dice se multiplo o singolo) e “faccio cose normali: litigo anche con mia moglie” (dotata di pensiero meridiano). Ma sopratutto – chiosano i due segugi trafelati – “nel 1985, con il grado di tenente, ha preso servizio nella caserma Musso di Saluzzo”. E tanto ci voleva! Ha fatto tre anni di militare a Cuneo. Come Totò».
Marco Travaglio
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