Partita la somministrazione della terza dose di vaccino: ecco quali sono le categorie che per prime potranno (o dovranno) riceverla

L’Italia parte oggi, 20 settembre, con la terza dose di vaccino anti-covid per le persone immunocompromesse, trapiantati e malati oncologici con determinate specificità: circa tre milioni di pazienti. Si parte in una situazione epidemiologica nazionale sostanzialmente stabile, con in 24 ore 3.838 nuovi positivi (ieri 4.578) e 26 vittime (51 ieri), ma con qualche primissimo campanello d’allarme da 4-5 giorni, secondo l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’ Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che arriva dalla inversione di tendenza nel Lazio, Piemonte e Valle d’Aosta.”Anche se è troppo presto per valutare un impatto della riapertura della scuola”, dice Sebastiani. I dati dicono che in terapia intensiva ci sono 21 pazienti in più nelle ultime 24 ore; 263.571 i test effettuati con un tasso di positività all’1,45%. Oggi varie regioni si dicono pronte a partire con la terza dose, dalla Lombardia al Veneto alla Toscana, e al Policlinico di Bari (sui bimbi oncologici).  Rieti è già partita la scorsa settimana con 40 trapiantati.

In realtà si dovrebbe parlare di una dose aggiuntiva a completamento del ciclo vaccinale primario di 2 dosi, per raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. Si somministrerà almeno dopo 28 giorni dalla seconda, e il prima possibile se tale lasso di tempo è già trascorso. I vaccini sono quelli a mRna (Pfizer e Moderna). Dieci le categorie destinatarie di questa dose addizionale. Poi verranno le dosi ‘booster’ per chi, a distanza di tempo, o forse per via delle varianti, ha bisogno di una dose di rinforzo a fronte del calo di copertura immunitaria come over-80, residenti nelle Rsa e sanitari. Questa da somministrarsi a 6 mesi dall’ultima dose.
Una circolare del ministero della Salute del 14 settembre scorso chiarisce tutti gli aspetti mentre da uno studio condotto in Israele e pubblicato sul New England Journal of Medicine, sulla base dei dati del ministero della Salute israeliano sugli over 60 vaccinati con ciclo completo, emerge che rispetto alla variante Delta, la terza dose Pfizer “porterebbe l’efficacia del vaccino tra i soggetti che hanno ricevuto il richiamo a circa il 95%, un valore simile all’efficacia del vaccino originale riportata contro la variante Alfa”. E, dicono i ricercatori, i casi di contagio e di malattia grave calano “sostanzialmente” con un tasso di infezione, almeno 12 giorni dopo il ‘booster’, inferiore di “11,3 volte” rispetto alle due dosi e un tasso di malattia grave “inferiore di 19,5” volte. Lo studio è stato condotto dal 30 luglio al 31 agosto su 1,13 milioni di over60 che avevano completato l’immunizzazione 5 mesi prima, divisi in due gruppi: quelli cui è stato somministrata la terza dose e quelli che ne hanno ricevute due. Tema ancora caldo se la terza dose è per tutti, proprio come in Israele (ora dai 40 anni in su).
In questa fase, dice il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, su ‘La Stampa’stiamo ancora valutando se, quando e a chi fare un’ulteriore iniezione. Il tema, comunque, non è una terza dose a pioggia”. Invita ad aspettare più dati il virologo dell’Università di Milano e direttore dell’Irccs Galeazzi, Fabrizio Pregliasco, in merito a una terza dose “universale” mentre ritiene fondamentale “dare rinforzo ai più fragili per metterli in sicurezza rispetto a un atteso colpo di coda del virus in inverno”. Mentre il virologo Roberto Burioni, docente all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano sollecita “subito la terza dose per i sanitari pur lasciando priorità a prime dosi e copertura dei fragili”.

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