PERISCOPIO/ Il tiro mancino dell’ex cavaliere

Nuccio-Fava-545x384di NUCCIO FAVA – Il tiro mancino di Berlusconi è andato a segno. Ha scombinato i progetti di Salvini e Meloni, con un risultato politico non limitato alla Capitale. E’ un tentativo più ambizioso, quello dell’ex cavaliere, rivolto a tutte le ricchezze smarrite del centrodestra con l’obiettivo di segnare una possibile svolta nel quadro politico attuale. Sin da subito – il ritiro di Bertolaso e il sostegno a Marchini – rimarca con evidenza la presa di distanza dall’estremismo populista di destra, anti-europeo e di chiara ispirazione “lepenista”, aggravato, se ce ne fosse stato bisogno, dalla piena consonanza xenofoba ed anti-immigranti ribadita dal segretario della Lega nell’incontro recente con Trump. La misura è apparsa davvero colma, e da abile “manovriero” l’ex cavaliere ha tratto le conseguenze spiazzando tutti. Oltre la contingenza del voto amministrativo, e di quello nella Capitale soprattutto, Berlusconi ha tratto soltanto scelte in grado di aggregare i moderati, che possano consentire di mutare il quadro politico e di prospettare nuove maggioranze.

La forte rottura con Salvini e Meloni non significa che in futuro non potranno far parte di uno schieramento anti-Renzi, ma solo in una alleanza di centrodestra, non di destra estrema, che precluda di egemonizzare i voti moderati che non si renderebbero in ogni caso disponibili. Come accade in Francia con Marie Le Pen.

Sin dall’inizio della sua discesa in campo l’allora Cavaliere attuò il capolavoro di governare con Fini e ricondurre ad atteggiamenti meno anti-sistema la Lega di Bossi. Uno schema che nella sua ispirazione può rintracciarsi anche nell’operazioni Marchini. Le amministrative –specie a Roma e Milano – assumono quindi un alto tasso di valenza politica e accrescono necessariamente l’azione e la preoccupazione di Renzi. Insiste ad ogni modo il premier-segretario nel ripetere che il voto per i sindaci non avrà nessun effetto sulla tenuta del governo. Comprensibile questo mettere le mani avanti, ma può anche significare che il voto di giugno preoccupa, anche per i possibili riflessi sul Referendum di ottobre. Quasi come in uno specchio, nonostante la rottura del “Nazareno” consumata da tempo. Continuano a guardarsi con interesse, e in certa misura con ammirazione reciproca, tanto Renzi quanto l’ex Cavaliere.

Commenta per primo

Lascia un commento