PRIMIPIANI/ Risveglio con amarezza in Champions e Europa League

Raffaele Ciccarellidi RAFFAELE CICCARELLI – Risvegliarsi dalle illusioni provoca sempre un gran senso di amarezza e di delusione, l’appassionato di calcio che ha a cuore le sorti dell’italica pedata non può che vivere questi stati d’animo all’indomani del doppio turno di coppe europee che ha visto la disputa dell’andata degli ottavi di Champions League e il completamento dei sedicesimi di Europa League. Gli ottimi risultati della scorsa stagione e il buon inizio in questa, in cui avevamo perso prima di iniziare la sola Sampdoria e che aveva visto tutto il nostro contingente superare la fase a gironi, ci avevano illuso che l’auspicato rinascimento calcistico italiano fosse iniziato, il risveglio è stato piuttosto doloroso. L’analisi non si riferisce, ovviamente, al turno della coppa principale, peraltro ancora da completare con le gare di ritorno.

Ho sempre sostenuto che questa coppa, con questa formula che privilegia sempre di più i ricchi che diventano, perciò, sempre più forti, sia una tavola sostanzialmente imbandita per tre squadre, Barcellona, Bayern Monaco e Real Madrid, in cui queste tre, bene o male, per forza e tradizione arrivano quasi sempre in fondo. Il fatto, poi, che il sorteggio avesse riservato a Juventus e Roma proprio due di queste tre, Bayern e Real Madrid, aveva fatto facilmente intuire che sarebbe stato quanto meno arduo, se non impossibile, il superamento del turno.

Cristiano ronaldo e GuardiolaQualche briciolo di speranza, dopo l’andata, è rimasto per i bianconeri che, sulla falsa riga di una stagione nata in questo modo, sono riusciti a rimontare il risultato dopo aver lasciato campo e gioco per quasi un’ora alla squadra di Pep Guardiola, quasi nulla, invece, per i giallorossi, superati in casa dai Blancos di Cristiano Ronaldo (foto)  nonostante una buona prova.

Con questo quadro nella Coppa dalle Grandi Orecchie, le nostre speranze aumentavano, invece, nell’ex Coppa Uefa, fidando soprattutto sulla bontà delle squadre che ci rappresentavano, come da risultati nei gironi di qualificazione, e sull’onda lunga del buon cammino fatto da esse nella scorsa stagione. Alla luce di tutto questo, perdere quasi tutto il contingente in questi sedicesimi ci riporta bruscamente ad una dura realtà fatta ancora di un provincialismo europeo di cui proprio non riusciamo a liberarci. Non che qualcuno pensasse che gli impegni di Fiorentina, Lazio e Napoli fossero delle passeggiate della salute contro, rispettivamente, Tottenham, Galatasaray e Villareal, ma che almeno si giocasse alla pari e con l’effettiva volontà di passare il turno questo era doveroso attenderselo. C’è riuscita la sola Lazio, domando anche a fatica i turchi; hanno fallito i viola, incapaci di vincere l’andata e arresisi forse troppo presto contro i bianchi di Pochettino al ritorno, tra l’altro privi del loro bomber principe, Harry Kane; non può che considerarsi fallimentare la chiusura della campagna europea degli azzurri, che hanno malamente sprecato la gara di andata in nome di un massiccio turn over che, al momento, forse non possono permettersi, per poi sbattere, nel ritorno, anche contro il muro di un momento negativo che indubbiamente la squadra di Sarri sta attraversando.

Diventa anche inutile attaccarsi ai presunti torti arbitrali, quando invece gli errori diffusi su un po’ tutti i campi d’Europa dimostrano la mediocrità degli arbitri affidati a Collina, che in questo ci sembra avere, per la verità, poca colpa e che invece dovrebbe farci capire ancor di più della bontà dei nostri fischietti. La sconfitta più grande, che ci resta da queste macerie, però, è rappresentata proprio da questo modo di affrontare le stagioni europee, sacrificandole al campionato e continuando a condannare il nostro calcio al provincialismo di cui sopra, continuando anche l’erosione della nostra credibilità, trasformandoci da metropoli a semplice paese del mondo del calcio.

 

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